Da sempre l'ospedale pedidatrico Meyer ha cercato di fare interagire ricerca scientifica e umanizzazione delle cure creando un ambiente accogliente ma allo stesso tempo efficciente e all'avanguardia nella tecnologia, nella cura e assistenza dei bambini
FIRENZE. Abbiamo incontrato la Dr.ssa Daniela Ammazzzini della Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer, con noi ha riflettuto sulla professione infermieristica e ci ha illustrato l'eccellenza di questo centro dedicato al mondo dei piccoli. Da sempre l'ospedale pedidatrico Meyer ha cercato di fare interagire ricerca scientifica e umanizzazione delle cure creando un ambiente accogliente ma allo stesso tempo efficiente e all'avanguardia nella tecnologia, nella cura e assistenza dei bambini. Anche i professionisti che vi collaborano sono a pieno titolo dei Grandi che si mettono in gioco per i nostri piccoli.
1) Ospedale pediatrico Meyer un’eccellenza Toscana, ma con collaborazioni da tutta Italia e non solo. Anche gli Infermieri che lavorano qui provengono da varie parti, quali sono secondo Lei le motivazioni che spingono così tanti professionisti a venire a lavorare in questa struttura?
I colleghi scelgono il Meyer perché hanno, prima di tutto, il desiderio di lavorare con i bambini e molti di loro sono interessati alle caratteristiche peculiari di questo ospedale quali l’ambito pediatrico specialistico e le problematiche assistenziali complesse di cui sono portatori i piccoli pazienti che qui vengono accolti. Gli Infermieri inoltre dichiarano di voler lavorare al Meyer sia per la possibilità di sviluppare una forte esperienza professionale ma anche per l’opportunità di usufruire di una sostanziale offerta formativa e di supporto per la ricerca infermieristica.
2) L’Infermiere del Meyer credo cha sia un po’ una persona particolare, nel senso che oltre alle normali attitudini personali e professionali e quindi anche alla formazione universitaria necessaria, ci sia una “spinta” diversa nel voler lavorare con i bambini e spesso con bambini multi problematici (famiglie comprese). Quali sono secondo Lei queste caratteristiche?
Gli Infermieri del Meyer sono persone che hanno una spiccata sensibilità ed interesse per i bambini e tutto ciò che sta loro intorno, professionisti attenti ai bisogni dell’altro ed in particolare alla relazione che instaurano con i piccoli pazienti e le loro famiglie, è sufficiente girare per i reparti per vedere e comprendere l’approccio che hanno con tutto il nucleo familiare, una modalità “confidenziale” ovviamente sempre rispettosa dei canoni professionali della relazione terapeutica.
3) Meyer da sempre è associato a ricerca e qualità nelle cure dei più piccoli. In cosa e come gli infermieri portano avanti questi due aspetti ?
Ricerca, qualità, sicurezza sono i punti cardine dell’assistenza al Meyer, sono per noi le “pietre miliari” che guidano il nostro agire professionale. Molti Infermieri hanno sviluppato competenze specifiche avanzate e sono di riferimento aziendale, ma anche regionale, per diversi ambiti quali ad esempio: la gestione del bambino/adolescente gravemente ustionato, politraumatizzato, con diabete, vittima di abusi, ecc..
Gli Infermieri sono inseriti in tutti i percorsi assistenziali e gestiscono in prima persona progetti di miglioramento clinico - assistenziale ed organizzativo, integrandosi con le altre figure professionali. Inoltre i colleghi collaborano in moltissime iniziative con i vari partner del Meyer, come Associazioni, Organismi Istituzionali, ecc. Sono stati attivati anche vari Ambulatori Infermieristici: per il bambino portatore di stomie, con lesioni cutanee ed ustioni, con diabete; ultimo che stiamo attivando quello dedicato al bambino con “cronicità complessa”.
Per quanto riguarda la Ricerca Infermieristica abbiamo un’ Unità Operativa dedicata a questa attività, di cui il responsabile è il Prof. Filippo Festini, il cui staff collabora ai progetti di miglioramento della Direzione Infermieristica e supporta tutti gli Infermieri nell’elaborazione e sviluppo di progetti specifici. In questo periodo inoltre stiamo attivando per la prima volta il gruppo dei “Giovani Infermieri Ricercatori” costituito da colleghi under 40.
4) Un mondo a misura di bambino. Anche i professionisti sono a “misura di Bambino”? Sanno fare cose “grandi” per i nostri piccoli?
Tutti gli operatori del Meyer fanno cose grandi nel loro lavoro quotidiano, abbiamo la scuola dedicata ai bambini e gli infermieri garantiscano la continuità formativa collaborando con le istituzioni scolastiche. Per quanto riguarda la continuità assistenziale dopo la dimissione, nei casi altamente complessi, alcuni Infermieri dedicati garantiscono in prima persona l’assistenza domiciliare ai bambini residenti o domiciliati nell’Area Metropolitana Fiorentina. Particolare attenzione è rivolta a lenire ed eliminare qualsiasi tipo di dolore del piccolo paziente, ad esempio nelle procedure invasive che vengono praticate, gli Infermieri attuano le tecniche complementari “a misura di bambino” ma sempre ovviamente testate scientificamente sulla efficacia clinica.
5) Progetti, speranze e futuro per l’infermieristica italiana? Quali secondo Lei le prospettive per un miglioramento professionale, in termini di autonomia, qualità e riconoscimento sociale di questa nostra amata professione?
Nella nostra regione è in atto da tempo una revisione dei modelli assistenziali infermieristici, che riconoscono l’Infermiere come la figura di riferimento per la persona e la famiglia nell’intero percorso di cura, è un’esperienza che in ospedale ha portato a responsabilizzare gli Infermieri e rendere più visibile la loro professionalità ai pazienti ed agli altri professionisti. Certamente è necessario andare oltre l’ospedale e definire modalità organizzative che nella rete dei servizi territoriali permettano agli Infermieri di promuovere, prevenire, assicurare qualità di vita alla popolazione/persone assistite gestendo in prima persona i percorsi assistenziali.
Ci sono esperienze internazionali, ma anche nazionali, ormai consolidate, che dimostrano l’efficacia di modelli organizzativi, come “L’Infermieristica di famiglia/comunità” che hanno dimostrato essere utili a garantire buoni livelli qualitativi di vita e contenimento della spesa sanitaria. Per quanto riguarda l’Infermieristica Pediatrica si amplifica ancor di più la necessità di creare dei punti di riferimento infermieristici specialistici, soprattutto in risposta all’evoluzione della complessità e cronicità di cui sono portatori i “bambini e le famiglie fragili” . La parola chiave a mio avviso è “Investimento continuo” nello sviluppo delle competenze infermieristiche, quindi nella formazione e nella ricerca.
Il riconoscimento sociale, altro elemento in cui noi Infermieri dobbiamo impegnarci tanto, dipende gran parte da noi, da come ci presentiamo alla popolazione, agli altri professionisti, da come utilizziamo i Mass Media per promuovere, diffondere la cultura dell’Infermieristica, ciò che il nostro agire professionale produce e ciò che è in grado di evitare, e quindi i vantaggi per il singolo e comunità ottenuti dal nostro intervento specialistico e “distintivo”.
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