L’esperienza di ricerca della collega Irene Chiara Solmi ha dato origine ad un’interessante tesi di laurea sul rapporto tra Infermiere ed Oss
“L’integrazione Infermiere e Operatore Socio Sanitario. Responsabilità e competenze: un’indagine conoscitiva nell’Azienda Usl di Imola” è il tema del lavoro di ricerca della collega Irene Chiara Solmi, 23 anni, oggi infermiera presso una struttura privata nel bolognese che ha dato origine ad un’interessante tesi di laurea relata dalla docente di Metodologia Infermieristica Applicata Maria Rita Morigi.
Irene, laureatasi in Infermieristica nel novembre 2015 presso l’Università degli Studi di Bologna, sede formativa di Imola, ha voluto analizzare il rapporto tra Infermieri ed OSS alla luce di quanto disposto dal nostro Profilo Professionale.
Per farlo, ha ideato e consegnato appositi questionari rivolti alla figura professionale dell’Infermiere e a quella tecnica dell’Operatore Socio Sanitario in servizio nei reparti di Geriatria, Lungodegenza post acuti, Medicina 1, Medicina 2, Hospice, Chirurgia e Ortopedia dell’Azienda Usl di Imola (BO).
“L’ultimo ventennio per la professione infermieristica è stato caratterizzato da grandi innovazioni e grandi conquiste culturali e normative sia nell’ambito della formazione che dell’esercizio professionale – ci spiega Irene nella premessa del suo lavoro - l’infermiere, mantenendo la completa responsabilità di tutte le fasi del processo di assistenza infermieristica, si può avvalere nella realizzazione degli interventi assistenziali, ove necessario, degli operatori di supporto, così come prevede il D.M. 739/94.”
Attribuire attività assistenziali agli OSS dovrebbe consentire, con previa valutazione qualitativa dell’organizzazione ed un’analisi delle attività assistenziali, di sgravare gli infermieri da attività improprie e da attività ad elevata standardizzazione assicurando, di conseguenza, un’ottimizzazione dei tempi a disposizione dell’infermiere ed un miglioramento della qualità assistenziale. È in questo particolare contesto che si è inserita l’istituzione della figura del personale di supporto che, quindi, dovrebbe essere considerato una risorsa utile a valorizzare le funzioni degli infermieri alla luce dell’evoluzione culturale e professionale di questi ultimi anni.
“Sono passati 14 anni dall’istituzione ufficiale, con provvedimento della Conferenza Stato-Regioni del 22 febbraio 2001 dell’Operatore Socio Sanitario (OSS) – continua la collega - e mi sono chiesta come si sia evoluta in questi anni l’integrazione tra Infermiere e OSS in ambito ospedaliero. Quali cambiamenti ha apportato in positivo e in negativo all’interno delle Unità Operative questa nuova figura? Nelle mie esperienze di tirocinio ho avuto la possibilità di osservare come queste due figure siano integrate in modo differente fra loro, nei vari contesti assistenziali. L’Infermiere è il responsabile dell’assistenza infermieristica generale ed è colui che decide quali compiti attribuire all’OSS, ma è chiaro all’infermiere quali siano le competenze dell’OSS? E l’OSS conosce le responsabilità in capo all’infermiere?”
Sono queste due ultime domande che in particolare hanno dato il via all’intera ricerca, poiché è noto come l’eventuale difficoltà di integrazione tra queste figure possa essere relativa a varie cause interne ai ruoli, alle persone e all’organizzazione aziendale e alle specifiche articolazioni dove i professionisti esercitano quotidianamente.
“Una mancata integrazione potrebbe creare criticità all’interno dell’équipe assistenziale e di conseguenza ripercuotersi sull’assistenza al paziente – continua Irene - per garantire un’assistenza appropriata che garantisce alta qualità delle cure, occorre identificare se ci sono punti critici nell’integrazione dell’infermiere e OSS, quali sono le cause principali che generano il problema, per poi effettuare un’analisi dettagliata ed elaborare strategie di miglioramento.”
“L’idea di affrontare questo argomento è nata da un bisogno personale di capire il livello di integrazione esistente in alcune Unità Operative dell’Azienda USL di Imola tra la figura dell’infermiere e quella dell’OSS”, ci confida la collega che, con la sua indagine, ha analizzato sia la figura dell’infermiere che quella dell’Operatore Socio Sanitario sotto diversi punti di vista.
Nurse24.it intervista la collega Irene Chiara Solmi alla quale ha posto delle domande sulla sua esperienza per capirne di più. Vediamo cosa ci ha risposto.
In base alla tua esperienza, tu come intendi il rapporto tra Infermiere ed OSS?
Penso che alla base di tutto ci sia il modo in cui una persona si pone nei confronti dell’altra. L’ho notato soprattutto ora che ho iniziato a lavorare, se ti poni nel modo corretto, senza sentirti superiore e prendendo in considerazione, in questo caso, quello che ti dicono gli OSS riguardo un paziente si può instaurare un buonissimo rapporto di collaborazione e si riesce a lavorare bene. Poi è chiaro che dopo sta a te valutare quello che ti è stato detto e decidere cosa fare.
In base a quanto dicono il Profilo Professionale dell’infermiere e il profilo dell’OSS, credi che ci siano realmente dei margini di collaborazione tra le due figure nella realtà?
Sicuramente si, bisogna dire che quando ho letto il profilo dell’OSS per fare la mia tesi ho trovato molta confusione, secondo me non è chiaro fino in fondo se certe mansioni le possa fare o meno. Resta il fatto che a prescindere dai due profili per il bene del paziente bisogna collaborare, altrimenti si lavora male entrambi e basta.
Nello specifico, che cosa è emerso dalla tua indagine?
Le risposte emerse dall’indagine hanno messo in luce la presenza di criticità, in quanto non vi è
accordo fra tutti i professionisti che hanno partecipato allo studio sull’esistenza o meno di una linea guida aziendale. Per quanto riguarda la conoscenza dei relativi profili professionali è emerso che gli infermieri appartenenti a 6 aree su 7 affermano di conoscere il profilo dell’OSS. La situazione era completamente diversa per gli OSS, in quanto solo in 3 aree su 7 più del 50% afferma di conoscere il profilo dell’infermiere. Un punto di forza emerso è relativo al fatto che tutti gli infermieri (escluso uno) e tutti gli OSS delle Unità Operative esaminate ritengono che l’OSS sia una figura “necessaria” e di aiuto all’infermiere nell’erogazione dell’assistenza. Per quanto riguarda altre criticità rilevate dall’indagine, dai dati raccolti si evince che 21 (il 34%) infermieri sui 61 che hanno risposto al questionario ritengono che le condizioni organizzative/strutturali non permettano di effettuare una buona supervisione sui compiti svolti dall’OSS. Le cause secondo gli infermieri sono dovute alle poche risorse umane disponibili, all’organizzazione dell’assistenza, al carico di lavoro e alla burocrazia. Per quanto riguarda l’attribuzione dei compiti, tutti gli infermieri ritengono di attribuire giusti compiti, invece in due aree la maggioranza degli OSS ritiene di essere poco considerata ed utilizzata in modo improprio. Inoltre, il 38% degli OSS che ha partecipato all’indagine, ritiene di riceve un’attribuzione dei compiti inferiore rispetto alle competenze da loro possedute, ciò dovuto a scarsa fiducia, scarsa conoscenza delle competenze dell’OSS da parte dell’infermiere e per problemi organizzativi.
Nella struttura dove attualmente lavori com’è il rapporto tra infermieri ed OSS?
Io lavoro da poco tempo, quello che posso dire è che ho avuto l’impressione che le due figure lavorino in modo un po’ separato, abbiamo referenti diversi e noi infermieri abbiamo molte cose da fare. È ovvio che gli OSS fanno riferimento a noi infermieri per qualunque problematica. Io sto cercando di creare il più possibile un rapporto di collaborazione.
Sei convinta del fatto che gli Infermieri conoscano realmente le competenze dell’OSS?
No, ma non penso sia solo colpa nostra, un po’ perché come ho detto sopra il profilo dell’OSS l’ho trovato confusionario e un po’ perché già dall’università non dedicano molto tempo alla spiegazione della figura dell’OSS, cosa possa fare o cosa no, l’importanza dell’integrazione.
L’OSS è comunque una figura di cui noi siamo responsabili, sarebbe giusto finire il percorso di studi avendo ben chiaro nella nostra testa cosa possiamo attribuirgli o meno.
Credi che l’Università ti abbia preparata a sufficienza sull’integrazione tra infermiere ed OSS?
Durante i tre anni di università ci è stato spiegato più volte il concetto di "attribuzione di compiti" che è ben diverso da quello di "delega" e ci è sempre stato proposto un approccio di collaborazione con la figura dell'OSS, per il bene del paziente e per poter lavorare tutti meglio. Credo comunque che bisognerebbe dedicare molto più tempo a questo tema, soprattutto perché nella quotidianità del lavoro è qualcosa di veramente contingente e me ne sono resa conto iniziando effettivamente a lavorare: sto facendo fatica a passare dalla teoria alla pratica, perché non è ben chiaro quali siano i compiti da attribuire agli OSS.
Avverti tra i tuoi colleghi il sentore che in futuro gli OSS possano in qualche modo coprire delle competenze infermieristiche?
Non saprei… sinceramente penso che se ci fosse più chiarezza, concretezza e molte meno chiacchiere forse non si arriverebbe nemmeno a formularli questi pensieri.
Grazie Irene e buon lavoro!
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