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Testimonianze

Operatore Socio Sanitario: "la nostra figura è sottovalutata!"

di Angelo

Oss

Parla Lucia, OSS quasi cinquantenne, che a Trieste cerca di sopravvivere alla freddezza dei friulani. Lei è foggiana e immagina una "professione con più competenze".

Trovare lavoro dopo tanti anni di occupazione saltuaria e rimanerne delusi. E' accaduto a Lucia, 49 anni, Operatore Socio Sanitario, originaria dell'entroterra foggia trasferitasi in Friuli Venezia Giulia per un incarico a tempo determinato e dopo una dura selezione presso un Ospedale infantile di Trieste.

Ha conseguito il diploma da OSS a Foggia tra il 2003 e il 2004. Con lei abbiamo scambiato alcune chiacchiere: il suo è un mestiere che dopo il diploma iniziale ha pochi sbocchi formativi e lavorativi, lei vorrebbe che non fosse così e anche se è alle soglie dei 50 anni le piacerebbe approfondire di più alcune tecniche e perché no anche teorie scientifiche inerenti l'area assistenziale che compete alla sua figura di Operatore Socio Sanitario.

Lucia è un fiume in piena e lancia l'idea di ripensare a questa figura di supporto dell'Infermiere, a cui spesso vengono attribuiti incarichi che non rientrano nel suo "profilo" (Accordo Conferenza Stato-Regioni del 22 febbraio 2001), con rischi di natura legale non trascurabili. In molti casi vengono sotto-utilizzati e rilegati ad interventi di routine che umiliano la persona e il "professionista" che c'è dietro: "le nostre competenze devono essere più chiare!".

Le abbiamo posto alcune domande, alle quali l'interessata ha risposto in maniera precisa e concisa, chiarendo che non sempre nel profondo Nord la sanità è migliore di quella presente nel profondo Sud.

Scopriamo assieme cosa ci ha detto.

Da Foggia a Trieste: come è stata l'accoglienza dei colleghi in terra friulana?

Accoglienza non delle migliori, non tutte sono disponibili,gentili e professionali. Professionalità zero.

Quali sono le principali differenze nell'approccio assistenziale che hai notato tra Puglia e Friuli Venezia Giulia?

Nessuna, molte cose si fanno meglio al Sud. Delusa su tutti i fronti.

Difficile per una meridionale come te ambientarti in una terra che molti giudicano ostile?

Ostile è dir poco, sopratutto con noi del sud. È stato molto difficile, non poche volte mi sono pentita di essermi allontana così tanto da casa, con l'illusione che si potesse lavorare meglio nel civilissimo Nord.

Qual è e com'è il rapporto con gli Infermieri nel tuo reparto?

Di natura razzistica, fanno molto mobbing, non accettano ancora la figura dell'Oss. Si sentono stupidamente minacciati da noi. Il reparto Nido, per anni gestito da puericultrici, è stato interdetto agli Operatori Socio Sanitari. 

Hai lavorato anche in Emilia Romagna. Come giudichi questo territorio?

Per quel poco di esperienza che ho fatto, mi sono trovata divinamente, diciamo che c'ho lasciato il cuore, si lavora benissimo. Ci ritornerei volentieri. È un territorio favorevole e molto ben organizzato.

Se ritornassi a scuola cosa cambieresti della parte formativa dell'OSS?

Il corso di formazione regionale, che ho seguito tra il 2003 e il 2004, era di 1200 ore; è stato abbastanza completo e valido. Sicuramente non si finisce mai d'imparare, non sempre ho potuto mettere in pratica tutto ciò che ci è stato insegnato, perché non si è mai capito fino in fondo quali fossero le giuste competenze di questa figura. In base al luogo e alle gestioni si agiva, mortificando così non soltanto la professionalità, ma anche le singole capacità intellettive e umane. La preparazione ricevuta in quel di Foggia non è inferiore ad altre, anzi; oggi si assiste a corsi-farsa sul territorio nazionale che formano forse meno di prima, ma anche a corsi fatti benissimo che insegnano a gestire il paziente anche in autonomia e a domicilio.

Grazie Lucia, resisti e buon lavoro!

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