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Perché l'Italia non adegua gli orari di lavoro degli Infermieri?

di Redazione

Direttive UE nuovi turni per gli infermieri

Ecco la proposta di Nursing Up rivolta al Governo centrale per applicare la normativa europea in materia.

Ancora una volta dimostriamo di essere il fanalino di coda d’Europa. Siamo pronti a chiedere sacrifici ai cittadini italiani in nome dei dettami sovranazionali sul controllo del debito pubblico, ma quando c’è da applicare una direttiva comunitaria che mira a recuperare diritti legati al lavoro, i nostri politici “fanno orecchie da mercante”.

Proprio il mese scorso è arrivata all’Italia la seconda ammonizione europea sull’applicazione dell’orario di lavoro. La fine delle deroghe al decreto legislativo 66/2003, ormai risalente al 25 novembre 2015, invece di aprire una seria riflessione politica sul blocco del turn over del personale infermieristico nelle aziende sanitarie pubbliche, ha stimolato le peggiori fantasie dei governi regionali e dei direttori generali al loro servizio.

Un vero e proprio delirio lucido che nella regione Lazio sta sfociando in proposte delle direzioni aziendali che vanno esattamente nella direzione opposta al senso della fonte normativa: “tutelare l’integrità psico-fisica dei lavoratori”. Le intenzioni più gettonate, con qualche piccola differenza tra azienda e azienda, tendono ad una articolazione oraria che nell’arco diurno, sommando i turni di mattina e pomeriggio, evita di superare le 13 ore di lavoro ma durante il turno di notte si possono raggiungere anche 12 ore consecutive.

Fino ad oggi l’orario di lavoro più diffuso è stato articolato in 7 ore nei turni di mattina e pomeriggio e 10 ore nel turno di notte. E’ facile comprendere che tale programmazione risulta molto più bilanciata rispetto alle nuove tendenze. In modo particolare l’orario notturno, per quanto oneroso, è sempre rimasto contenuto entro le 10 ore di servizio che, ad avviso di chi scrive, rappresenta il limite massimo per garantire la sicurezza dei pazienti e del personale.

Le nuove proposte rappresentano, d’altro canto, ciò che serve alle strutture sanitarie per poter sommare i due turni di lavoro diurni (mattina e pomeriggio), ogni volta se ne presenti la necessità, senza superare il limite delle 13 ore (nelle 24 ore) stabilite dal decreto. Ad aggravare ancora di più la situazione è l’elevazione del turno di lavoro notturno, dalle attuali 10, a 12 ore consecutive.

In sostanza le direzioni aziendali sembrano più concentrate a ricercare alchimie organizzative in tema di orario di lavoro (onde evitare pesanti sanzioni) che riflettere sulla sproporzione tra la quantità dei servizi da garantire e quella del personale di assistenza.

I prolungamenti degli orari di lavoro del personale infermieristico sono all’ordine del giorno nelle nostre aziende sanitarie, data la cronicità della carenza organica nella regione Lazio, e lasciamo immaginare quali potrebbero essere i loro effetti sulla salute e la sicurezza dei dipendenti. Ancora più preoccupante è l’effetto di queste situazioni stressanti sull’assistenza agli utenti del Servizio Sanitario Regionale.

Attualmente le ricerche di settore stanno evidenziando, in Europa e negli U.S.A. una forte tendenza alla limitazione delle ore di lavoro del personale. Numerosi studi mettono in evidenza che molte ore di lavoro incidono sulla stanchezza cronica. Tale incidenza è maggiore quando ci si riferisce a realtà di assistenza intensiva! I turni di notte generano una deprivazione del sonno; la stanchezza influisce sulla sicurezza del paziente e la fatica può generare errori. Uno studio effettuato in una terapia intensiva francese ha concluso che “il 46% del personale di assistenza intensiva soffre di esaurimento e il 24% di depressione. Il numero di ore di lavoro è stato associato ad un alto livello di burnout. Intensive Care Medicine ha pubblicato un articolo che dimostra come il turno di notte diminuisce le capacità cognitive del personale di terapia intensiva (Ricerca pubblicata da Redazione Daily Network)

E’ profonda convinzione del sottoscritto, quale rappresentante del Nursing Up di Roma (sindacato degli infermieri), che l’orientamento della politica sanitaria regionale del Lazio espone ad un incremento degli eventi avversi negli ospedali. In modo particolare le spie si stanno accendendo nei dipartimenti di emergenza-urgenza, nelle terapie intensive, nelle sale operatorie e nell’assistenza chirurgica in generale, contesti nei quali non è possibile lavorare garantendo sicurezza in turni di lavoro di 12 ore e men che meno se riferiti all’orario notturno.

TabellaLavoroNursingUP

La tabella evidenzia la carenza di Infermieri in Italia regione per regione.

Altra preoccupazione emergente è sul fronte degli infortuni. Gli studi di settore evidenziano che in sanità, differentemente da altri comparti critici (edilizia, agricoltura, lavorazioni metalli), sono in costante aumento. In ambito sanitario, in modo particolare nelle regioni soggette al c.d. piano di rientro, il numero di infermieri è diminuito nel tempo mentre il tasso di incidenza degli infortuni tende ad aumentare così come la loro gravità. E’ emersa una evidente relazione tra gli infortuni e un livello di attenzione ridotto, in modo particolare a ridosso del riposo settimanale in cui risulta preponderante la stanchezza accumulata da più giorni di turnazione continuativa. Nell’arco dell’anno solare invece il picco degli infortuni si registra durante i mesi estivi. Nel mese di luglio in particolare è doppio rispetto agli altri mesi e anche in questo caso incide sicuramente la capacità di attenzione e il benessere sul luogo di lavoro. Si tratta di un periodo dell’anno in cui il ritmo di lavoro negli ospedali è ancora molto sostenuto ma il personale diminuisce a causa delle ferie.

In un contesto lavorativo come quello appena descritto non può essere trascurato l’invecchiamento della popolazione lavorativa che nel settore ospedaliero è correlato a un incremento dei problemi di salute e al conseguente riconoscimento dell’inidoneità ad alcune mansioni. “Strettamente collegato all’aumento dell’età dei dipendenti SSN è il tema delle inidoneità lavorative certificate” (Infermieri per il management e la sostenibilità, Cergas Bocconi, 2016). L’età media della categoria infermieristica, senza rilevanti differenze di genere, è ormai arrivata alle soglie dei 50 anni (Studio del ministero della Salute, 2012).

Tutte le promesse fatte dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dal Presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti circa le assunzioni di personale sanitario, sono rimaste tali.

Cosa ancora più grave è la previsione, nei Decreti Commissariali che hanno ridisegnato la sanità del Lazio, di voler realizzare nei nostri ospedali il modello organizzativo “per intensità di cure”, non considerando che esso è irrealizzabile senza la presenza del personale di supporto alle attività assistenziali (Operatori Socio Sanitari con formazione complementare in assistenza sanitaria).

Concludendo, auspichiamo e reclamiamo la piena applicazione della normativa che sarà realizzabile soltanto attraverso l’assunzione di personale, unico modo per garantire i servizi e il rispetto della legalità.

L’alternativa è che le aziende incorrano nelle pesanti sanzioni previste dalla legge che, unitamente ai costi derivanti dall’incremento del contenzioso per eventi avversi e ai costi derivanti dagli infortuni, vanificheranno i presunti risparmi derivanti dal perseverare di una cieca condotta politica e gestionale che sta mettendo in serio pericolo la garanzia dei livelli di assistenza e della sicurezza delle cure nella nostra regione.

La nostra organizzazione vigilerà con attenzione e non esiterà a segnalare alle autorità competenti eventuali violazioni non solo per la salvaguardia della salute dei lavoratori e della sicurezza degli utenti ma anche per l’eventuale danno inferto alla finanza pubblica a causa dell'omessa osservanza della normativa in vigore.

Qui in alto si riporta una stima sulla carenza infermieristica nelle varie regioni d’Italia tratta da: IPASVI / ATTUALITÀ / Regole Ue sull’orario di lavoro: quanti infermieri mancano all’appello, 2015.

Mauro CarboniCoordinatore Nursing Up Roma (Sindacato Infermieri Italiani)

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