Zakaria, infermiere lombardo, racconta in poche righe la sua storia di crescita e impegno nella sanità italiana. Proveniente dal Marocco a 10 anni, ha affrontato diverse sfide nel percorso verso il Pronto Soccorso. La sua testimonianza mette in luce la realtà dei turni critici e la necessità di un sostegno concreto per gli operatori sanitari. La domanda di Zakaria - ne vale la pena - risuona come un appello urgente per valorizzare i professionisti del settore. Il suo racconto offre uno sguardo autentico e sintetico sulle sfide e le prospettive del Servizio Sanitario Nazionale.
Egregio Ministro Schillaci,
Mi chiamo Zakaria, sono un infermiere del Pronto Soccorso e del 118 in Lombardia. Ho deciso di scriverle dopo un periodo di riflessione. Non so esattamente il motivo, forse perché Lei è uno dei pochi Ministri della Salute dal 2005 ad oggi che è anche un medico e ha esperienza diretta nel campo sanitario.
So che può sembrare strano, Ministro, ma le scrivo per raccontarle una storia. Potrebbe sembrarle un po’ ridicola, forse un po’ infantile e magari anche riduttiva, ma le chiedo di non arrendersi alle prime righe e di arrivare fino alla fine
La storia ha inizio, come tante altre, con il classico incipit 'C’era una volta'.
C’era una volta un giovane ragazzo, più che un bambino, a malapena di 10 anni, che insieme alla madre e alla sorella raggiunse il padre attraverso un commovente ricongiungimento familiare proveniente da uno Stato non troppo lontano: il Marocco.
Questo primo viaggio in aereo segnò l'inizio di un'avventura straordinaria, ma pose il ragazzo di fronte a numerose difficoltà. Le prime sfide emersero principalmente a causa delle differenze linguistiche, culturali e religiose, oltre al senso di smarrimento nonostante il riunirsi della sua famiglia. Sa, Ministro, non è affatto facile strappare un bambino di 10 anni dalle sue abitudini, dagli amici e, soprattutto, dalla sua città natale.
I primi anni risultarono così ardui che questo giovane adolescente li cancellò quasi come se fossero un trauma. In seguito, intraprese la strada dello sport, concentrandosi, in particolare, sull'atletica.
Il bambino, trasformatosi anno dopo anno in un ragazzo e poi in un giovane uomo, completò gli studi di scuola superiore senza mai perdere un anno, sebbene con voti appena sufficienti. Mi perdoni, Ministro: l'impegno nell'atletica a livello agonistico gli sottraeva tempo per lo studio.
Nel 2013, grazie alla legge n. 91 del 1992, raggiunse con la sua famiglia un grande traguardo: ottenere la cittadinanza italiana! Fu motivo di grande festa! Poco dopo, questo giovane uomo fu vicinissimo alla convocazione nella Nazionale per una Rappresentativa di corsa su strada. Purtroppo, a causa di un solo posto disponibile, non poté indossare la maglia tanto sognata, anche se ora, grazie alla cittadinanza appena acquisita, poteva diventare una realtà.
Dopo aver completato la scuola dell’obbligo, il ragazzo si imbatté, un po' per caso e un po' per fortuna, nel campo della Sanità. Si iscrisse all'Università e conseguì la laurea in Infermieristica. Fu un'altra grande festa! Pensi, Ministro: da un desiderio iniziale di intraprendere una carriera diplomatica (sfruttando anche le proprie origini e la conoscenza della lingua araba), il ragazzo si trasformò in un Dottore in Infermieristica!
Da qui, compì un balzo all'estero, una mossa spesso attraente per i giovani italiani in cerca di opportunità. Per l'esattezza, il nostro protagonista si trasferì in Francia. Tuttavia, sperimentò qualcosa che mai avrebbe immaginato: la mancanza della sua terra natia o, come preferisce chiamarla, il richiamo di 'Mamma Italia'.
Curiosamente, pur non essendo nato in Italia, questo Paese aveva donato molto al nostro protagonista: l'aveva formato, cresciuto, educato, istruito e gli aveva offerto un ruolo nel mondo.
Successivamente, si cimentò nella tortuosa strada dei concorsi pubblici, che, le garantisco, non erano affatto facili, soprattutto considerando il contesto attuale post-pandemia. Dopo aver partecipato a ben 8 concorsi, il nostro protagonista riuscì a entrare in graduatoria. Mentre attendeva la chiamata, non rimase certo con le mani in mano. No, Signore!
Nel corso del primo anno di lavoro, si destreggiò tra un paio di strutture private nel nord Italia. Signor Ministro, forse non è a conoscenza del fatto che durante i turni notturni c'era soltanto un infermiere e quattro OSS per assistere 120 pazienti! Si rende conto? Una situazione al limite della follia, ma per il ragazzo non si profilavano alternative migliori all'orizzonte.
In un giorno fatidico, ricevette la lettera d'assunzione da parte di un'azienda pubblica: finalmente!
Il nostro giovane uomo intraprese, quindi, una nuova fase della sua carriera all'interno di un Ospedale Pubblico, precisamente in area critica: un ambiente assolutamente stimolante.
Dopo un anno, si trovò ad affrontare la pandemia di SARS-CoV-2, un'esperienza che, come tutti, e sottolineo TUTTI, lo coinvolse sia a livello psicologico che fisico. Nonostante uno stipendio modesto (e non sarà né il primo né l'ultimo a sottolinearlo), la fatica dei turni, i pochi riposi, la voglia di urlare e l'inevitabile confronto quotidiano con la morte, insieme alla scarsa riconoscenza sociale (salvo durante il primo periodo COVID, che ricordava bene con l'appellativo "EROI"), il protagonista decise di credere ancora di più nella sua missione.
Si iscrisse a un Master di primo livello in Area Critica (terminandolo prima del previsto), partecipò a numerosi corsi di aggiornamento e specializzazione, sia obbligatori che facoltativi. Immatricolò al Corso di Laurea Magistrale in Management Pubblico e dei Sistemi Socio Sanitari, contemporaneamente ad un altro Master di primo livello in Coordinamento delle Professioni Sanitarie (grazie alla legge n. 33 del 12 aprile 2022), che affrontò con grande impegno, senza mai mollare. Aveva deciso di crescere in maniera olistica e di puntare alla carriera.
E la storia non finisce qui, signor Ministro: il nostro uomo iniziò ad insegnare agli studenti del terzo anno del Corso di Laurea in Infermieristica, nella stessa città dove lavorava.
Grandi traguardi per un ragazzo di appena 30 anni.
Tuttavia, un giorno, il nostro protagonista iniziò a porsi la domanda cruciale: ne valeva davvero la pena?
Non perché fosse successo qualcosa di particolare, ma perché il nostro protagonista non vedeva un ritorno significativo in termini di possibilità di carriera, salario mensile e, soprattutto, dignità all'interno del Servizio Sanitario Nazionale. Questo vale non solo per sé stesso, ma anche per tutti i colleghi che svolgono le stesse attività, e per i pazienti di cui si prende cura quotidianamente nel Pronto Soccorso.
Perché sì, Signor Ministro, quel giovane uomo, quel bambino che a 10 anni è stato strappato dalla sua terra natale e ha trovato rifugio in una nuova che lo ha adottato come una madre, è Zakaria: sono io.
Le confesso che ogni giorno mi passa per la mente l'idea di intraprendere una vita all'estero, magari in un Paese del Golfo, come sta diventando sempre più popolare in questi anni. Con la lingua non dovrebbero esserci problemi.
Sono qui a dedicarle queste parole apparentemente interminabili, Ministro, per condividere con Lei (come hanno fatto altri colleghi come me) ciò che sta provando e pensando ogni operatore sanitario: medici, infermieri, OSS, fisioterapisti, tecnici di radiologia e così via, tutti coloro che lavorano instancabilmente nel Servizio Sanitario Nazionale. Le chiedo, anzi, Le chiediamo di difendere questo servizio. In che modo?
Valorizzi i professionisti che dedicano le loro giornate e nottate al Servizio Sanitario Nazionale. Offra loro opportunità concrete in collaborazione con il Ministero dell'Università e della Ricerca (MUR), affinché le possibilità di specializzazione e crescita professionale siano effettive, non solo sulla carta come avviene con i numerosi master esistenti, spesso trascurati a livello aziendale e poco pratici nella vita quotidiana, a meno che non siano considerati semplicemente un arricchimento culturale.
Aumenti gli stipendi, per favore! I giovani non sono più attratti da questa professione. Incrementi le indennità, regolarizzi gli scatti di anzianità, commisuri il rischio al guadagno e renda i percorsi universitari più allettanti. La sostenibilità di questo settore dipende dalla valorizzazione dei suoi operatori.
La situazione è critica: sempre meno medici sono disposti a lavorare in Pronto Soccorso, e persino tra gli infermieri si nota una mancanza di entusiasmo per tale impegno. Non è necessario elencare le statistiche dell'abbandono della professione su tutti i fronti; la realtà è evidente e urgente. L'attenzione a questo declino è cruciale per il futuro della sanità.
Signor Ministro, nel lontano 1947 l'Italia ha promulgato una delle Costituzioni più avanzate al mondo. L'Articolo 32, in particolare, suscita invidia anche tra le nazioni più grandi e avanzate. Oggi, però, dobbiamo far fronte a sfide che mettono in discussione la solidità di quei principi. La difesa di questi valori è fondamentale per il futuro del nostro Paese.
Nel 1978, l'Italia ha istituito il suo prestigioso Servizio Sanitario Nazionale. Sebbene siano state apportate alcune revisioni, considerate necessarie a causa di una gestione non ottimale all'epoca, questo sistema rimaneva comunque un modello da imitare.
Le politiche welfare del nostro Paese vantano una marcia in più rispetto al resto del mondo, ma il punto che desidero evidenziare, Ministro, è un altro:
Signor Ministro, salvi questo Paese dal rischio di uno shock emorragico del Sistema Sanitario! Siamo in una fase di emorragia, forse più simile a uno stillicidio, ma è imperativo fermare questa ferita enorme. La chiave per la ripresa risiede in un punto di vitale importanza: le risorse umane del SSN.
Signor Ministro, pur offrendo servizi di eccellenza, senza adeguate risorse umane, il nostro Servizio Sanitario Nazionale rischia di perdere la sua invidiabile posizione. Senza un impegno deciso verso le risorse umane, l'ammirabile Articolo 32 rischia di diventare una promessa vuota.
In conclusione, Ministro, la ringrazio sinceramente per il tempo che ha dedicato a questa lettera. Mi auguro ardentemente che presto possiamo assistere a una risalita da ogni punto di vista in questo mondo cruciale che chiamiamo Salute. Grazie ancora per l'attenzione.
Distinti saluti,
Zakaria
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