Le parole pronunciate tanto dagli Infermieri quanto dalle persone assistite, hanno delle potenzialità intrinseche tali da poterle definire, a ragione, quale vero e proprio atto assistenziale.
BOLOGNA. Può la parola diventare atto di cura nel Processo di Assistenza Infermieristica e può la comunicazione di tipo verbale aiutare gli interscambi tra operatore sanitario e assistito? La scelta di approfondire questa tematica scaturisce innanzitutto da riflessioni seguite all’esperienza di tirocinio vissuta nel mio percorso universitario, durante la quale ho visto esempi di comunicazione “sana”, ma anche casi in cui la stessa è inappropriatamente mancata o, peggio, in cui è stata mal utilizzata da parte degli Infermieri.
Ciò ha rafforzato in me la preesistente percezione dell’importanza dell’elemento comunicativo verbale nella relazione d’aiuto (la parola che semplifica e chiarisce, migliorando il processo assistenziale), nonché la convinzione che comunicatori non si nasca e perciò, sebbene innate doti comunicative possano senza dubbio favorire gli Infermieri nella relazione con i pazienti, è fondamentale una formazione che permetta di ottimizzare l’utilizzo della parola nell’assistenza.
Ritengo opportuno precisare nel proseguo della trattazione il termine "cura" va inteso nell’accezione di “prendersi cura”, non di “guarire" (dalla malattia); nella lingua italiana, “curare” è, infatti, un verbo polisemico, mentre in lingua inglese esistono due diversi verbi ad indicare i diversi concetti, ovvere "to cure" (curare) e to care (prendersi cura). E' il "to care" il significato da attribuire al termine "cura": l’Infermiere si prende cura della persona, aiutandolo a soddisfare i suoi bisogni, nel momento in cui la malattia gli impedisce di farlo.
Il Processo di Assistenza Infermieristica è il metodo, ovvero la sequenza ordinata di passaggi, lo schema mentale che ordina e dirige l’assistenza. Tale processo è idealmente costituito da due macrofasi: il processo diagnostico (valutazione iniziale, o assesment, e diagnosi infermieristica) e la pianificazione (programmazione, pianificazione, attuazione, valutazione finale). Si tratta di un processo circolare, in quanto le fasi si concludono dando avvio ad altre fasi, e dinamico. Il fine del processo di assistenza infermieristica è il soddisfacimento dei bisogni di assistenza della persona.
Le parole pronunciate tanto dagli Infermieri quanto dalle persone assistite, hanno delle potenzialità intrinseche tali da poterle definire, a ragione, quale vero e proprio atto assistenziale.
I benefici delle parole sono riscontrabili in entrambi i protagonisti della relazione d’aiuto (infermieri e assistiti): gli assistiti sono favoriti nella comprensione del processo assistenziale e, di conseguenza, hanno maggiori strumenti di partecipazione allo stesso; quanto agli infermieri, l’ascolto delle parole dei pazienti li aiuta a identificare al meglio i bisogni di assistenza peculiari di ciascuna persona e a capire quali siano le più idonee modalità per soddisfarli, facilitando così il loro lavoro quotidiano.
E' importante il racconto del proprio vissuto (e del non-vissuto) quale tecnica di auto cura, e del dialogo, quale base per la costruzione di un rapporto di fiducia.
Chiarezza nella comunicazione, disponibilità all’ascolto, attenzione, personalizzazione sono fattori importanti da considerare nella valutazione della qualità dell’assistenza infermieristica prestata.
Inoltre, un’assistenza di alta qualità riduce gli sprechi, traducendosi in una riduzione dei costi per le strutture sanitarie: si riducono gli errori dovuti ad incomprensioni, aumentano la compliance dei pazienti e la soddisfazione del personale.
Secondo recenti studi effettuati sugli Infermieri dell'area Bolognese è emersa la grande rilevanza alla dimensione relazionale del processo di assistenza: molti l’hanno definita quale base, condicio sine qua non, per lo sviluppo di una relazione d’aiuto di successo.
Anche dal punto di vista formativo, l’interesse degli infermieri per le tematiche della comunicazione è essere alto.
Gli infermieri, pienamente consapevoli delle loro responsabilità assistenziali (giuridicamente e deontologicamente definite), sembrano essere pienamente disponibili alla relazione con la persona assistita.
Ma, nella pratica quotidiana, non risulta essere sempre realizzabile a causa, sopratutto, della mancanza di tempo: dai commenti raccolti in passato tra alcuni Infermieri emerge lo stridore contraddittorio di una organizzazione lavorativa che ostacola (perché i tempi son stretti, gli obblighi burocratici in aumento, non c’è abbastanza personale) lo sviluppo della relazione Infermieri-Assistiti, che invece costituisce l’essenza stessa della Professione Infermieristica.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?