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Irresistibile, stupendo e inconcludente. Dannato vivere

di Francesca Vitto

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ARONA. 

“Perché?” E’ la domanda a cui non sappiamo quasi mai dare una risposta. A volte non si può proprio dare. Perché a volte non si riesce a fare finta che vada tutto bene. Perché a volte abbiamo bisogno di sfogarci, perché non ricordiamo più nemmeno di piangere.. Noi, bambini troppo cresciuti che la sera non andiamo a dormire. Allora è in momenti come questi che non ci resta che prenderci per mano, insieme.

“Siamo soccorritori, Studiamo per diventarlo e ci aggiorniamo continuamente per mantenere ottimi standard; siamo soccorritori e passiamo alcune delle nostre giornate o delle nostre notti a disposizione delle centrali di emergenza; siamo pronti a saltare in piedi ed a partire, con la pioggia e con il sole estate ed inverno . Siamo soccorritori e seppur vorremmo che quel telefono non squillasse mai, sappiamo, da uomini, che esso squillerà prima o poi e che sarà perché qualcuno, da qualche parte, ha bisogno di aiuto. Siamo soccorritori ma pur da soccorritori che hanno visto 100 e 1000 beffe che il destino ha giocato e gioca all’uomo, restiamo muti e con le lacrime agli occhi se il destino arriva a farsi beffe di noi, sotto i nostri occhi, coinvolgendoci direttamente nelle sue imprescindibili trame. Quella di domenica era una giornata come altre, quello delle 15.00 un intervento come altri, l’ambulanza di tutti i giorni, l’equipaggio di mille interventi. Quella di domenica era la strada di sempre, con il traffico lento e scarso di un novembre; un rettilineo, mezzi che accostano per far passare l’ambulanza in sirena. Non è quella di sempre la reazione che hanno un motociclista e la sua moto. Non è quella di sempre la traiettoria che mezzi e corpi assumono cadendo. Oggi noi soccorritori piangiamo per una vita che il destino ha voluto si spezzasse sotto i nostri occhi, sotto una nostra ambulanza, malgrado le preghiere ed i tentativi che chi di noi era presente, in pochi attimi, ha fatto con rabbia e con dedizione per ribadire il diritto di una giovane signora di poter avere ancora un domani. Oggi noi soccorritori ci ricordiamo di essere uomini e donne, cui la vita ha donato il privilegio di poter talvolta esser utili ad altri uomini, ma cui nessuno ha donato il potere di opporsi fieramente ad un beffardo ed implacabile destino. Un abbraccio a chi oggi piange un caro che non c’è più, un abbraccio a chi più di altri si è sentito impotente e disarmato. Luca, volontario CRI”

 

 

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