Si è tenuto a Napoli il 1° Congresso Nazionale IVAS, Società Italiana Accessi Venosi per la tutela del patrimonio vascolare periferico del paziente. Ad intervenire il Presidente Pasquale Aprea e il Vice Presidente Vincenzo Faraone.
NAPOLI. Si è svolto il 14-15 aprile 2016 a Napoli, nelle ampie aule della Mostra d’Oltremare, il primo congresso nazionale della prima società scientifica italiana aperta a quanti si occupano di accessi vascolari. Ad un anno dal lancio ufficiale a Roma e dalle prime iscrizioni, IVAS (Italian Vascular Access Society) conta già centinaia di iscritti pronti a sostenere e sposare in pieno il progetto culturale che vede protagonisti medici anestesisti e infermieri esperti nella gestione e nell’impianto di accessi vascolari centrali.
Presentato anche il nuovo logo della società studiato, questa volta, nei dettagli.
“Sono contentissimo perché c’è stata una grande affluenza di pubblico”. A parlare ai microfoni di Nurse24.it il presidente Pasquale Aprea: “Relatori estremamente validi hanno apportato delle novità nel campo degli accessi vascolari”. Ad un numero sostenuto di presenti, anche la seguitissima diretta streeming accessibile da chiunque tramite smartphone e pc.
Nessuna distinzione, dunque, tra infermieri e medici anestesisti; il messaggio è forte e chiaro: chiunque impianta PICC deve essere assolutamente ben formato. A sottolinearlo è stato Vincenzo Faraone, infermiere napoletano e vice presidente della società IVAS: “Gli impianti PICC sono ad appannaggio della professione infermieristica a patto che sia adeguatamente formato. L’infermiere deve seguire una corretta formazione affinché si possano evitare problematiche di tipo medico legali e di mal-practice. Ricordiamo che gli infermieri sono sempre responsabili di quello che fanno e pagano le conseguenze per imperizia e imprudenza in qualsiasi pratica svolta sul paziente”.
Tante perplessità sono sopraggiunte durante le ore attive di congresso, all’apice dell’interesse le responsabilità professionali di tipo medico-legale e quindi giuridico. Vincenzo Faraone, infermiere esperto nel posizionamento PICC, ha descritto l’iter avanzato nell’azienda ospedaliera Cardarelli di Napoli: “è stata depositata una procedura d’impianto PICC nella quale è ben definito chi è deputato ad impiantare questo genere di presidio sotto la piena responsabilità sia del professionista e sia del direttore dell’Unità Operativa e del Capo Dipartimento. Abbiamo scritto una procedura che abbiamo depositato in Direzione Sanitaria aziendale. Seguendo scrupolosamente quella procedura facciamo la pratica in tutta sicurezza.”
La corsa verso maggior indipendenza professionale, con ruoli super specialistici, per gli infermieri è ormai cosa nota, con il forte sostegno dei medici anestesisti: “quando le normative lo permetteranno anche gli infermieri impianteranno CVC da succlavia o anche da femorale” – annuncia il presidente P. Aprea. “Tecnicamente pungere una vena in un braccio è molto più difficile rispetto ad una vena nel collo del paziente che è molto più grande. Quindi se l’infermiere punge una vena sull’arto può sicuramente pungere una vena nel collo”.
Spero che quanto prima anche noi infermieri riusciremo ad impiantare accessi venosi centrali ad inserimento centrale e quindi non posizionare solo PICC – in conclusione V. Faraone.
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