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Lipodistrofia da insulina: questa sconosciuta nemica

di Fabrizio Patera

Lipodistrofia

Il termine si riferisce a un'alterazione del metabolismo lipidico, nella fattispecie al sito di iniezione dell'insulina, con caratteristiche di lipoatrofia

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GENOVA. Il termine lipodistrofia si riferisce a una alterazione del metabolismo lipidico e nella fattispecie al sito di iniezione dell'insulina con caratteristiche di lipoatrofia, cioè perdita di grasso sottocutaneo/depressione adiposa e di  lipoipertrofia, cioè  la formazione di una massa circoscritta di tessuto fibroadiposo causata da continue iniezioni nello stesso sito. 

È proprio per questo motivo l'importanza e la consapevolezza della rotazione sistematica dei punti di iniezione.

Di fondamentale importanza sono le quattro zone di iniezione: l'addome (esclusa la zona periombelicale), il deltoide, il quadrante superiore esterno dei glutei e l'area antero-femorale dell'anca; per cui  la velocità di assorbimento sarà  massima nell'addome intermedia nel braccio e lenta nella coscia.

È importante essere consapevoli che ipoglicemia e lipodistrofia viaggiano di pari passo, infatti, il paziente che svolge attività fisica non dovrebbe iniettare insulina nell'arto che sarà implicato nell'esercizio perché l'assorbimento sarebbe più rapido con il rischio di ipoglicemia. Nella somministrazione della terapia insulinica da parte dell'infermiere è utile mettere in pratica questi piccoli accorgimenti per non arrecare ulteriore danno anatomico/funzionale al paziente e preservare quanto più possibile l'autostima del nostro utente, soprattutto nella fase di auto-cura.

Spesso questo non accade e così facendo l'infermiere si ferma solo all'atto pratico agendo automaticamente senza osservazione alcuna.

 

Sarà la fretta ? Sarà perché non si conoscono le complicanze? O perché si è sempre fatto così?

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