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REDAZIONE. L'Inps, in una circolare indirizzata ai medici fiscali e legali ha chiesto una riduzione delle prognosi. Semplice, meno giorni sta a casa un contribuente, più si risparmierà sulla copertura della malattia. Incentivandoli con l'incremento del 3% degli importi recuperati per effetto della riduzione della prognosi.
I medici non ci stanno. Nelle scorse settimane in parecchi hanno scritto e telefonato all'Ordine professionale di riferimento e sulla questione è scoppiato un caso che ha mobilitato anche i sindacati. L'invito a sminuire la malattia del paziente è un ordine che arriva dall'alto e che offende sia chi sta male, sia chi prescrive i giorni di riposo. Insomma, se uno ha la tonsillite o la febbre o qualsiasi altra patologia non può vedersi ridurre il diritto a guarire. E se dovesse avere una ricaduta, chi ne risponderebbe?
Se l'Inps ha voluto denunciare un'eccessiva generosità nel concedere i giorni di malattia, forse ha scelto la formula peggiore per farlo. «Se l'istituto sostiene che i certificati dei medici fiscali non vadano bene e siano troppo elastici - contestano i camici bianchi - allora sollevi la questione in un'altra formula. In quel caso ci si può mettere attorno a un tavolo e discutere del problema». E si potrebbero scovare i «furbetti del certificato», quelli che riescono a strappare tre giorni in più rispetto al dovuto su malattie o presunte tali, o i medici che concedono troppo facilmente settimane a casa dal lavoro. «Ma ordinare di ridurre le prognosi a priori è come dire che oggi ci sia il 3% delle truffe. È un'offesa ai medici».
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