Sono stati ridotti da 11 a 4. L'accordo siglato stanotte tra Aran e sindacati. La riduzione dei comparti determina anche la riduzione delle aree dirigenziali, sempre a quattro, seguendo quanto previsto dalla legge Brunetta e rimasto finora solo su carta.
ROMA. Cambiano i contratti di lavoro. O almeno si spera dopo la firma dell'accordo tra Aran e sindacati. Il nuovo documento permette di ridurre i comparti del pubblico impiego da undici a quattro. E' quanto fanno sapere le sigle presenti al tavolo, al termine di un incontro fiume che si è chiuso, con la sottoscrizione dell'intesa, nella notte. "Ora il governo non ha più alibi: si rinnovino i contratti pubblici e lo si faccia subito", scrive la Cgil in una nota appena successiva alla firma.
A renderlo noto l'agenzia di stampa Ansa. L'intesa sarebbe stata sottoscritta dalla gran parte delle sigle sindacali, il punto centrale è l'aggregazione dei comparti che da undici, considerando quelli effettivi, vengono portati a quattro: "Funzioni centrali, Funzioni locali, Sanità e Istruzione e ricerca".
"Ridotti i comparti, semplificata la rappresentanza, avviata innovazione contrattuale nella Pubblica Amministrazione. Ora Governo faccia la sua parte!". Così il Segretario confederale Cisl, Maurizio Bernava, commenta la sigla dell'accordo tra Aran e sindacati, raggiunta alle 4.00 di questa mattina. L'intesa,~in sostanza, riduce i comparti del pubblico impiego da undici a quattro: Funzioni centrali, Funzioni locali, Sanità e Istruzione e ricerca. Le operazioni di accorpamento hanno riguardato il primo (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici) e l'ultimo settore (prima scuola, ricerca, università e Afam erano distinte). "Un accordo che definisce i 4 comparti del pubblico impiego. Noi abbiamo fatto,ora tocca alla ministra Madia" commenta anche Maddalena Gissi, Segretaria generale della Cisl Scuola.
La riduzione dei comparti determina anche la riduzione delle aree dirigenziali, sempre a quattro, seguendo quanto previsto dalla legge Brunetta e rimasto finora solo su carta. Per salvaguardare specifiche professionalità all'interno dei comparti, ognuno avrà il suo contratto, a una parte "comune" potranno essere affiancate parti "speciali". Quanto alla rappresentatività sindacale all'interno dei nuovi comparti è prevista una fase transitoria, che fa salve le ultime elezioni delle Rsu, ma resta ferma la soglia del 5% di deleghe e voti.
L'accordo era il tassello che mancava prima di poter riaprire il tavolo per il rinnovo dei contratti. I contratti nel pubblico impiego sono bloccati da quasi sette anni, uno stop più volte rimarcato da Cgil Cisl e Uil e ritenuto non più legittimo dalla Corte Costituzionale che a riguardo si è pronunciata con una sentenza nel luglio del 2015. "Ora il Governo non ha più alibi per ritardare rinnovo Contratti. - commenta in un tweet Bernava - Apra il confronto e metta le risorse".
Le operazioni di accorpamento, ricapitolando, hanno riguardato il primo (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici) e l'ultimo settore (prima scuola, ricerca, università e Afam erano distinte). La presidenza del Consiglio rimane distinta.
La riduzione dei comparti determina anche la riduzione delle aree dirigenziali, sempre a quattro, seguendo quanto previsto dalla legge Brunetta e rimasto finora solo su carta.
Per salvaguardare specifiche professionalità all'interno dei comparti, ognuno avrà il suo contratto, a una parte "comune" potranno essere affiancate parti "speciali". Quanto alla rappresentatività sindacale all'interno dei nuovi comparti è prevista una fase transitoria, che fa salve le ultime elezioni delle Rsu, ma resta ferma la soglia del 5% di deleghe e voti. Per alcune sigle sindacali più piccole, che magari erano rappresentative in un comparto ora diluito in uno più grande, ciò può determinare il rischio di scomparire. Per questo nell'accordo è stata stabilita la possibilità di alleanza, fusioni, con altri sindacati, da portare a termine entro tempi precisi. La sottoscrizione dell'intesa era il tassello che mancava prima di poter riaprire il tavolo per il rinnovo dei contratti, come più volte rimarcato anche dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia. La legge di Stabilità per il 2016 destina al capitolo 300 milioni, una cifra considerata sin dall'inizio insufficiente per i sindacati, che ora concentrano le loro attenzioni sul nuovo Def e sulla prossima finanziaria. I contratti nel pubblico impiego sono bloccati dai sei anni, uno stop non più legittimo secondo la Corte Costituzionale che a riguardo si è pronunciata con una sentenza nel luglio del 2015.
"Sistema contrattuale più semplice e innovativo per lavoratori pubblici e Paese". Così il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, in un tweet dopo l'intesa tra Aran e sindacati di stanotte con cui, scrive il ministro, "si è chiuso l'accordo sulla riduzione a quattro comparti".
Ora che è stata raggiunta l'intesa sui comparti "il governo non ha più alibi: si rinnovino i contratti pubblici e lo si faccia subito, mettendo le risorse necessarie. Il sindacato ha fatto la sua parte, adesso tocca al governo fare la sua". Così Cgil, Fp Cgil e Flc Cgil commentano l'accordo siglato nella notte all'Aran, dopo 17 ore di trattativa, sulla riduzione da dodici (in concreto undici) a quattro dei comparti pubblici. "La diminuzione del numero dei comparti - spiegano - risponde ad una idea di aggregazione di settori, coerente con la politica di riduzione dei contratti. L'augurio, e il nostro impegno adesso, è che i contratti di settore, che per adesso costituiscono filiere pubbliche, possano essere integrati anche con i settori privati".
Secondo la Cgil e le categorie Fp e Flc un "importante risultato è l'istituzione del comparto 'Istruzione e Ricerca' all'interno del quale per la Cgil si riconoscono e salvaguardano i principi di libertà di insegnamento, autonomia della ricerca e valorizzazione delle diverse specificità contrattuali di scuola, università, ricerca ed Afam". Per il sindacato di Corso d'Italia non mancano tuttavia "elementi critici".
Il primo, si legge nel comunicato, è "l'autonomia della Presidenza del consiglio. Per questa via, infatti, il governo applica la legge Brunetta per difendere una un bacino ristretto di lavoratori".
Il secondo punto, riguarda invece "i dirigenti tecnici professionali amministrativi della sanità. Non siamo, infatti, d'accordo che si riunifichi questa parte della dirigenza della sanità con quella delle autonomie locali".
In generale comunque, la Cgil definisce l'accordo "innovativo", adesso "la sfida" è "il rinnovo dei contratti nazionali, noi siamo pronti, da subito.
L'Aran convochi i sindacati e apra le trattative.
I lavoratori hanno diritto al rinnovo, i cittadini hanno diritto a migliori servizi".
"Questa mattina alle prime ore dell'alba, dopo una lunga no stop, è stato raggiunto finalmente l'accordo tra Aran e sindacati sui comparti, ridotti a 4 secondo le previsioni della vigilia. Ora gli alibi sono finiti. L'intesa sui comparti adesso è stata raggiunta. Il Governo dimostri che ha la volontà di rinnovare i contratti".
Così il segretario confederale della Uil, Antonio Foccillo, commenta l'intesa raggiunta tra sindacati e l'Agenzia che rappresenta il governo nelle trattative sul pubblico impiego.
"Troppe ancora le incognite sia sul piano economico che su quello normativo", sottolinea il sindacalista riferendosi ai rinnovi contrattuali.
E rivendica: "Noi, con molta responsabilità, come abbiamo dimostrato anche nella lunga e faticosa trattativa siamo disponibili a confrontarci e trovare le soluzioni per risolvere finalmente questa annosa questione".
Dunque adesso, aggiunge Foccillo, "vogliamo un contratto pieno e soddisfacente per i lavoratori che aspettano da troppi anni di rinnovarlo".
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