Presente all'evento formativo Marie Manthey, fondatrice della teoria. Tante le iniziative previste per l'apertura del Centro Oncologico ed Ematologico reggiano.
REGGIO EMILIA. L’Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova di Reggio Emilia ha organizzato l’evento sul Primary Nursing con la fondatrice della teoria nell’ambito delle iniziative degli eventi programmati per l’apertura del CORE (Centro Oncologico ed Ematologico di Reggio Emilia).
L’iniziativa ha permesso il confronto del nuovo modello evolutivo assistenziale centralizzato sul paziente tra la fondatrice del modello, Marie Manthey e alcune realtà italiane, come l’ASL di Biella, L’IEO di Milano, l’Azienda USL Toscana Sud Est di Grosseto e alcune unità organizzative di Reggio Emilia.
Il modello del Primary Nursing (PN) fonda le sue radici nella necessità di cambiare il paradigma del focus assistenziale: il malato, iul paziente fragile e vulnerabile è al centro delle cure dell’infermiere. Tale aspetto rileva fondamentalmente la necessità di competenze avanzate, estensive ed espansive necessarie per la centralità delle cure.
L’esigenza di migliorare l’approccio e l’esito delle cure in una situazione di scarsità di risorse e di aumento di domanda e bisogno sanitario ha indotto le organizzazione, soprattutto quelle degli infermieri, in una condizione di resilienza obbligata al miglioramento.
Il periodo di crisi che stiamo attraversando per la scarsità di risorse a disposizione e l’aumentata richiesta di bisogno di richiesta sanitaria richiama le organizzazioni all’inevitabile dualismo, falso, della cultura cinese in cui la parola crisi è descritta con l’ideogramma wēijī 危機, che ha il duplice significato di wēi (危) "pericolo” e jīhuì (机会) "opportunità". Questa analisi presentata dal Direttore Generale AUSL di Reggio Emilia, Dott. Nicolini, ha messo in luce un’altra filosofia orientale orientata al miglioramento, quella del Kaizen (改善) in cui i due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore) hanno il significato di cambiare in meglio, miglioramento continuo.
Questa è la filosofia del lean management che è parzialmente insita nel modello assistenziale teorizzato e applicato da Marie Manthey.
Nel corso dell’evento la fondatrice del Primary Nursing ha raccontato la nascita e lo sviluppo del suo modello organizzativo che è passato attraverso una tappa fondamentale del suo percorso vitale: un ricovero avvenuto in una pediatria all’età di 5 anni. Le organizzazioni sanitarie statunitensi all’epoca garantivano una visita con i propri genitori di appena un’ora due volte alla settimana. Durante il suo ricovero Marie ricorda come fondamentale un particolare evento: l’infermiera Florence Marie Fischer che si prese cura di lei durante il ricovero, colorando con lei un albo da disegno e che ha instaurato con lei un rapporto di assistenza paritario tale da rimanerle impresso per il tutto il suo percorso di crescita adolescenziale e professionale. E’ stata la fautrice del suo modello assistenziale, che le ha permesso di entrare nelle architetture organizzative per modificarne l’orientamento e lo sviluppo assistenziale con focus orientato sul paziente e che oggi, con lo sviluppo delle competenze tanto osannato, permette nelle organizzazione che lo hanno applicato un grandissimo potere decisionale e una elevata adozione di responsabilità nonostante le importanti interferenze organizzative ed economiche proprie dei momenti ultimi anni.
All’interno di questo nuovo sistema il PN manifesta un’assunzione di responsabilità per le decisioni prese sull’assistenza, diretta e indiretta attraverso la sua programmazione, con il paziente con il suo staff e con i familiari attraverso una filosofia del management di vario tipo (team nursing, funzionale o assistenza totale) e presente all’interno delle varie organizzazioni.
Gli aspetti fondamentali del modello e dell’approccio decisionale nella presa in carico e nella cura del paziente vulnerabile sono insiti nell’autorità (authority) decisionale dell’infermiere competente, nella responsabilità (responsability), nell’assunzione di responsabilità (accontability) per sé, per il team e per il paziente e in una buona dose di spirito e atteggiamento positivo all’esercizio del proprio ruolo, alla capacità di agire e di dimostrare la propria competenza nella relazione e nella clinica. Questi aspetti pongono l’accento sul processo decisionale dell’infermiere nel processo di cura e sulla stretta collaborazione e interazione con gli altri protagonisti del percorso di cura del paziente fragile e vulnerabile.
Da sottolineare che in tale processo l’incompetenza relazionale è tanto grave quanto quella clinica poiché riveste un ruolo di fondamentale importanza: bisogna approcciarsi al paziente con una “presenza intenzionale” per dargli la percezione di essere interamente connessi con lui nel suo processo di cura e di affidamento in cura con gli altri professionisti presenti nel team. In questo frangente Marie Manthey ha ricordato quanto fosse fondamentale ribadire l’importanza della nobiltà, come sancito da Florence Nigthingale, della scienza infermieristica poiché spetta all’infermiere renderla nobile. Bisogna perciò essere consapevoli di essere nobili, di essere infermieri e di interagire con persone vulnerabili e rendere questo privilegio come un imperativo nella nostra professione così che la generazione futura possa capire che questa ricchezza diventi parte integrante della nostra professione.
All’interno di questo modello alcune realtà organizzative italiane hanno sviluppato il proprio modello di PN partendo da un’architettura, framework, progettata appositamente attraverso percorsi formativi che hanno visto la progettazione, il sostegno e l’implementazione di questi nuovi modelli organizzativi e assistenziali da parte delle direzioni, l’adozione di necessarie flessibilità e personalizzazioni di PDTA (clinical pathways) e il supporto del Nurse manager (Coordinatore) allo sviluppo delle strategie, delle competenze cliniche e relazionali dei vari team assistenziali.
Di indubbio rilievo e spicco le numerose testimonianze delle strutture che hanno applicato nelle proprie realtà il PN e che hanno dimostrato un’ottima performance con diverse testimonianze e indicatori di esito.
Molto utile, attuale e pregnante è stato il saluto portato alla numerosissima platea dalla vice-presidente della Federazione Nazionale Collegi IPASVI, Dott.ssa Maria Elena Schirru, che ha messo in evidenza uno splendido parallelismo tra il manifesto che l'Ente da lei rappresentato ha diffuso per il 12 maggio 2016 “La salute mi aveva abbandonato. Gli infermieri mai” e lo spirito evolutivo di questo progetto sintetizzato in questo splendido concetto per gli infermieri: la forza mi aveva ma l’organizzazione mai.
Gli infermieri hanno bisogno di essere sostenuti e non abbandonati in questo percorso evolutivo di modifica ed implementazione dei propri skills e dei propri settings assistenziali e l’immagine che ha caratterizzato il brand visivo di tutto il congresso è insito nel manifesto preparato per l’evento: la metamorfosi del Macaone. Una metafora visiva, concettuale della metamorfosi del Macaone che vede l’infermiere spiccare il volo con una splendida livrea da questo percorso impegnativo e faticoso per svolgere al meglio la sua professione ma anche una metafora etimologica e mitologica poiché il Macaone ricorda il guaritore (mitologia greca), pretendente della bellissima Elena, e l’etimologia rivela il significato di combattente, dal greco μάχομαι (machomai) o μάχη (mache), "combattere", ossia tutte quelle caratteristiche che pacificamente ci appartengono in questo delicato momento del percorso e dello sviluppo della nostra professione infermieristica.
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