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editoriale

La demagogia della politica

di Fabio Albano

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GENOVA. La riprogrammazione del S.S.N. è una necessità. Ma lo è da circa dieci anni, forse anche più. A sentire la Nostra Ministra il patto della salute, rappresenterà l'ultima occasione per evitare il crack. Sostanzialmente afferma che la boccata di ossigeno, che si è rivelata dalla mancanza di ulteriori tagli al fondo sanitario, il primo dopo dieci anni, deve assolutamente essere impiegata bene per poter dare nuova linfa al S.S.N. 

Inoltre, la Lorenzin, ci ricorda come più della metà di Regione italiane stia affrontando il piano di rientro dovendo, quindi, trovare risorse finanziarie per appianare il debito economico. Poi, prosegue, con una serie di frasi demagogiche del tipo: "abbiamo messo in sicurezza il S.S.N", "dobbiamo lavorare con le regioni", "cercare di standardizzare i costi","de-ospedalizzare curando i pazienti a casa".

Bene, anzi male! La sensazione che percepiamo è quella, e solo quella, di un rinvio del problema all'anno nuovo, probabilmente anche per una questione di speculazione politica, per non segare una gamba al governo e, anche, per decentralizzare nuovi tagli.

 

Sarebbe interessante capire come vengono considerate problematiche riguardanti la chiusura dei piccoli ospedali, il proseguo del blocco del turn-over, il peso economico sempre più grande che potrebbe ricadere sulle spalle delle famiglie nella gestione dei pazienti curati a domicilio e per ultimo ma non come importanza la dilagante disoccupazione di medici e infermieri.

 

Noi ci aspettiamo che la scure si abbatta, tanto per fare un esempio, sulle consulenze. Quanti soldi costano? Sono sempre necessarie? Inoltre, ci preme ricordare che gli ospedali sono dei luoghi di cura. Quali sono le figure centrali, meglio, indispensabili? Infermieri, medici e tutto il restante personale dedito alla cura e all'assistenza delle persone. Certificato ciò, i tagli dove andrebbero fatti? Lapalisse risponderebbe: sugli amministrativi. No, nessuna guerra fra poveri, solo un piccolo riordino della materia.

 

Questa nuova legge di Stabilità, ha ribadito il concetto di quanto sia difficile nel nostro paese fare uso delle forbici ma ha anche rafforzato il concetto di come i nostri politici sono capaci, in questo maestri, nello spostare le nuove tassazioni dal Governo centrale agli enti locali. Cui prodest? ma naturalmente al balletto politico nazionale.

 

Appare evidente che il livello di tassazione nazionale è diventato insostenibile per le famiglie e pure per le aziende. Non si  possono più chiedere sforzi in tal senso, quindi diventa necessaria una riorganizzazione della sanità, che non può, e non deve, prescindere dal risparmio. Risparmio che deve essere mirato a tutte le attività, senza però inficiare la qualità prestazionale e l'outcome finale. Niente più tagli lineari, ma tagli "chirurgici".

 

Bisogna trovare il coraggio di capire quali sono le priorità nel nostro ambito; facendo del Paziente, come centro dell'universo sanità, un assunto di base.

 

Vorremmo ricordare alla nostra Ministra e a Vasco Errani, rappresentante delle regioni italiane, che, almeno qui in Italia, la de-localizzazione della spesa, nel periodo 2000-2010, anziché portare un risparmio allo stato centrale, per misteriosi motivi, ha contribuito ad un aumento reale della spesa pubblica del 17%.

 

La spesa regionale, in detto periodo, è attribuibile per 50 miliardi al servizio sanitario, senza, però, alcun riscontro in termini di qualità delle prestazioni erogate; anzi al Sud le cose, se possibile, sono andate ancora peggio che nel resto del paese. Infatti l'ultimo rapporto parlamentare d'inchiesta conferma l'esistenza di una dicotomia insopportabile tra nord e sud, con un rischio per la salute triplo al sud del bel paese.

 

Ci aspettiamo che quando si andrà ad aprire il tavolo per il "Patto della Salute", ci sarà il coraggio di tagliare là dove è veramente necessario, non tenendo conto delle varie pressioni corporativistiche.

 

Cara Lorenzin, conludiamo ricordandole che i tagli non dovranno essere lineari ma coraggiosi, che i pochi soldi rimasti dovranno essere spesi bene, anzi benissimo, che i nuovi, eventuali, investimenti, per una volta, non vorremmo essere noi a pagarli con gabelle striscianti ed occulte.

 

Infine le chiediamo di promuovere tutti gli strumenti necessari affinché la commistione pubblico-privato non conduca ad aberrazioni come quelle degli ultimi due anni. Siamo consci della necessità del privato, ma chiediamo più trasparenza e onestà, a tutti voi!

 

 

 

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