I direttori generali e i manager sanitari non saranno più nominati dalla Politica, ma da criteri di meritocrazia
La Sanità che vorrei per l'Italia, risponde a Nurse24.it l' On. Gelli Federico membro della commissione affari Sociali-Sanità della Camera dei Deputati e della Commissione bicamerale per la semplificazione. Da novembre 2013 presidente del Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana).
Quali sono i suoi pensieri per il prossimo futuro della Sanità Italiana?
La salute è una delle priorità del Paese e che riguarda indistintamente tutti i cittadini. Il nostro Sistema Sanitario pubblico, malgrado sia tra i più efficienti in Europa e il terzo al Mondo, deve cambiare perché sta mutando la nostra società e diminuiscono inesorabilmente le risorse.
L’obiettivo è quello di guardare al futuro creando un sistema salute ancora più efficiente, equo e universalistico e nello stesso tempo economicamente sostenibile che taglia gli sprechi. Su questa strada il Governo Renzi ha già fatto molto. Basta pensare al Patto della salute per il triennio 2014-2016 d’intesa con le Regioni l’attivazione del fondo per l’erogazione dei farmaci innovativi (farmaco anti epatite C) per 1 miliardo di euro nel biennio 2015-16.
E poi si può citare la chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, una grande iniziativa di civiltà da tanti anni attesa. Un’altra importante novità introdotta con la Legge di Stabilità, è che i presidenti di regioni, in caso di commissariamento, non potranno più svolgere il ruolo di commissario mentre sarà compito del Governo nominarne uno ad acta.
Una vera e propria rivoluzione riguarda poi la scelta dei direttori generali e dei manager sanitari.
Grazie al Ddl Madia in corso di approvazione in Parlamento, non saranno più nominati dalla politica ma con una selezione e l’istituzione di un nuovo albo nazionale che terrà conto dei titoli di studio e di carriera e aggiornato ogni due anni. In questo modo, soprattutto in alcune regioni, chi dovrà gestire aziende sanitarie e gli ospedali sarà scelto con metodi realmente meritocratici e anche questo è un grande auspicio per una sanità migliore.
In Toscana a breve ci saranno grandi rivoluzioni che riguardano la riorganizzazione della rete gestionale delle ASL con importanti aspettative sia dei cittadini sia degli operatori. Cosa dobbiamo sperare?
La riforma della sanità Toscana è positiva; ci sono molti elementi condivisibili e altri aspetti ancora da chiarire frutto di una elaborazione fatta in fretta alla fine della legislatura.
Il mio auspicio è che il nuovo Consiglio Regionale entri nel merito e superi le criticità per fare di questa riforma un elemento di crescita qualitativo del sistema sanitario toscano.
Le mie perplessità riguardano la creazione di una figura gerarchicamente superiore come direttore della programmazione sopra ai direttori generali delle due aziende di area vasta, l’azienda sanitaria locale e quella mista universitaria. Un profilo che non rientra nella normativa nazionale e c’è il rischio che possa creare degli elementi di incongruenza nella gestione delle attività delle singole aziende.
E poi il tema nevralgico della programmazione che deve rimanere all’assessorato. Ed è per questo che deve diventare centrale il ruolo della direzione generale sanità della Regione come lo è stato nel passato. Infine in tutto questo importante processo di riforma, a mio avviso, anche l’Agenzia Regionale di Sanità (ARS) dovrà avere un ruolo da protagonista come avviene in tutte le altre regioni italiane.
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