“…S'alzò fra loro l'eroe figlio d'Atreo, il molto potente Agamennone, infuriato; tremendamente i precordi, neri di bile intorno, erano gonfi, gli occhi parevano fuoco lampeggiante… " (Iliade, I, 101-104)
In questi pochi versi Omero descrive magistralmente i cambiamenti che avvengono nel corpo di Agamennone nel momento in cui il condottiero è in preda ad una violenta ira.
Come Omero molti altri illustri scrittori hanno descritto gli effetti provocati da intense emozioni sul corpo lasciando così trasparire dai loro versi la presenza di un forte legame tra ciò che, a seconda delle diverse epoche storiche, è stato chiamato anima, spirito, intelletto, mente e il corpo.
Del resto è esperienza abbastanza comune per ognuno di noi quella di identificare le emozioni provate in base a sensazioni fisiche; così ci capiterà di sentire il cuore in gola o lo stomaco chiuso quando aspettiamo con ansia e un po' di timore il verificarsi di un evento tanto atteso, oppure impallidiremo e ci sembrerà di essere paralizzati dalla paura di fronte ad un evento spaventoso oppure ancora arrossiremo e tremeremo di rabbia di fronte ad un grave torto subito.
Riflettendo su queste ed altre analoghe esperienze, può risultare cosa scontata sostenere che il corpo è lo sfondo di tutti gli eventi psichici e, quindi, considerare del tutto logico la presenza di uno stretto legame tra mente e corpo o, ancor più considerare del tutto scontata l'unità somato-psichica dell'uomo, unità che implica una profonda ripercussione del benessere fisico sugli stati d'animo e viceversa una profonda influenza delle emozioni sul corpo e sul suo benessere tanto da richiedere che qualsiasi malattia fisica venga indagata non solo da un punto di vista medico e psicologico, ma anche considerando l'aspetto emotivo che l'accompagna.
Ma cos'è la psiche?
È qualcosa di separato dal corpo... la psiche e il corpo possono essere paragonati un po' a un autista e la sua auto: se l'autista guida male, l'auto ha più probabilità di rompersi. La constatazione di correlazione tra individuo, ambiente e malattia era già stata fatta in passato a partire dalla medicina greca (400-300 a.c.) con Ippocrate il quale aveva ipotizzato che la malattia originasse nel corpo e fosse dovuta ad uno squilibrio fra le sostanze fluide; fu tuttavia Aristotele (348-322 a.c.) a osservare che emozioni quali la rabbia, la paura , il coraggio o la gioia, potevano condurre ad una malattia del corpo. Ma la grande evoluzione del pensiero psicosomatico si sarebbe realizzata con Freud (1856-1939) che con la sua frase ''il misterioso salto dalla mente al corpo'' gettava le basi per la dimostrazione del ruolo dei fattori psicologici con l'insorgenza di alcune patologie . Un allievo di Freud , Wilhelm Reich , introdusse anche l'osservazione del corpo, come l'espressione degli occhi e del viso, la qualità della voce e vari tipi di tensioni muscolari. Descrisse per primo quello che noi oggi chiamiamo ''linguaggio del corpo''.
Reich osservò che appena i pazienti iniziavano la terapia, la postura del corpo si modificava; infatti le tensioni muscolari cambiavano: le spalle e le braccia delle persone depresse si rilassavano, le mascelle diventavano meno costrette e i denti meno serrati. Per comprendere il “messaggio” inviatoci, dalla mente, attraverso i sintomi, è necessario trovare una chiave di lettura. Secondo i più recenti studi scientifici, il processo fisiologico inizia nel cervello, in particolare nel sistema limbico (amigdala, ipotalamo, corteccia prefrontale ) dove le emozioni inconsce e represse come l’ansia e soprattutto la rabbia innescano un processo per cui il sistema nervoso autonomo causa una riduzione della circolazione sanguigna e di conseguenza di ossigeno ai muscoli, legamenti, nervi e tendini causando così dolore e altri sintomi (parestesia, bruciore, etc.).
Il sistema nervoso autonomo controlla tutti i sistemi involontari del nostro corpo come il sistema circolatorio, il sistema gastrointestinale e genitourinario, di conseguenza, tutti gli organi innervati possono essere interessati generando gastrite, sindrome del colon irritabile, asma, emicrania, eczema, malattie della pelle etc.
Il ruolo della tensione muscolare nel somatismo è quello di evitare che le emozioni dolorose nascoste affiorino alla coscienza, il dolore è così creato per distrarre l’attenzione da quello che succede nella sfera emotiva focalizzando l’attenzione sul corpo anziché sulla mente: l’irrigidimento diventa una forma di difesa che può essere legata a diffidenza, controllo, disagio in situazioni lavorative o emotive o relazionali e spesso seguono ad un evento traumatico. E cosa c'è di più traumatico che un ricovero ospedaliero inaspettato e inaccettato? Ed ecco che l'infermiere, oggi professionista laureato, assume un ruolo fondamentale nella relazione col paziente. L’infermiere matura la capacità di uscire da schemi prefissati per adattare il proprio intervento alla persone che ha di fronte, di lasciarsi coinvolgere in giusta misura in questa relazione con l’assistito, in modo che questi possa sentirsi veramente al centro della sua attenzione. Tali atteggiamenti consentono all’infermiere di realizzare un approccio centrato sulla persona, di stabilire con il paziente quella relazione al centro della quale c’è solo e soltanto la persona assistita.
L'infermiere riesce a creare una relazione con il paziente attraverso:
– l'empatia: capacità di entrare in relazione, di percepire esattamente i sentimenti dell’altro e di comprenderne il loro significato, mettersi nei suoi panni, provare ciò che egli prova, immedesimarsi nell’altro, ma avere chiaro che non si è l’altro;
– il rispetto: considerazione positiva dell'altro, atteggiamento non valutativo, privo di qualsiasi tipo di giudizio per la persona, rispetto delle sue potenzialità, della sua dignità, unicità, dell’integrità del corpo;
– l'autenticità: dell'operatore di rapportarsi al paziente, instaurare un rapporto di scambio verbale e non verbale che permetta la nascita di un clima di fiducia, di rispetto reciproco, necessari al malato per soddisfare i suoi bisogni fondamentali, per rapportarsi meglio alla sua realtà, alle sue emozioni, ai suoi conflitti, ai suoi valori, ai suoi limiti, alle sue aspettative;
– la specificità: del proprio ruolo all’interno dell’équipe assistenziale, disponibilità a cooperare per il bene del paziente;
– il confronto: nell’équipe, capacità a mettere in discussione le proprie idee, i propri atteggiamenti;
– l'immediatezza: nel rapporto con il paziente nell’équipe, prontezza nelle pratiche assistenziali, nel saper lasciare la propria programmazione per il bene dell’altro, capacità all’ascolto ad arrivare subito all’essenziale.
Insomma possiamo definire la relazione d’aiuto come “la conditio sine qua non” dell’efficacia dell’assistenza infermieristica” .
Ricordiamo che una delle zona anatomiche più colpite dal somatismo è la schiena e più precisamente la zona del trapezio, con estensione alla cervicale; questo perché ogni volta che cerchiamo di “trattenere” una emozione... tendiamo a chiudere le spalle irrigidendo la muscolatura.
Nella nostra quotidianità, in ottemperanza al senso di responsabilità, capita molto più spesso di dover controllare le proprie emozioni e istinti piuttosto che di sfogarle ed ecco che il piccolo Atlante che è in noi (1° vertebra cervicale) sente tutto il peso del Mondo (la testa colma di pensieri razionali) che sta sorreggendo sulle spalle; i muscoli del trapezio, insieme allo sternocleidomastoideo, infatti, sostengono le 7 vertebre cervicali.
Se approfondiamo la ricerca individuando l’emozione repressa che provoca disagio, oltre alla somatizzazione superficiale, a livello muscolo-schelettrico, troveremo implicazioni negli organi profondi: la rabbia, per esempio, provoca un fisiologico aumento della bile che, a lungo andare, danneggia fegato e cistifellea (ed ecco che si spiegano alcuni detti antichi) .
Del resto già gli antichi latini erano soliti pensare che ci fosse una reciproca influenza tra benessere fisico e benessere psicologico, riassumendo tale concezione nella celebre massima "Mens sana in corpore sano”.
In epoca più recente lo scrittore americano Nathaniel Hawthorne rifletteva lo spirito del suo tempo quando, prima del 1860 scriveva: ''una malattia che noi consideriamo qualcosa di completo in se stessa, può dopo tutto non essere che un sintomo di qualche sofferenza in campo spirituale ;'' e in altre pagine aggiungeva ''il medico considera essenziale conoscere l'uomo prima di tentare di curarlo. Dovunque vi siano cuore e intelletto, queste parti dell'uomo coloriscono le malattie della sfera fisica con le loro caratteristiche.''
Da tutte queste considerazioni appare evidente quanto sia importante che la medicina sia disposta a guardare e a trattare il soggetto che soffre nell'interezza della psiche e del corpo, opponendosi a quella cultura scientifica che è venuta perdendo il senso dell'unità soma-psiche e che spesso si occupa più di curare l'organo o la patologia che il malato.
Concludo questo articolo citando le parole di Lowen (1979): “il tempo e l'energia che investite nel vostro corpo è il migliore investimento che possiate fare. Rende in salute, in piacere. E salute e piacere valgono più del denaro o potere. State in realtà investendo in voi stessi perché voi siete il vostro corpo, o se volete, il vostro corpo è voi”.
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