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dalla redazione

Kyenge. Offesa rivolta a tutti gli infermieri

di Carlo Leardi

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MATERA. Essere definito infermiere, può addirittura essere considerata un'offesa, almeno stando a quanto dichiarato nei giorni scorsi dal ministro per l'integrazione Kyenge. L'increscioso episodio, ha visto come protagonista l'attuale ministro Kyenge, laureata in medicina e scambiata più volte, (stando a quanto da lei dichiarato) per un'infermiera a causa del colore della sua pelle.

 

Premesso che è da considerare una idiozia giudicare chiunque per il colore della propria pelle, per il proprio credo religioso o politico o per le proprie propensioni sessuali, sarebbe alquanto denigrante per la categoria degli infermieri il fatto che qualcuno, a maggior ragione se parliamo di un Ministro della Repubblica, possa considerare il termine infermiere come un'offesa.

 

Essendo il ministro Kyenge un medico, dovrebbe ben sapere qual'è il profilo professionale degli infermieri e quale sia il percorso accademico che ogni professionista infermiere segue.

Probabilmente sarà sfuggito alla dott.ssa Kyenge il fatto che gli infermieri italiani, sono spesso in possesso di laurea magistrale, di master e di corsi di specializzazione che non hanno nulla da invidiare alla categoria professionale cui il ministro appartiene.

 

Inoltre, probabilmente il ministro per l'integrazione ha perso una buona occasione per parlare di quei temi che tanto le stanno a cuore: se davvero avesse voluto citare la nostra categoria, avrebbe potuto parlare delle innumerevoli offerte di lavoro riservate ad infermieri stranieri, costretti a lavorare in condizioni misere e sfruttati da gente che marcia sulla loro condizione di immigrati.

 

Avrebbe altresì il ministro potuto parlare di quella miriade di infermieri (nella stragrande maggioranza dei casi volontari) che, durante gli sbarchi di profughi sulle coste italiane, con immenso senso di abnegazione, corrono a prestare gratuitamente la propria opera verso chi ha perso tutto e che ora cerca di rifarsi una vita.

 

Credo che essere paragonato a gente come quella su citata, sarebbe un vanto per chiunque, a meno che non si tratti di qualcuno che, legato a una visione arcaica, vede l'infermiere quale ausiliario dell'onniscente medico. Una visione alquanto classista se non addirittura razzista.

 

Questa volta la rettifica delle parole del ministro è un obbligo morale nei nostri confronti, poichè le offese ricevute da gente ignorante non vengono neppure tenute in conto, ma da un medico, per giunta ministro della Repubblica, ciò non è davvero accettabile.

 

Sarebbe inoltre cosa gradita l'intervento della nostra presidente, nonchè compagna di partito del ministro, Sen. Annalisa Silvestro, poichè si può diventare senatore, ministro, presidente o altro, ma è bene ricordare che si è infermieri sempre, soprattutto quando la scelta di questa professione non è avvenuta per caso, ma è frutto di una vera e propria passione. 

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