Lettera aperta di un sindacalista di Nursing Up al presidente Tito Boeri per chiedere consigli su come fare per lavorare fino alla soglia del trapasso terreno.
Presidente Tito Boeri (*),
sono nato nel 1980, e sapere che forse mi toccherà lavorare altri 40 anni prima di riuscire ad andare in pensione è stata una notizia che mi ha raggelato il sangue. Prima di tutto perché lavoro come infermiere: sono dipendente della Città della Salute di Torino, un grande ospedale con un enorme bacino di utenti.
Il personale è limitato, complici i continui tagli alla spesa pubblica, e chi è in servizio è costretto a occuparsi di più mansioni e a prendersi più responsabilità alla volta. Il carico emotivo e fisico che dobbiamo gestire è notevole, anche se, paradossalmente, il nostro non è riconosciuto come lavoro usurante. Spesso, ancora prima dei 40 anni, soffriamo di mal di schiena o di dolori alle articolazioni, o ancora di patologie legate allo stress e riconducibili al lavoro: non riesco davvero a immaginare me e i colleghi, a 74 anni, intenti a occuparci di pazienti che potrebbero avere vent’anni meno di noi.
Da anni sono un dipendente, assunto dopo avere vinto il concorso. Ma, mentre frequentavo l'università, ho lavorato in un call center, in un bar, in una scuola. Mi chiedo quanti siano quelli che hanno avuto la fortuna di poter saltare la gavetta e le occupazioni temporanee, che sicuramente rappresentano una fase di discontinuità contributiva e che, come lei ha previsto, faranno slittare l’età della pensione.
Penso anche ai miei coetanei che, dopo tre o cinque anni di università e magari anche un master, nonostante la buona volontà sono ancora precari (e, tra questi, tantissimi laureati in Infermieristica, magari costretti a trasferirsi all’estero o, se non lo fanno, ad accettare pessime condizioni di lavoro o il demansionamento, con contratti a tempo determinato o in nero). La loro situazione contributiva è sicuramente ancora più svantaggiata, e non voglio immaginare fino a quando saranno costretti ad arrabattarsi fra lavori precari (perché, diciamocelo, a 36 anni, il sogno di un contratto vero, per chi ancora non l’ha avuto, inizia a sfumare per sempre).
Lei dice che «non vuole terrorizzare», ma ci spieghi come possiamo provare a pensare senza terrore al nostro futuro.
Alessandro Actis Perinetto
Infermiere e sindacalista del Nursing Up Torino
(*) Presidente Nazionale INPS.
La missiva era stata pubblicata nei giorni scorsi su: www.vanityfair.it
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