Ogni giorno è un giorno di battaglia per i nostri assistiti, costretti a lottare contro mali che li allontanano dalla vita, senza distinzioni di sesso, età, provenienza, estrazione sociale.
FIRENZE. Nel mercato delle informazioni non è difficile trovarsi di fronte a definizione più o meno realistiche. Cito la definizione che uno dei motori di ricerca maggiormente richiesti dedica all’ideale di “terapia intensiva”.
La terapia intensiva è il reparto ospedaliero dove vengono garantite al paziente critico cure intensive che sono rese necessarie dal particolare stato di salute del paziente, quali ad esempio il supporto delle funzioni vitali (respiratore meccanico, farmaci inotropi, ecc.), […] monitoraggio continuo e intervento immediato. [cit. Wikipedia].
E l’infermiere come si colloca in questo luogo?
Ogni giorno è un giorno di battaglia per i nostri assistiti, costretti a lottare contro mali che li allontanano dalla vita, senza distinzioni di sesso, età, provenienza, estrazione sociale.
Il tutto si compie nella calma apparente di stanze chiuse, tra assordanti silenzi rotti dal rumore di QRS troppo vicini o ventilatori zelanti. L’infermiere si muove tra questi vuoti, mani grandi per operare in sicurezza, testa ricca di sapienza per non farsi cogliere impreparato nel gestire anche gli imprevisti. Ventilatori, telemetrie, macchine extracorporee, infusioni. Anch’egli si unisce nella guerra asimmetrica.
Gli alleati sono tanti: da una parte la famiglia del malato, che è libera di assisterlo ventiquattro ore su ventiquattro, dall’altra tutte le figure professionali che orbitano intorno al letto del paziente. L’intento è unico: guarire la persona e prendersi cura di chi gli sta intorno.
Sebbene la distinzione tra giorno e notte in un posto del genere è molto labile e soggettiva, la mattina inizia presto; alle 7.00 i prelievi di routine danno il via al nuovo giorno. Ci prendiamo cura del corpo della persona. Prepariamo i farmaci e somministriamo la terapia.
Tenendo sempre alta l’attenzione ai minimi segnali di peggioramento o nella migliore delle ipotesi di miglioramento. Ci rapportiamo ai macchinari salvavita così come fanno tra persone che si stimano. Strumenti utili.
La mattinata scorre tra le sue attività e il pomeriggio ne ricalca i passi. Il turno di notte aggiunge un pizzico di tranquillità. Le attività si riducono, i sensi si acuiscono.
E' così ogni giorno, tra un silenzio e una pausa.
Christian Caruso
Infermiere Terapia Intensiva di Emergenza e dei supporti vitali extracorporei
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