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Malaffari alla Maugeri: "Non possiamo accettare questa dolorosa vergogna"

di Redazione

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Si prospetta un quadro generale preoccupante per 3500 dipendenti della Fondazione Maugeri. Da quando le logiche di profitto dell’Istituto si sono sostituite a quelle sanitarie, alcune patologie poco “redditizie” non sono più state curate. Un vero e proprio cambiamento della Mission per la Fondazione che ha da sempre erogato un servizio sanitario pari a quello delle Aziende ospedaliere pubbliche o dell’Asl. Secondo la decisione unilaterale della dirigenza l’unico modo per far sopravvivere le strutture è passare da ente di sanità pubblica a clinica privata con fini di profitto. Come assicurano i sindacati, le istanze dei lavoratori saranno portate prima in Regione e poi a Roma.

 

 Andrea PolidoroInfermiere presso la Fondazione S.Maugeri, ci scrive: 

 

Gentile Direttore,

 

“Salute!”...Paradossalmente è così che pochi sciagurati sciacalli hanno brindato a meschini traffici che hanno dissanguato e compromesso realtà importanti del Sistema Sanitario Nazionale. Non c’è cosa più triste per un operatore della salute che ogni giorno cerca di dare anima e cuore per i pazienti che mettono piede nella struttura di cura in cui lavora, che di vedere come la sanità sia diventata magistralmente una macchina da soldi di cui godono ristretti vertici di potere. Non ho mai digerito il fatto che la salute dovesse essere una fonte di lucro. Non ho mai accettato che un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione potesse essere una delle principali fonti di guadagno sulla quale si sono precipitati branchi di avvoltoi in giacca e cravatta.

 

Di noi, operatori della salute, nessuno parla mai, salvo in caso di tragici errori che rientrano nella casistica etichettata come «malasanità». Siamo un esercito invisibile di persone che quotidianamente mettono al servizio della persona assistita le loro competenze e la loro umanità tra un mare di difficoltà e di frustrazioni. Spesso mi dico che siamo gli «operai della salute», quelli che si sporcano le mani, che tirano avanti la carretta, che stanno a fianco al malato per 24 ore, costretti per mille ragioni a lavorare a ritmi di fabbrica con persone che vivono nel bisogno e nella sofferenza.

 

Migliaia di professionisti vivono un quotidiano di lavoro difficile ed esigente, con carichi di lavoro e turni estenuanti, in cui la persona viene messa al centro delle loro preoccupazioni, costretti a muoversi in un terreno agitato e stressante, dove però la persona ha perso la priorità assoluta. Il sistema sanitario ha dovuto preoccuparsi di far fronte a una pluridecennale mala gestione passata cercando di far quadrare i conti, e pochi furbi hanno cercato solo buone ragioni per lucrare e arricchirsi.

 

Restiamo così incastrati tra il nostro desiderio di essere al fianco della persona bisognosa e le pressioni di chi dirige. Spremuti e insoddisfatti.

 

Sono un dipendente della Fondazione S. Maugeri, ed è proprio grazie a manovre scorrette e truffe illecite che hanno arricchito spregiudicati manager e politici, che ora la Fondazione sta affondando. Lo scandalo che ha travolto la Fondazione nella primavera del 2012 ha lasciato ripercussioni pesantissime che sembrano rendere quasi insanabile la sua situazione economica. Come di fronte a ogni situazione critica, vengono prese misure strutturali alle quali sembra non esserci alternativa, pena il fallimento. Si taglieranno i costi del personale, quello stesso personale che per anni, ignaro dei loschi traffici di pochi, ha contribuito giorno dopo giorno, col sorriso, la tenerezza e la professionalità a fare dei centri riabilitativi della Fondazione delle eccellenza italiane.

 

Le cesoie degli amministratori che ci chiedono questi sacrifici, con le stesse lacrime di coccodrillo che ricordano quelle versate dal ministro Fornero, prevedono un cambiamento del tipo di contratto di lavoro, con riduzione degli stipendi che vanno dal 5% al 30% in base alle diverse figure professionali e il peggioramento delle condizioni lavorative. Nello specifico si tratta di voler disapplicare il contratto nazionale di lavoro della sanità pubblica per passare dal 1 ottobre prossimo a quello della sanità privata per tutti i 3500 dipendenti delle 21 sedi, distribuite in tutta Italia. Le organizzazioni sindacali si sono subito mobilitate per ovviare a questa situazione che sembra inevitabile e difendere i dipendenti nell'ottenimento del male minore e nella tutela dei loro diritti.

 

In questo momento difficile, tutto il personale della Fondazione S. Maugeri si sente profondamente ferito, tradito, misconosciuto, ingannato. Lo spettro della crisi che da anni aleggia nel nostro paese e colpisce indistintamente tutti i settori dell’economia italiana, sta toccando ora le nostre vite, le nostre famiglie. Quella precarietà dalla quale credevamo di sentirci protetti per la specificità della nostra professione e la carenza cronica di figure come le nostre di cui soffre il nostro SSN, in questo momento ha travolto anche noi. Quegli stessi infermieri e operatori che avevamo visto nei telegiornali sopra i tetti degli ospedali o manifestare davanti ai loro luoghi di lavoro, siamo diventati noi.

 

Le disillusioni, che immancabilmente ci danno i politici e i governanti, hanno sviluppato in noi anticorpi di sfiducia e di sospetto di fronte alle parole di rassicurazione che anche nel nostro caso, gli amministratori hanno tentato nei mesi scorsi di diffondere tra i dipendenti. Ormai sappiamo che è proprio quando si dice “va tutto bene..La crisi non esiste..I problemi saranno presto risolti...”, che bisogna preoccuparsi maggiormente. È ciò che è successo anche a noi. Tutto sembrava andare bene. Improvvisamente, sono saltati i coperchi e si è capito che la situazione era tutt’altro che rassicurante e florida. Adesso veniamo a sapere che la Fondazione rischia di affondare.

L’incertezza e le conseguenti ansie hanno fatto la loro apparizione nelle nostre vite. La delusione di tanti italiani è diventata anche la nostra: vittime di una situazione nella quale sembra non esserci rimedi indolore e nel peggiore dei casi, una soluzione che salvi lavoratori generosi e onesti.



Non possiamo accettare che le colpe di qualche dirigente senza scrupoli ricadano sulla vita di migliaia di persone senza che questa ingiustizia non rimbalzi agli occhi dell’opinione pubblica. Perché dobbiamo essere noi, innocenti, a dover pagare gli errori e i reati di chi si è arricchito alle nostre spalle? Com’è possibile che governanti di rilievo coinvolti nella vicenda che ha affossato la Fondazione, continuino la loro attività politica godendo di una “impunità parlamentare” tutta italiana? Non ci sentiamo di acconsentire in silenzio a che le malefatte di truffatori debbano condizionare le nostre già difficili esistenze e quelle dei cittadini bisognosi di assistenza sanitaria.



Probabilmente non si potrà fare molto, ma vogliamo che sappiate. Come ieri noi eravamo gli spettatori di altri colleghi e concittadini defraudati, domani questa ingiustizia potrebbe capitare a chiunque altro. Gli onesti cittadini italiani hanno già troppo pagato le colpe di altri. Fino a quando?



Noi amiamo il nostro lavoro. Lo riteniamo uno dei lavori più belli e preziosi a questo mondo. Una società che non ha a cuore la propria salute è decisamente malsana e miope. La congiuntura internazionale e nazionale non ci danno molte speranze e prospettive, ma non possiamo rassegnarci a vedere il nostro Sistema Sanitario agonizzare in un declino senza fine. Questa situazione è demotivante e triste, ma non verremo mai meno alla nostra fedeltà al malato. Tra gli operatori della Salute, esistono risorse umane e molteplici professionalità di enorme ricchezza: non possiamo accettare che vengano sciupate, disconosciute, svalutate, disprezzate, svendute.



Vogliamo accendere i riflettori su questa ennesima operazione di “macelleria sociale” che ora vede noi come vittime sacrificali. Perché tutto ciò non avvenga nel silenzio e l’ignoranza dei cittadini italiani che come noi hanno a cuore la salvaguardia del Sistema sanitario. Quelle stesse persone che sono la ragione della nostra professione e che ci incoraggiano a non mollare e a lottare anche per loro. Perché possiamo anche noi un giorno brindare con un “salute!” sorridente alle nostre piccole lotte in cui ci interessa il bene dei nostri pazienti e la tutela delle nostre professionalità.

 

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