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Testimonianze

L'Infermiere giocoliere: dalla corsia alla TV

di Angelo

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Intervista ad Emanuele Marchione, romano, protagonista nell'ultima puntata di Italia's Got Talent.

ROMA. É ormai conosciuto come l'Infermiere Giocoliere ed ha recentemente partecipato ad una puntata di Italia's Got Talent, ricevendo il plauso dei giudici di gara, del pubblico presente in trasmissione e di quello sintonizzato da casa.

Si tratta di Emanuele Marchione: "ho 34 anni, sono nato a Roma, vivo a Roma. Mi sono laureato con 110/110 il 18 novembre 2013, qui a Roma presso la facoltà di Medicina e Chirurgia di Tor Vergata con una tesi sperimentale sulla qualità di vita del paziente con tracheo (relatori prof. Coltellaro e prof.ssa Franceschilli). Al momento sto facendo un master in Area Critica Cardiologica (altra mia grande passione) presso l'Università La Sapienza di Roma, con la collaborazione dell'ospedale Sant'Andrea."

Nel tuo vivere quotidiano ti senti più Infermiere o più Giocoliere?

Nel mio vivere quotidiano indubbiamente mi sento molto più infermiere. Ho scelto questo lavoro dopo aver ponderato bene i pro e i contro (ho lasciato un tempo indeterminato come magazziniere per fare l'infermiere...) e lo esercito con grande passione. Gli studi prima, il lavoro poi e ora il master (e tante altre cose, tra cui la musica) non mi lasciano molto tempo libero per cui come giocoliere ora come ora mi alleno pochissimo e molti mi dicono sia un peccato... ma nella vita ci sono tantissime cose da fare e da scoprire ed il circo e la giocoleria sono solo una parte delle passioni che coltivo. La giocoleria è una felice parentesi che mi permette di sfogarmi ed esprimermi in un modo molto particolare, ma indubbiamente l'infermieristica è la cosa più presente nella mia vita in questo momento.

Mentre lavori tu dispensi sorrisi e dai la mano sempre ai tuoi pazienti. Hai un modo divertente di affrontare le fatiche quotidiane e di alleviare le sofferenze dei tuoi assistiti. Credi che un giorno cambierai e che diventerai passivo come tanti nostri colleghi?

Io ho la fortuna di lavorare in una struttura molto giovane, in cui tutti i colleghi hanno più o meno la mia età e quindi non ci sono molte "sindromi da burnout" intorno a me. Quasi tutti i miei colleghi sono ancora agli inizi della loro carriera (come me) e quindi la spinta universitaria si sente ancora e c'è grande propositività e generalmente un approccio attivo. Inoltre ho un carattere molto razionale e positivo, e questo nell'affrontare il nostro lavoro mi aiuta molto: cerco sempre di valutare l'emotività delle persone che mi circondano (e la mia!), le esigenze, i rischi e i benefici per il paziente e per il collega, possibilmente sorridendo e promuovendo la collaboratività e lo spirito di equipe. Efficacia ed efficienza: un motto sempre utile e atto ad affrontare il quotidiano con grande rilassatezza e serenità, attivandomi il più possibile per rendere l'esperienza dei nostri pazienti meno traumatica possibile.

Ti sei laureato tre anni fa e le esperienze di lavoro ti hanno portato ad aprire la P. IVA e a diventare di fatto un libero professionista. Come si lavora da autonomo nella Regione Lazio?

Ho aperto la Partita IVA a 32 anni, e sono rientrato per un pelo nella condizione di regime agevolato al 5%. Purtroppo il contesto professionale in cui ci si affaccia una volta laureati non è dei migliori: qui nel Lazio la partita IVA è praticamente la realtà più ampia, e ciò comporta più problematiche che vantaggi, sia da un punto di vista "contrattuale" sia da un punto di vista strettamente professionale: i turni di lavoro molte volte sono lunghissimi e/o con orari improbabili, non ci sono ferie, non c'è malattia, non c'è infortunio, non ci sono permessi. Il lavoro c'è, ma solo in determinate condizioni che vanno accettate per quelle che sono - essendo già fortunato a lavorare! - sperando che qualcosa si muova e che il panorama professionale cambi presto.

Quanto ha influito la tua passione artistica sulla tua scelta di diventare un Infermiere?

Prima di diventare infermiere facevo già giocoleria da moltissimi anni; ho avuto anche la fortuna di lavorare come giocoliere in molte realtà artistiche... teatro, ogni tanto TV, ma per lo più spettacoli di circo e di nuovo circo. La scelta di diventare infermiere è stata considerata attentamente, figlia di una situazione familiare delicata venutasi a creare qualche anno fa: all'apice della mia (piccola) carriera circense ho deciso di intraprendere questa professione, spinto da forti motivazioni, per garantire assistenza il più professionalmente possibile a chi ne ha bisogno.

Parliamo di mass-media. Secondo il tuo parere, quanto peso ha avuto l’avvento delle testate giornalistiche in campo infermieristico? Pensi abbiano contribuito a cambiare il senso di appartenenza della categoria e l’immagine della stessa agli occhi della cittadinanza?

Dopo la legge 42/99 sicuramente qualcosa è cambiato... il nostro profilo professionale, la maggiore autonomia e molti altri aspetti hanno indubbiamente cambiato le cose ed il nostro spirito di appartenenza alla categoria ne ha giovato, forti di una nuova identità finalmente riconosciuta. Forse però questo cambiamento lo abbiamo vissuto solo noi del settore e non è del tutto arrivato a chi usufruisce del servizio sanitario; siamo nel 2016 e la diffusione di internet e la costante presenza dei mass media rappresentano una grande possibilità di raggiungere più pubblico e utenza possibile e le testate giornalistiche nel nostro campo stanno avendo un ruolo chiave, avendo la possibilità di arrivare praticamente a chiunque e potendo sostenere apertamente la causa del nostro lavoro, promuovendone l'immagine nei confronti del cittadino che ne esce sicuramente rinforzata; c'è più formazione - fondamentale insieme all'aggiornamento - e più responsabilizzazione. Speriamo che questo trend continui, che ci sia sempre più divulgazione e crescita... in questo modo il caro patto Infermiere – Cittadino del 96 troverà validi alleati per essere osservato ed onorato.

Se un giorno ti chiedessero di lavorare in tv, lasceresti il tuo lavoro da Infermiere?

Se un giorno dovessero chiedermi di lavorare in TV risponderei che non è per questo che ho studiato. Sarebbe sicuramente un’opportunità fantastica, ma credo profondamente nella mia professione e vorrei esercitarla il più a lungo possibile al meglio delle mie possibilità. Devo però ammettere che le prospettive non sono delle più rosee e probabilmente per avere una buona posizione professionale anche a livello contrattuale sarò costretto a valutare un’esperienza all’estero (già fatta per questioni circensi e per cui per nulla problematica), cosa che da una parte mi stimola molto ma che da una parte mi amareggia non poco, poiché mi piacerebbe essere un infermiere italiano in Italia. Va anche considerato che il lavoro, oltre a permetterci di vivere serenamente, è un mezzo per realizzare sé stessi: se proprio non sarà possibile farlo attraverso la professione infermieristica non mi sento di escludere altre alternative.

Raccontaci la tua esperienza a Italia’s Got Talent.

L’esperienza di Italia’s got Talent è nata quasi per caso. Ho sempre avuto il pallino per il circo, per la musica, per l’arte in generale: mi sono cimentato in più ambiti, sempre conservando lo spirito del gioco e del giocare per divertire e divertirmi. Moltissime persone mi hanno sempre chiesto per quale motivo non avessi mai preso in considerazione la possibilità di partecipare ad IGT: il numero con lo specchio andava abbastanza bene e piaceva, nel suo piccolo, alle platee a cui è stato presentato. Italia’s Got Talent era lì, mi è capitato di vedere una pubblicità e ci ho pensato su, almeno per un po’. Io non ero molto convinto all'inizio, temendo che non sarebbe arrivato il messaggio dietro questa performance e che non fosse abbastanza forte il numero in sé per essere proposto in TV. Alla fine mi sono deciso. In questo hanno avuto grande importanza il sostegno della mia ragazza, infermiera anche lei, e di alcuni colleghi che forse più di me hanno intravisto nella mia passione un mezzo di comunicazione e un piccolo potenziale che si doveva provare a sfruttare. I ragazzi di Italia’s Got Talent sono stati gentilissimi, mi hanno messo a disposizione un luogo dove provare e mi hanno dedicato molto tempo e molte attenzioni: se il numero è andato così bene è stato anche decisamente merito della redazione e di tutti quelli che ci lavorano. L’impatto con il teatro degli Arcimboldi di Milano (enorme!) è stato emozionantissimo, c’era una marea di gente ed esibirsi è sempre una bellissima cosa, condita dalla giusta dose di adrenalina, ma davanti a così tanta gente, i giudici e le telecamere non è cosa da tutti i giorni... Per fortuna è andata bene! La cosa di cui sono più felice è che sia passato il messaggio, che la gente si sia emozionata con me e per me, e che sia riuscito a coniugare infermiere e giocoliere in 100 secondi senza fare troppi danni.

Grazie Emanuele!

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