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Infermieri Italiani: parlano i presidenti Ipasvi di Varese, Chieti e Lecce

di Andrea Cataldo

infermieriCivili

In occasione della Giornata Internazionale dell'Infermiere (12 maggio 2016) intervengono Filippini, Cicolini e Antonazzo per dare voce alla professione. Intervista a tre curata da Nurse24.it.

LECCE. In occasione della Giornata Internazionale dell’Infermiere, 12 maggio, giorno in cui è nata Florence Nightingale, fondatrice delle Scienze infermieristiche moderne, abbiamo voluto fotografa la realtà Infermieristica Italiana intervistando tre Presidenti del Collegio Ipasvi rispettivamente il Dott. Aurelio Filippini del collegio di Varese, il Dott. Giancarlo Cicolini del collegio di Chieti e il Dott. Marcello Antonazzo del collegio di Lecce.

  • Come vede la condizione della professione infermieristica alla luce delle trasformazioni economico-sociali degli ultimi decenni?

FilippiniVarese

Aurelio Filippini, presidente Ipasvi Varese.


Dott. Aurelio Filippini: “Siamo in un periodo storico davvero particolare che ci vede in mezzo a molti cambiamenti, da un lato la situazione generale italiana tra economia e politica che tiene un intero paese se non fermo quantomeno molto rallentato rispetto a sviluppo e crescita e non solo nella sanità, dall’altro le opportunità che la crisi inevitabilmente crea. La professione resiste e garantisce standard più che sufficienti con grandi sforzi e sacrifici, ormai è opinione condivisa che stiamo sostenendo il sistema salute. Nell’attesa che ci sia la svolta, che i vari governi assicurano, ci si deve preparare professionalmente e contrattualmente così da attuare i cambiamenti necessari: vedi territorio, specialità, dirigenza, ricerca, politica, progressioni di carriera ecc… La professione deve impegnarsi molto nella costruzione di nuovi modelli organizzativi, attuali e più aderenti alle modificate esigenze dei cittadini, per questo sarà essenziale lavorare in stretta collaborazione con i sindacati. E’ essenziale non perdere il nostro core cioè l’assistenza alle persone, è quello che ci caratterizza e ci rende indispensabili”.

GiancarloCicolini

Giancarlo Cicolini, presidente Ipasvi Chieti.

Dott. Giancarlo Cicolini: “La professione infermieristica negli ultimi decenni in Italia ha avuto, da un punto di vista legislativo, una notevole evoluzione che l’ha portata ad ottenere un riconoscimento formale del suo ruolo cardine all’interno del sistema sanitario nazionale. Tale evoluzione non può essere però considerata ultimata in quanto ancora molte sono le sfide che la professione deve affrontare in relazione alle trasformazioni economico-sociali in atto nel nostro paese. Faccio un esplicito riferimento alla necessità di rimodulare l’organizzazione sanitaria in funzione delle mutate esigenze della popolazione. Popolazione che necessita di bisogni assistenziali mutati rispetto al passato e legati prevalentemente all’aumento dell’età media con conseguente aumento delle patologie croniche e cronico-degenerative con un incremento della complessità assistenziale, maggiori necessità di cure in ambito domiciliare e di interventi di prevenzione rivolti a particolari fasce di popolazione.

E’ necessario dunque investire con decisione su tutto il territorio nazionale per rafforzare la medicina del territorio con progetti quali ad esempio l’infermiere di famiglia o la telemedicina sia su progetti innovativi che riguardano gli ospedali quali strutture a direzione infermieristica, ambiti specifici dove il ruolo del professionista infermiere è indiscusso ma gli investimenti risultano ancora limitati e presenti solo in alcune regioni”.

MarcelloAntonazzo

Marcello Antonazzo, presidente Ipasvi Lecce.

Dott. Marcello Antonazzo: “La fase critica che il sistema sanitario attraversa ormai da anni continua a ripercuotersi negativamente sui cittadini e sugli operatori infermieri.

I nodi organizzativi ancora irrisolti e la progressiva stretta sui bilanci delle Aziende Sanitarie penalizzano oltremodo i servizi.

La nostra professione vive una stagione di forte sofferenza alimentata dal perdurante blocco del turnover del personale sanitario con una diffusa crisi occupazionale e un SSN caratterizzato da dinamiche esterne e interne che si influenzano vicendevolmente.

Tra le dinamiche esterne, è utile ricordare la mutazione dei bisogni sanitari, soprattutto cronicità e non autosufficienza, che trasforma la domanda di servizi sanitari e dunque chiede nuovi ruoli, nuove competenze o una loro diversa organizzazione.

Una seconda dinamica esterna riguarda il finanziamento del sistema sanitario pubblico che negli ultimi anni ha comportato misure di contenimento della spesa e dunque della sua principale voce di costo, rappresentata dal costo del personale. Tali misure si sono tradotte principalmente nel blocco degli aumenti contrattuali e nel ricambio solo parziale delle uscite per pensionamento.

Le dinamiche interne riguardano l’evoluzione dei saperi professionali e le traiettorie di professionalizzazione”.

 

  • Cosa ne pensa della cronicizzazione del precariato infermieristico?


Dott. Aurelio Filippini: “Mi riallaccio al discorso fatto sopra. E’ una piaga del nostro tempo, non siamo gli unici professionisti a esserne colpiti e temo che fino a che non si sbloccherà la situazione generale italiana difficilmente otterremo di più. La sinergia che si deve creare tra politica, professione e sindacato sarà una carta vincente”.

 

Dott. Giancarlo Cicolini: “Il precariato infermieristico, seppur inferiore rispetto alle altre professioni sanitarie, negli ultimi anni sta raggiungendo livelli che necessitano di una attenzione particolare da parte sia degli organi di rappresentanza locali e nazionali sia da parte delle organizzazioni sindacali e della politica nazionale.

I dati del rapporto OCSE 2014 documentano una carenza infermieristica di circa 60mila unità dati che, confrontati con i dati europei porterebbero ad un fabbisogno al 2020 quantificato in circa 260mila unità. In Italia siamo ancora fermi a 6.1 infermieri per 1000 abitanti rispetto alla media OCSE di 9.1 ed abbiamo ancora un rapporto medici-infermieri non in linea con gli altri paesi OCSE.

Oltre ai dati OCSE, c’è da considerare le condizioni di lavoro del personale sanitario in servizio che risulta oggi decimato dal blocco del turn over a causa della necessità di contenere i costi della sanità. Tale situazione  continua a comportare turni massacranti per garantire i servizi, con rischio di gravi ripercussioni sia sui professionisti sia sugli assistiti.

E’ dunque auspicabile un “cambiamento di rotta”, è indispensabile che il governo, confrontandosi con l’IPASVI, definisca nuovi criteri per la determinazione delle dotazioni organiche, dotazioni organiche che devono considerare necessariamente tutti i ruoli nei quali gli infermieri operano quotidianamente quali dirigenza, ricerca, didattica, prevenzione, clinica ecc. e non includerli in un unico ed indistinto contenitore. Nella rideterminazione degli organici si dovranno tener presente anche le modalità o nuovi indirizzi per garantire le sostituzioni delle lunghe assenze (ad esempio quelle legate alle situazioni di gravidanza e ai benefici della Legge 104).

Ricordiamo anche la necessità/obbligo dell’immediato adeguamento agli standard europei impone alle Aziende sanitarie locali di assumere nuovo personale per ristabilire i livelli minimi di organico. Tali interventi garantirebbero anche nuove opportunità lavorative per centinaia di professionisti disoccupati presenti sul nostro territorio.

I trend mostrano, inoltre, una riduzione delle iscrizioni ai corsi di laurea in infermieristica, imputabile in parte alle maggiori difficoltà economiche delle famiglie italiane ma anche (e soprattutto) al ridotto “appeal” della professione infermieristica correlata alla scarsa valorizzazione professionale, alla riduzione degli sbocchi occupazionali rispetto al passato, ad un trattamento economico previsto dal Contratto Collettivo che necessita di una immediata revisione e che definirei non più in linea con il ruolo del professionista infermiere nel nostro sistema sanitario”.

 

Dott. Marcello Antonazzo: “Il precariato non si combina con la sanità e il lavoro a intermittenza degli infermieri significa fornire assistenza a singhiozzo. E senza continuità non può esserci qualità. E’ una strada sbagliata che produce disservizi e diseconomie intollerabili. Quindi, basta con il reclutamento di infermieri a tempo, solo per tappare una falla che regolarmente si riapre dopo pochi mesi alla scadenza dei contratti. Solo con il definitivo passaggio ai contratti a tempo indeterminato si può restituire serenità e fiducia a migliaia di operatori.

La nostra sanità regionale ha un bisogno disperato di infermieri. Tutti i nostri precari sono risorse preziose e necessarie al SSR, adesso, però è ora di cominciare ad indire i concorsi, perché nella pubblica amministrazione si entra per concorso.

Abbiamo chiesto più volte, all’assessore regionale alla salute, di provvedere all’emissione di bandi regionali, prevedendo concorsi pubblici per il profilo di infermiere. Questo permetterebbe di aggiornare le graduatorie dando opportunità ai giovani laureati di apportare il loro contributo al servizio sanitario pugliese”.

 

  • Dalla Sua esperienza da Presidente ritiene la libera professione un’alternativa valida al lavoro dipendente?


Dott. Aurelio Filippini: “Ritengo che debba essere una scelta più che un’alternativa, gli sbocchi sono davvero interessanti e sempre più  integrati nel sistema sanitario per fornire quella parte di risposta ai bisogni di salute che la sanità non è in grado di fornire oggi. L’accreditamento con il sistema sanitario sarà il passaggio su cui lavorare, il gruppo di lavoro sulla libera professione della FNC ha elaborato percorsi di qualificazione ad hoc per i professionisti affinché siano valorizzati e sempre più preparati”.

Dott. Giancarlo Cicolini: “La libera professione in ambito infermieristico è una alternativa sicuramente valida al lavoro dipendente che, nel prossimo futuro, avrà un ruolo fondamentale nel nostro sistema sanitario nazionale. Pensiamo alla necessità di implementare nuovi modelli organizzativi sul territorio, l’integrazione di alcuni servizi territoriali nelle farmacie, attività infermieristiche per la sanità integrativa, infermieri che operano in convenzione nelle cure primarie ecc. sicuramente offriranno, da un lato nuove opportunità lavorative per i colleghi, dall’altro, permetteranno al cittadino utente di poter usufruire di prestazioni assistenziali direttamente sul territorio o, quando necessario nel proprio domicilio. Ritengo che questo sia il futuro della professione infermieristica perché con i cambiamenti demografici che tutti conosciamo e che ho in precedenza richiamato, i bisogni assistenziali saranno sempre maggiori perché e di assistenza che avremo più bisogno.

Dott. Marcello Antonazzo: “E’ bene precisare che per libera professione bisogna intendere tutte le forme di esercizio dell’attività che non siano, appunto, di tipo subordinato.

Il fenomeno della libera professione infermieristica, sta compiendo a grandi passi il proprio percorso di sviluppo e sta divenendo sempre di meno una fase lavorativa transitoria per il professionista e sempre di più una scelta professionale vera e propria.

Questo sta assumendo contorni sempre più definiti anche nel territorio della provincia di Lecce ed è diventata ormai una forma stabile di lavoro.

In particolare nel nostro Collegio si contano più di 600 infermieri iscritti nell’anagrafe dei liberi professionisti che esercitano in regime libero professionale con soddisfazioni e guadagni che vanno ben oltre le gratificazioni che ti possono dare un posto da dipendente sia da struttura pubblica sia da struttura privata. Le formule più frequentemente utilizzate sono quelle dell’esercizio autonomo individuale, dell’esercizio professionale in forma associativa nell’ambito degli studi infermieristici associati e le STP (società tra professionisti).

La nostra professione in questo settore può giocare un ruolo fondamentale nel rilancio e nel funzionamento di queste realtà, essendo in grado di mettere in campo una serie di servizi che, in futuro, sarebbe opportuno potenziare ulteriormente, possibilmente in sinergia con le altre professioni sanitarie facendo rete e integrandosi con i diversi professionisti della sanità mantenendo e rivendicando la specificità dell’assistenza infermieristica, intercettando la rilevante domanda, sempre più crescente, di assistenza.

Ed è soprattutto verso il territorio che l’infermiere libero professionista che rappresenta un punto di forza in termini di soddisfacimento di diversi bisogni assistenziali e pertanto andrebbe potenziato e valorizzato.

Adesso bisogna capire così come più volte spiegato dal presidente ENPAPI Mario Schiavon se il boom che ci è stato negli ultimi anni nella libera professione è stata una libera scelta o una tappa obbligata per i nostri giovani per esercitare in un momento in cui il reclutamento nelle strutture sanitarie è decisamente contenuto”.

 

  • Cosa pensa dell’Articolo 49 del Codice Deontologico e dell’eventuale proposta di abrogazione completa di tale articolo?


Dott. Aurelio Filippini: “Troppo si è detto e scritto, e soprattutto strumentalizzato. Il codice è una guida deontologica per la professione e come tale va interiorizzato e applicato, sono i valori del codice che lo rendono uno strumento utile non la sua strumentalizzazione. Stabilito questo la necessità di revisione fu stabilita già nel programma che l’attuale comitato centrale presentò prima delle elezioni ultime, un gruppo di lavoro, di cui faccio parte, ci sta lavorando per presentare la bozza che i collegi e i colleghi potranno valutare e integrare. Sarà attuale preservando e integrando i valori professionali che ci contraddistinguono”.

 

Dott. Giancarlo Cicolini: “L’articolo 49 è uno dei 51 articoli del nostro Codice Deontologico approvato nel 2009 dalla FNC, fino a quando il nostro codice deontologico non verrà revisionato/modificato è, e rimane, un punto di riferimento per la nostra professione. Ritengo altresì molto costruttivo un dibattito tra i rappresentanti della professione per sollecitare attivamente una eventuale rivalutazione che tenga maggiormente conto del contesto professionale in cui quotidianamente si opera. Suggerimenti, dibattiti, riflessioni, valutazioni di merito sono sempre costruttive all’interno di una comunità professionale ma dovrebbero essere sempre interne alla nostra professione e realizzate nelle sedi opportune.

Personalmente ritengo la revisione del Codice Deontologico ormai indispensabile e, considerato che la nostra FNC ha già da tempo nominato una apposita commissione per redigere una nuova bozza da sottoporre alla attenzione di tutti i presidenti provinciali IPASVI, non posso che sollecitare la commissione a produrre la nuova bozza in modo da poterla valutare e segnalare/suggerire eventuali osservazioni se lo riterremo necessario”.

 

Dott. Marcello Antonazzo: “Il Collegio IPASVI di Lecce ha espresso fermamente in più note la propria posizione contraria al sistematico demansionamento del personale infermieristico in atto presso le strutture pubbliche o private del territorio, in regime di lavoro dipendente o di lavoro autonomo risultando dunque illegittima e contraria alle disposizioni del Codice Deontologico Infermieristico. Vi è senz’altro demansionamento del personale infermieristico, con conseguente svilimento del profilo professionale e depauperamento del patrimonio delle competenze acquisite, qualora il personale di supporto sia cronicamente carente o completamente assente nei turni di lavoro, o dove pur presente sia adibito a mansioni che non coprono le effettive necessità del servizio: da tale carenza o assenza deriva infatti la necessità per l’infermiere di svolgere, nell’esclusivo interesse dell’assistito, attività che esulano dalla propria competenza oltre il dovere previsto dall’art.49 del Codice Deontologico Infermieristico, di fatto sostituendosi al personale di supporto.

Detto questo, però, a volte resto interdetto quando leggo certe affermazioni o certe tesi tendenti a riconoscere quale unico colpevole del demansionamento, il così tanto detestato articolo 49 del nostro Codice Deontologico.

Forse nel mio percorso professionale e lavorativo ho avuto solo una fortuna immensa per non aver mai incontrato nessun coordinatore, primario o amministratore che mi abbia usato la “violenza” del demansionamento, o forse, ho solo fatto il mio dovere, attenendomi scrupolosamente al dettato del Codice Deontologico e nello specifico al citato art. 49. Ho sempre segnalato formalmente il disservizio a chi doveva prendere i giusti provvedimenti e ho preteso con le dovute forme, che la soluzione fosse attuata nell’immediatezza a tutela dei diritti del soggetto più debole, il paziente/utente, nei confronti del quale ho sempre sentito l’obbligo di dover assumere posizione di garanzia”.

 

  • In merito a tale giornata cosa avete organizzato come collegio?


Dott. Aurelio Filippini: “Quest’anno ha visto un gruppo di giovani colleghi come organizzatori del mese infermieristico. Oltre al consueto gazebo attraverso cui gli infermieri e gli studenti del corso di laurea promuovono la salute e la professione incontrando i cittadini, abbiamo in programma due concerti con gruppi musicali che vedono tra i musicisti diversi colleghi; le infermieriadi con gare che vedono i tormentoni degli infermieri in chiave giocosa, ogni tanto un po’ di leggerezza ci stà; le premiazioni del colleghi inscritti da molti anni al collegio e un corso sull’infermieristica del territorio che abbiamo patrocinato. Sul sito del collegio IPASVI Varese e sulla pagina FB sono presenti i dettagli. Un impegno notevole ma molto piacevole”.

Dott. Giancarlo Cicolini: “L’IPAVI Chieti sarà presente sul territorio provinciale a sostegno delle numerose iniziative realizzate da diverse associazioni infermieristiche per questa importante giornata”.

Dott. Marcello Antonazzo: “E’ un giorno di festa per celebrare insieme ai cittadini i valori della professione infermieristica e il ruolo degli infermieri nel prendersi cura del singolo, della famiglia, della comunità, nel rispetto dei valori deontologici.

Grazie alla Giornata Internazionale dell'Infermiere, i professionisti iscritti al Collegio Infermieri di

Lecce, si presentano alla comunità locale per descrivere i valori e i principi guida della professione.

Lo slogan di quest'anno è: La salute mi aveva abbandonato gli Infermieri mai.

In occasione della giornata internazionale dell’Infermiere si è scelto di festeggiare l’evento domenica 08 Maggio presso Porta Rudiae dalle ore 09,00 alle 13,00, manifestazione che intende focalizzare l’attenzione, sulla figura e ruolo dell’infermiere nei confronti della società e del cittadino. Il colleggio inoltre organizza una giornata di  “INFERMIERI CON LA GENTE, PER LA GENTE E TRA LA GENTE”,   durante la quale saranno rilevati parametri vitali ed eseguite dimostrazioni inerenti alle manovre di soccorso.

La manifestazione è organizzata come avviene già da qualche anno, insieme al nucleo provinciale dell’associazione di volontariato Cives – Onlus di Lecce che nell’occasione intende realizzare un monumento educativo/dimostrativo in situazioni di emergenza urgenza. Interverranno:

  • il MIT (MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI) della direzione generale territoriale sud e Sicilia che collaborerà nell’iniziativa con dimostrazioni di educazione stradale e di prevenzione degli incidenti (controllo dell’alcolemia, drug test, ecc.).
  • gli studenti del corso di laurea in infermieristica dell’Università degli Studi di Bari Polo del Salento sedi di Lecce e Tricase per promuovere la formazione infermieristica.
  • PIC (people in cooperation) associazione di volontariato che opera in un contesto internazionale (Perù) per favorire iniziative di formazione interculturale e di educazione allo sviluppo, alla cooperazione e alla solidarietà.


Gli infermieri colgono l'occasione della GIORNATA INTERNAZIONALE, per rinnovare il loro impegno sociale e professionale nel promuovere azioni a favore del benessere e della qualità della vita di tutti i cittadini.

Prendersi cura delle persone, con le giuste competenze, in ogni momento della loro vita.

Questa è la professione dell’infermiere.”

 

  • Quali saranno gli obiettivi futuri da Presidente?


Dott. Aurelio Filippini: “Ci sono diversi ambiti che richiedono impegno e attenzione: il livello provinciale, regionale e nazionale. Per il primo il Consiglio Direttivo e le commissioni saranno impegnati nel coinvolgimento dei colleghi, nella programmazione e nelle iniziative al fine di garantire le risposte più adeguate alle esigenze del territorio provinciale. Il livello regionale ci vedrà impegnanti nella riorganizzazione dettata dal nuovo PSSR che richiede una costante interlocuzione con la componente politica, la collaborazione nelle fasi di elaborazione degli attuativi e preparazione di progetti, anche tramite un interessante iniziativa che ci vede in partnership con SDA Bocconi . E non da ultimo la collaborazione a livello nazionale nella commissione per la revisione del codice deontologico e nei consigli nazionali. Se avanza spazio…continuare il mio percorso di dottorato in medical humanities”.

 

Dott. Giancarlo Cicolini: “Attualmente siamo impegnati su due specifici fronti. A livello regionale, per costruire con la regione un rapporto di collaborazione costruttivo e continuativo, ponendoci quale organismo tecnico-scientifico di riferimento ed interlocuzione, riguardo alle tematiche che coinvolgono i professionisti iscritti all’albo, continuando a sottolineare l’improcrastinabilità della realizzazione dei Dipartimenti delle professioni sanitarie.

A livello provinciale interverremo, anche attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali, per garantire agli infermieri di operare in maniera professionale e nelle migliori condizioni possibili all’interno dei diversi setting lavorativi, siano essi pubblici sia privati. Vigileremo sul corretto impiego dei professionisti e sulla loro valorizzazione nei diversi ambiti assistenziali e nelle fasi di implementazione dei modelli organizzativi che vedono coinvolti gli infermieri.

In qualità di Presidente pro-tempore, con il direttivo tutto, ci siamo impegnati a rafforzare la nostra presenza sul territorio cercando di consolidare il rapporto di fiducia con i colleghi che necessitano, soprattutto in questo momento storico, di essere coinvolti e di essere resi edotti riguardo le iniziative intraprese dal direttivo a tutela della professione e della salute dei cittadini. In questo modo saremo in grado di raccogliere le sollecitazioni in modo da intervenite in maniera puntuale ed efficace”.

 

Dott. Marcello Antonazzo: “Gli obiettivi futuri del mio mandato sono: tutela e promozione del professionista infermiere, lotta all’esercizio abusivo di professione e del lavoro nero, sblocco del turnover, iscrizione obbligatoria all’albo, attivazione della dirigenza infermieristica nell’ASL LE, tutela dell’esercizio della libera professione, difendere l’autonomia del nostro Collegio, rendendolo ancora più utile e attrattivo per tutti i colleghi.

Punteremo ad imporre le ragioni degli iscritti e della cittadinanza su tutti i tavoli istituzionali, alla Regione Puglia e nella ASL.

Lavoreremo per coinvolgere sempre di più infermieri nelle attività del Collegio, per ampliare il ventaglio dei servizi gratuiti, per promuovere l’aggiornamento scientifico e la ricerca”.

 

  • Infine cosa ne pensa dell’istituzione dell’Infermiere di Famiglia?


 

Dott. Aurelio Filippini: “L’infermiere di famiglia è una necessità, a Varese è già una realtà anche se per ora in forma privatistica, per dare risposta ai bisogni delle persone, della famiglia e della comunità, in pieno accordo con il riordino della sanità e delle mutate esigenze dei cittadini. Non si può più prescindere dall’inserimento di questa figura professionale che interagisca, collabori, e faccia da collante con le altre figure già presenti quali i MMG e PLS. Saranno necessari infermieri in grado di organizzare e gestire percorsi attraverso la presa in carico e non solo di effettuare prestazioni, ed è anche per questo che le università di Pavia e di Bicocca hanno in essere i master di primo livello per la gestione assistenziale del territorio”.

Dott. Giancarlo Cicolini: “L’infermiere di famiglia è ormai diventato una necessità per il nostro sistema sanitario, considerata l’ormai documentata evoluzione della popolazione che necessita sempre più di assistenza in merito a patologie croniche e cronico degenerative. Non è più possibile non prevedere nei nostri sistemi sanitari regionali tale Professionista che può e deve occuparsi del care management riducendo il ricorso (anche per problematiche assistenziali) sia al medico di medicina generale sia al pronto soccorso! Ancora poche sono, a livello nazionale, le regioni che stanno cercando di valorizzare tale figura ed ancora molto c'è da fare ma, ricordiamolo, è necessario recuperare il tempo perso, considerando le realtà OCSE dove tali figure sono già presenti da anni”.

Dott. Marcello Antonazzo: “L'infermiere di famiglia rappresenta la nuova frontiera assistenziale nel sistema salute che si inserisce a ponte tra il medico di medicina generale e il paziente al centro del processo assistenziale così previsto dal documento Salute XXI dell’OMS e della dichiarazione di Monaco condivisa da tutti i Ministri della Sanità dei Paesi europei.

L'infermiere di famiglia è una figura professionale che aiuta gli individui ad adattarsi alla malattia e alla disabilità cronica fornendo consulenza rispetto agli stili di vita e ai fattori di rischio; un professionista che segue la persona all’interno di tutto il percorso globale assistenziale ma soprattutto valuta la persona all’interno del suo ambiente di vita; il tessitore di una rete che unisce l’utente e la sua famiglia ai servizi sanitari e sociali, nell'intreccio efficienza- efficacia -adeguatezza riducendo i ricoveri ospedalieri e contenendo la spesa sanitaria.

Personalmente mi auguro di vedere istituita il prima possibile su tutto il territorio nazionale questa nuova figura delle cure primarie per un miglioramento continuo del nostro SSN in nome dell’efficacia e dell’efficienza e prevederla in regime di convenzione alla stessa stregua del MMG”.

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