Anche il Collegio Ipasvi di Rovigo si unisce al dolore della collega che martedì 5 aprile ha vissuto la tragedia del suicidio del proprio figlio.
ROVIGO. La notizia della morte del giovane ventiduenne di Stanghella suicidatosi martedì 5 aprile, in tarda mattinata presso l’ospedale di Rovigo, ha scosso anche il Collegio Ipasvi di Rovigo e tutto il contesto sanitario provinciale, sia per le gravi circostanze che hanno portato a tale morte, sia perché la mamma del giovane è una stimata e apprezzata collega infermiera che da anni ricopre il ruolo di coordinatore infermieristico in uno dei reparti dell’ospedale cittadino.
“Ci uniamo – affermano, in una nota, i responsabili del Direttivo Ipasvi – al dolore della famiglia e della collega che alcuni di noi conoscono da tempo e stimano per la professionalità e umanità con cui interpreta il proprio lavoro. In questi momenti, purtroppo, le parole non servono ad alleviare un dolore così forte ma possono rappresentare l’espressione più sentita del nostro cordoglio”.
Era ricoverato lì e conosceva gli ambienti, dal momento che sarebbe figlio di un dipendente dell'Ulss 18, l'azienda sanitaria di Rovigo e dell'Alto Polesine. Così, avrebbe scelto il sesto piano dell'ospedale di Rovigo per togliersi la vita, il giovane precipitato nel vuoto verso le 12.20 di martedì 5 aprile. E' quanto riferisce il portale RovigoOggi.it.
Inutile ogni tentativo di soccorso portato dal Suem, la caduta da una trentina di metri lo ha ucciso sul colpo. Nessun dubbio sul fatto che si tratti di un gesto volontario, indagini comunque in corso per chiarire le cause.
Il giovane - D. P. 20 anni - era in astanteria per le conseguenze di un piccolo incidente stradale avvenuto nella serata precedente. Aveva quindi passato la notte al pronto soccorso, secondo le prime ricostruzioni. Unanime il cordoglio di tutto il personale, in primis il direttore generale Antonio Compostella. Raggiunto ad Adria - della cui Ulss è commissario - dalla notizia della tragedia si è subito mosso per portare conforto ai familiari del giovane, in primis la mamma, infermiera stimatissima in ospedale e in tutta l'azienda.
"Tutta l’Azienda - recita il comunicato stampa dell'efficiente ufficio stampa dell'Ulss 18 - si unisce alla tragedia vissuta dalla famiglia del ragazzo, e in particolare alla madre, nostra apprezzata collega".
Ignoti i motivi della tragedia. Pare che il giovane stesse attraversando un periodo molto difficile e non appare da escludere che l'incidente d'auto, per quanto lieve e senza conseguenze di rilievo, possa avere compromesso il già fragile equilibrio della situazione. Informata dell'accaduto la Procura, alla quale spetterà disporre eventuali approfondimenti. Non paiono comunque esserci dubbi sul fatto che si tratti di suicidio.
Emerge intanto un retroscena allarmante e inquietante. L'incidente stradale della tarda mattinata di lunedì 4 aprile potrebbe essere non frutto del solo caso, quanto piuttosto di un gesto insano, o comunque di uno stato di profonda difficoltà. Non solo: al momento dei soccorsi dopo la fuoriuscita e l'impatto, sempre lunedì 4 aprile, il giovane avrebbe manifestato intenzioni suicide.Tutti i condizionali sono d'obbligo, dal momento che gli accertamenti sono in pieno svolgimento, ma le ipotesi, se non altro i dubbi, ci sono.
Verifiche in corso, quindi, anche su questo versante, da parte della polizia, sul posto con le Volanti. A coordinare gli approfondimenti e le indagini, il sostituto procuratore Sabrina Duò.
Una tragedia che pone, ancora una volta, drammaticamente il problema della sicurezza al pronto soccorso dell'ospedale di Rovigo, già toccato da un dramma devastante. Nella tarda serata di martedì 15 dicembre, verso le 23.30, Stefano Della Marchina, 66 anni, rodigino, si era allontanato dal pronto soccorso dove era stato portato poco prima. Appariva, secondo le prime ricostruzioni, agitato, forse in stato di ebbrezza. Dopo essersene andato era arrivato, a piedi, in Tangenziale, era stato investito e ucciso sul colpo da un'auto.
Tornando alla tragedia avvenuta nella tarda mattinata di martedì 5 aprile, il ragazzo avrebbe detto di avere necessità di andare un attimo in bagno. In realtà avrebbe preso l'ascensore e sarebbe salito a sesto piano, per poi lanciarsi - dopo avere lasciato i propri effetti personali a terra, ordinati - nel vuoto e cadere sulla destra dell'entrata dell'ospedale, più o meno all'altezza della cassa ticket. Un percorso che avrebbe compiuto con decisione e senza tentennamenti, proprio alla luce della sua conoscenta ottimale degli ambienti.
La questione alla quale, in questo momento, Procura e polizia paiono interessate a trovare una risposta chiara è semplice: se davvero, già al momento dei soccorsi, il ragazzo aveva annunciato la propria intenzione di farla finita, o comunque le proprie difficoltà, come mai non sono state prese adeguate cautele?
Da parte della famiglia del giovane, una grande dimostrazione di forza e altruismo. Pur nell'immediatezza della tragedia, è stato dato il consenso al prelievo e alla donazione dei tessuti.
Anche la Redazione di Nurse24.it si unisce al dolore che ha colpito la collega e tutta la sua famiglia.
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