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Editoriale

Ingiustizia sociale

di Giordano Cotichelli

Nella nuova legge di bilancio sono previsti due miliardi per la sanità. Nella sostanza niente di nuovo, anzi un vero e proprio taglio nascosto da un fittizio aumento in quanto, dopo due anni di pandemia e qualche lustro di destrutturazioni, come più volte detto, il SSN o va ripensato e sostenuto con politiche di lungo respiro, o rischia di diventare controproducente specie per i più deboli e bisognosi. Nell’ultimo anno i redditi dei cittadini sono stati ulteriormente erosi dall’aumento della spesa sanitaria privata, per prestazioni e farmaci. Va da sé immaginare come gli “occupabili”, senza reddito da agosto 2023, potranno tutelare la propria salute.

Legge di bilancio, il Fondo sanità cresce di 2 miliardi nel 2023

Ecco, l’ingiustizia sociale si fa sistema in questo paese grazie ad un governicchio cattivo e predatore e a causa anche dei tanti che lo hanno preceduto, non meno nefasti.

Dal prossimo anno aumenteranno le sigarette. Si parla di 0,70 centesimi a pacchetto. In un anno, per un chi fuma 20 sigarette al giorno, la spesa crescerà di 255 euro. Al danno della salute si unirà ulteriormente quello monetario.

Qualcuno potrebbe obiettare che l’alternativa migliore sarebbe quella di smettere di fumare, risparmiando così soldi e benessere. Vero, ma è un rilievo privo di significato.

Smettere di fumare è possibile se si hanno le risorse, culturali, economiche e sociali, per farlo, altrimenti si resta ancor più schiavi della dipendenza da tabacco ed ancor più immiseriti dai suoi costi.

È un dato economico ben conosciuto: aumentare le sigarette non serve sul piano della promozione della salute ed è semplicemente una tassa sui poveri. Una in più, come se già non bastassero le scelte fatte dall’esecutivo in carica.

La manovra di governo varata in questi giorni esprime molti dei temi sbandierati in campagna elettorale, confermandoli e mistificandoli. Nei fatti continua nelle linee di indirizzo del governo Draghi, facile da condannare quando si è all’opposizione, altrettanto facile da riproporre, mascherandolo un po’, quando si è al governo.

D’altro canto, però, qualche contentino elettorale andava pur messo ed ecco uscire fuori una manovra dal fiato corto, che arriva fino ai primi mesi dell’anno e fa finta che questo paese non sia già entrato in una fase economica recessiva grave. Concede qualche spicciolo al ceto medio. Distribuisce irrisori aumenti che alla fine non riusciranno a compensare neanche gli aumenti sulle sigarette.

Rimescola le carte in termini previdenziali proponendo modelli rabberciati o addirittura ignobili. Quota 103 è tarata su una platea molto ristretta di lavoratori e avrà breve durata. Mentre opzione donna viene riproposto ma in termini ristretti e con parametri discutibilissimi: si potrà andare in pensione in relazione al numero dei figli. Non vengono considerate le condizioni di salute, di reddito, di vita sociale dove magari la donna è costretta a lavorare e ad assistere un familiare problematico, ma che non è il proprio figlio.

Arrivano poi le bandierine di partito per millantare qualche promessa elettorale fatta e sostenere quegli elettori già portatori di privilegi. Ecco quindi sconti e condoni, pacche sulle spalle e ammiccamenti a chi dovrebbe pagare tasse eluse o sanzioni monetarie varie. Magari sono gli stessi che possono andare in giro con un bel po’ di contante, fino a 5.000 euro per poter pagare, senza farsi troppi pensieri, in certe situazioni, per certi servizi, a certe persone. Viene da chiedersi, in una fase di profonda recessione economica, chi abbia bisogno di girare con il cash in tasca e, soprattutto, come faccia ad avere tutto quel contante da spendere.

Il sospetto è che ci si trovi di fronte ad un governo piccolo piccolo, pronto però a farsi forte con chi è più debole. Probabilmente anche per motivazioni ideologiche. È il caso del tanto deprecato reddito di cittadinanza su cui buona parte dei partiti hanno impostato la loro campagna elettorale. Risultato finale? L’1% più povero della popolazione, circa 600.000 famiglie, perderà dall’estate prossima l’unica fonte, misera, di sostentamento, nel momento in cui verrà considerata “occupabile”. Mentre buona parte dei paesi europei stanno varando misure di contenimento a favore delle fasce più deboli, nell’italica penisola ci si preoccupa, al contrario, di garantire profitti e privilegi dei più forti.

Togliere il reddito di cittadinanza è un atto politico gratuito e cattivo. I soldi recuperati sono poca cosa in confronto al danno sociale e sanitario cui andranno incontro i soggetti colpiti i quali, nonostante saranno categorizzati come occupabili, non troveranno certo lavoro così, dalla mattina alla sera, per la semplice ragione che il lavoro non c’è. E se c’è, è sottopagato, magari in nero. Aivoglia quanti lavoratori puoi pagare con una mazzetta da 5.000 euro in tasca, non c’è manco da preoccuparsi di rispettare alcun tetto di un salario minimo, perché non esiste.

Nella nuova legge di bilancio sono previsti due miliardi per la sanità. Nella sostanza niente di nuovo, anzi un vero e proprio taglio nascosto da un fittizio aumento in quanto, dopo due anni di pandemia e qualche lustro di destrutturazioni, come più volte detto, il SSN o va ripensato e sostenuto con politiche di lungo respiro, o rischia di diventare controproducente specie per i più deboli e bisognosi.

Nell’ultimo anno i redditi dei cittadini sono stati ulteriormente erosi dall’aumento della spesa sanitaria privata, per prestazioni e farmaci. Va da sé immaginare come gli “occupabili”, senza reddito da agosto 2023, potranno tutelare la propria salute: non lo faranno e basta. Addio quindi a prevenzione, promozione e… tutti quei robi lì tanto, come disse un ministro attualmente in carica, chi ci va più dal medico oggi?

Un quadro prospettico molto brutto. Certo, non si registreranno subito le ricadute sociali di questa guerra di classe a danno di donne e poveri, di studenti che potranno proseguire studi sempre più cari solo se “meritevoli”, in una scuola dove, del resto, non sono stati previsti contributi utili per risanare il depauperamento presente da tempo.

Facile immaginare che la salute degli italiani peggiorerà e che difficilmente potrà avvalersi del sostegno di servizi che continueranno ad essere smembrati e privatizzati, specie da parte di quei satrapi regionali in cerca continuamente di feudi e forzieri da accaparrarsi.

Ecco, l’ingiustizia sociale si fa sistema in questo paese grazie ad un governicchio cattivo e predatore e a causa anche dei tanti che lo hanno preceduto, non meno nefasti. S’impone così la necessità di capire quale potrà essere il proprio ruolo non solo come lavoratore e come cittadino, ma come infermiere e professionista in un Paese in cui il saper essere e saper fare sarà sempre più al servizio di chi è privilegiato, a spese di tutti coloro che saranno lasciati indietro.

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