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L’inglese che non ti aspetti

di Marco Alaimo

inglese

Possiamo fare a meno di sapere l’inglese? Sappiamo leggere un articolo in inglese? A pronuncia come stiamo? I nostri assistiti ci comprendono? Ai convegni riusciamo a capire e/o farci capire?

Queste e altre domande ci devono interrogare quotidianamente nel nostro lavoro, ma anche nella nostra essenza personale di professionisti che devono inesorabilmente confrontarsi con il mondo e ciò che succede al di fuori della nostra Italia.

Come possiamo essere sempre aggiornati e professionalmente competenti se non abbiamo una preparazione adeguata nella comprensione e pronuncia dell'inglese?

L'inglese, che ha assunto oramai una centralità totale come mezzo di comunicazione internazionale del sapere scientifico, viene spesso descritto come lingua particolarmente ostica da apprendere non solo per determinati aspetti grammaticali che lo caratterizzano, ma anche e soprattutto per le difficoltà che riguardano la comprensione orale della lingua stessa e la riproduzione di particolari suoni a volte distanti dal sistema fonologico-fonetico di molti idiomi.

Poiché per i professionisti della salute chiarezza ed efficacia nelle interazioni comunicative sono da ritenersi essenziali, pena la compromissione della propria reputazione e credibilità scientifica, è assolutamente necessario che tutti coloro che operano in un contesto medico-scientifico in cui l'inglese è requisito fondamentale, sappiano padroneggiare la lingua sia da un punto di vista morfo-sintattico che da un punto di vista prettamente fonetico.

Per questo motivo abbiamo intervistato Alessandro Rotatori, da diverso tempo attivo nella formazione universitaria proprio sulla lingua inglese. In particolare si è occupato del mondo sanitario avendo intrapreso anche una collaborazione con il Collegio Ipasvi di Roma.

ingleseE’ un linguista specializzato in fonetica inglese e italiana, ed ha un MA Applied Linguistics and English Language Teaching (ELT) conseguito presso il St. Mary's University College, Twickenham, Londra.

E’ autore di un popolare blog di fonetica dal nome Alex's Phonetic Thoughts, al quale partecipano fonetisti ed esperti di fonetica di fama internazionale.

Inoltre è autore del volume L'inglese medico-scientifico: pronuncia e comprensione all'ascolto (2014; EdiSES), e sta preparando un nuovo volume dal titolo Health care professionals speaking: conversazioni in ambito sanitario per i professionisti della salute (EdiSES, 2015), un testo con trascrizioni fonetiche e registrazioni audio di tutti i dialoghi.

 

1) I professionisti sanitari, a partire dagli infermieri fino ad arrivare ai medici, hanno dato esami in inglese e hanno fatto corsi per poter acquisire le “basi” di comprensione e/o lettura dei testi scientifici inglesi, oppure per tenere una conversazione decente. Spesso però questo non è sufficiente. Lo sanno bene gli stranieri che per qualsiasi motivo devono ricoverarsi nei nostri ospedali. Cosa ci puoi consigliare?

Consiglio principalmente di approfondire lo studio della fonetica inglese, purtroppo generalmente trascurato in Italia in ogni tipo di corso, a scuola come all'università. Conoscere bene la fonetica inglese ci permette non solo di avere una pronuncia migliore e quindi di essere più comprensibili ed evitare gaffes, ma anche di comprendere meglio i nativi. Per esempio, espressioni come How's the patient? ('Come sta il paziente?') oppure incidence ('incidenza') risultano essere d'immediata comprensione per uno studente italiano quando queste compaiono scritte in un testo. Tuttavia, le stesse espressioni possono essere estremamente complicate da 'decifrare' (anche per un apprendente che abbia un livello d'inglese avanzato) se pronunciate da un nativo all'interno di un contesto comunicativo. Questo mio post ne è un esempio: http://alex-ateachersthoughts.blogspot.it/2012/06/r-intrusion-in-british-hospitals.html

Inoltre, la risaputa non corrispondenza esistente in inglese tra grafia e pronuncia porta spesso alla 'creazione' da parte degli studenti di pronunce bizzarre o distorte che sarebbero di difficile, se non di impossibile comprensione per i madrelingua. Molti studenti, per esempio, spesso pronunciano scorrettamente termini come heart ('cuore') e hurt ('ferire', 'ferito'), oppure ward ('reparto') e word ('parola'), o anche bowel ('intestino').

 

2) L’inglese, una lingua affascinante ma anche molto difficile nella pronuncia, come hai sottolineato. Molti fanno stage di qualche mese in Inghilterra nella speranza di portare a casa un po’ di inglese. Cosa potresti consigliare a chi deve rispolverare il proprio inglese? 

Consiglio di rivedere la grammatica, cercando di raggiungere almeno un livello B2, cioè intermedio-superiore; di leggere molto (non solo ovviamente riviste scientifiche); e di praticare la lingua all'orale, prestando particolare attenzione non solo alla fluidità ma anche alla correttezza e chiarezza dell'esposizione. Essere fluenti in una lingua, infatti, non significa per forza essere chiari o corretti quando si parla.

 

3) Per i molti colleghi che vogliono andare a lavorare all’estero, come si possono preparare alla lingua? 

Sottolineando di nuovo quanto detto in risposta alla vostra seconda domanda, aggiungo che l'importante è non partire pensando (erroneamente) che si imparerà tutto sul posto. Bisogna invece partire già con una solida base linguistica, per poi approfondirla e svilupparla nel paese straniero.

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