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La gaffe di Kyenge: da quando essere chiamata Infermiera è un insulto?

di Angelo

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ROMA. La ministra per l'Integrazione Sociale Cecile Kyenge è di nuovo sotto i riflettori per una serie di dichiarazioni che fanno pensare e che riguardano il mondo infermieristico italiano. Dopo le gaffe di alcuni giornali che hanno dapprima paragonato in maniera dispregiativa Berlusconi ad un infermiere e scambiato un operatore sanitario con un 'nurse', ora è la volta dei grandi titoloni di diverse testate italiane, che richiamano di fatto le affermazioni offensive e sconcertanti di un ministro della Repubblica Italiana.

 

"In questi 3 mesi mi sono sentita colpevole perché nera, perché donna, perché nata all'estero e perché ho studiato per diventare medico oculista. Tante volte in ospedale mi hanno chiamata infermiera e quando dicevo di essere medico, mi chiedevano se fossi americana - ha dichiarato la ministra nel corso di un incontro con la Cgil in Sicilia - vi chiedo: molti di voi si riconoscono in quel che ho detto, allora siete tutti colpevoli?".

 

"Ma io non mi curo degli insulti - ha proseguito - dobbiamo agire a testa alta. Non dobbiamo farci sopraffare da chi grida più forte. Dobbiamo portare avanti l'Italia migliore. Ho ricevuto molti attacchi per lo ius soli. Ricordo che questo è l'anno europeo della cittadinanza, dobbiamo impedire che ci siano cittadini di serie A e di serie B".

 

Da quando essere chiamata "infermiera" è un insulto? Condanniamo a priori ogni forma di razzismo e siamo nettamente favorevoli all'integrazione sociale tra italiani di ieri e italiani di oggi, per noi non esiste il colore della pelle, ma il colore dell'anima. Tuttavia ci chiediamo perché mai la ministra si sia potuta offendere quando è stata scambiata per una infermiera.

Tanto di cappello a lei e ai colleghi medici, ma quella degli infermieri è una categoria di professionisti che merita rispetto e considerazione.

 

L'infermieristica è una scienza, con i suoi limiti e i suoi progressi e gli infermieri italiani non sono più disposti a farsi trattare come manovali, bensì come esseri pensanti, dotati di una propria intelligenza, di un proprio sapere e di una propria dignità.

 

Ci spiace che la Kyenge si sia potuta offendere, ma le sue parole chiaramente dispregiative hanno creato di fatto del "razzismo al contrario" e vilipeso l'immagine di una professione che da tempo sta lottando contro i pregiudizi, le calunnie e i luoghi comuni di chi si sente sempiternamente su un piedistallo.

 

Bollino rosso, quindi, per Cecile da cui ci aspettiamo una necessaria rettifica.

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