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Dalla redazione

Influenza 2016, tra le più aggressive degli ultimi anni

di Giuseppe Caldarelli

Sono circa mezzo milione gli italiani caduti nelle trame dell’influenza, ma da qui a fine febbraio l’influenza ne avrà colpiti almeno 5 milioni. Il picco è previsto per gennaio e i medici di base invitano anziani e malati cronici a vaccinarsi (gratuitamente entro il 31 dicembre).

Influenza: virus, malattia e vaccinazioni

L’influenza è una malattia provocata da virus (genere Orthomixovirus), che infettano le vie aeree (naso, gola, polmoni).

È molto contagiosa, perché si trasmette facilmente attraverso goccioline di muco e di saliva, attraverso le gocce di saliva di chi tossisce o starnutisce, anche semplicemente parlando vicino a un’altra persona.

I sintomi possono essere da lievi a severi; i più comuni sono febbre, mal di gola, rinorrea (naso che cola), mialgie e artralgie (dolori ai muscoli e alle articolazioni), cefalea, tosse e malessere generale.

Tipicamente i sintomi iniziano due giorni dopo l’esposizione al virus (periodo di incubazione) e generalmente durano meno di una settimana. Nei bambini si osservano più frequentemente vomito e diarrea, negli anziani debolezza e stato confusionale.

L’influenza costituisce un importante problema di sanità pubblica a causa della ubiquità, contagiosità e variabilità antigenica dei virus influenzali, dell’esistenza di serbatoi animali e delle possibili gravi complicanze.

Frequente motivo di consultazione medica e di ricovero ospedaliero e principale causa di assenza dal lavoro e da scuola, l’influenza è ancora oggi la terza causa di morte in Italia per patologia infettiva, preceduta solo da Aids e tubercolosi.

Da 5 a 8 milioni i soggetti colpiti ogni anno

I dati forniti dal sistema di rilevazione, attivo dal 1999, mostrano un’incidenza media di periodo pari a 3,5 casi per 1000 per settimana per tutta la popolazione e rilevano, per le settimane di picco dell’epidemia influenzale, incidenze variabili da 5 a 14 casi per 1000.

Rapportando tali dati alla popolazione italiana si stima che ogni anno vengano colpiti, in media, circa 5 milioni di soggetti (con circa 8 milioni di soggetti colpiti negli anni di picco).

Alla base dell’epidemiologia dell’influenza vi è la marcata tendenza di tutti i virus influenzali a variare, cioè ad acquisire cambiamenti nelle proteine di superficie che permettono loro di aggirare la barriera costituita dall’immunità presente nella popolazione con esperienza pregressa di infezione; ciò spiega perché l’influenza possa ripetutamente colpire la popolazione e causare ricorrenti epidemie la cui unica prevenzione resta la profilassi vaccinale.

Questo ci spiega, inoltre, perché la vaccinazione va ripetuta annualmente. Sulla base dei dati di laboratorio relativi ai virus circolanti, annualmente l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dà indicazioni sulla composizione del vaccino da utilizzare poi richiamata nell’apposita circolare ministeriale.

I virus influenzali A e B, responsabili di malattia nell’uomo, vanno incontro a frequenti e permanenti cambiamenti del loro assetto genetico, determinando la comparsa di stipiti nuovi dal punto di vista antigenico (mutazioni annuali).

I cambiamenti antigenici cui vanno incontro i virus influenzali possono essere di minore entità, “drift antigenico”; tali cambiamenti sono frequentissimi e portano costantemente alla comparsa di ceppi responsabili delle epidemie influenzali che si susseguono di anno in anno.

Oltre ai cambiamenti minori, i virus influenzali possono subire cambiamenti di maggiore entità, “shifts antigenici”; questi ultimi si verificano, di fatto, solo per i virus di tipo A, non riguardano i virus del tipo B e sono responsabili della comparsa di nuovi sottotipi di virus influenzali con caratteristiche antigeniche molto diverse rispetto ai virus precedenti.

I virus “mutati” sono dotati di potenziale pandemico, cioè della capacità di provocare epidemie estese in breve tempo a tutta la popolazione del globo. Le caratteristiche del tutto nuove rispetto ai virus circolanti, infatti, fanno sì che la popolazione umana non abbia alcuna protezione immunitaria (acquista naturalmente o per effetto della vaccinazione) nei loro confronti.

La trasmissione interumana del virus dell’influenza si può verificare per via aerea, ma anche per via indiretta attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie. Per questo, una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie può giocare un ruolo nel limitare la diffusione dell’influenza.

Recentemente il CDC Europeo ha valutato le evidenze sulle misure di protezione personali (non farmacologiche) utili per ridurre la trasmissione del virus dell’influenza ed ha raccomandato le seguenti azioni:

  • Lavaggio delle mani (in assenza di acqua, uso di gel alcolici) - Fortemente raccomandato
  • Buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani) - Raccomandato
  • Isolamento volontario a casa delle persone con malattie respiratorie e/o febbrili specie in fase iniziale - Raccomandato
  • Uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologia influenzale, quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali) – Raccomandato.

Tali misure si aggiungono a quelle basate sui presidi farmaceutici (vaccinazioni e uso di antivirali).

Informazioni sulle misure non farmaceutiche

Tra i messaggi da includere nella campagna di sensibilizzazione sulla prevenzione dell’influenza emerge l’igiene respiratoria e lavarsi spesso le mani, rimedio utile per ridurre la diffusione dei virus influenzali, così come di altri agenti infettivi, gesto semplice ed economico.

Sebbene tale gesto sia sottovalutato, esso rappresenta sicuramente l’intervento preventivo di prima scelta, ed è pratica riconosciuta - dall’Organizzazione Mondiale della Sanità - tra le più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni anche negli ospedali.

Vaccinazione antinfluenzale

Le finalità della vaccinazione antinfluenzale sono duplici:

  • protezione individuale: la vaccinazione induce una risposta immunitaria che protegge il soggetto dalla malattia. Ciò è particolarmente importante per i soggetti per i quali le complicanze dell’influenza sarebbero particolarmente gravi (ad esempio, soggetti ultra sessantacinquenni e soggetti affetti da particolari malattie);
  • protezione della collettività: la vaccinazione, riducendo il numero dei malati, riduce la diffusione del virus agli altri componenti della collettività e limita la circolazione interumana dei virus.

La prevenzione dell’influenza tramite vaccinazione deve essere oggetto, pertanto, di massima considerazione da parte delle Autorità di sanità pubblica.

L’OMS indica quale obiettivo primario della vaccinazione antinfluenzale la prevenzione delle forme gravi e complicate di influenza e la riduzione della mortalità prematura in gruppi ad aumentato rischio di malattia grave: una strategia vaccinale basata su questi presupposti presenta un favorevole rapporto costo-beneficio e costo-efficacia.

Per ciò che concerne l’individuazione dei gruppi a rischio - rispetto alle epidemie di influenza stagionale - ai quali la vaccinazione va offerta in via preferenziale, esiste una sostanziale concordanza, in ambito europeo, sul fatto che principali destinatari dell’offerta di vaccino antinfluenzale debbano essere le persone di età pari o superiore a 65 anni, nonché le persone di tutte le età con alcune patologie di base che aumentano il rischio di complicazioni a seguito di influenza.

Pertanto, gli obiettivi della campagna vaccinale contro l’influenza sono:

  • riduzione del rischio individuale di malattia, ospedalizzazione e morte
  • riduzione dei costi sociali connessi con morbosità e mortalità

Per ridurre significativamente la morbosità per influenza e le sue complicanze, nonché l’eccesso di mortalità, è necessario raggiungere coperture elevate nei gruppi di popolazione target della vaccinazione, in particolare nei soggetti ad alto rischio di tutte le età.

Il vaccino antinfluenzale è indicato per tutti i soggetti che desiderano evitare la malattia influenzale e che non abbiano specifiche controindicazioni.

Chi, quando e come dovrebbe vaccinarsi

In accordo con gli obiettivi della pianificazione sanitaria nazionale e con il perseguimento degli obiettivi specifici del programma di immunizzazione contro l’influenza, tale vaccinazione viene offerta attivamente e gratuitamente ai soggetti che per le loro condizioni personali corrano un maggior rischio di andare incontro a complicanze nel caso contraggano l’influenza.

Il periodo indicato per la vaccinazione antinfluenzale è, per la nostra situazione climatica e per l’andamento temporale mostrato dalle epidemie influenzali in Italia, quello autunnale, a partire dalla metà di ottobre fino a fine dicembre.

Considerando che la protezione si sviluppa dopo due settimane dall’iniezione e si mantiene per circa sei mesi e che la massima circolazione dei virus influenzali è prevista nei mesi di gennaio e febbraio, il momento migliore per farsi vaccinare va dai primi di novembre a dicembre inoltrato.

Il vaccino viene somministrato con un’iniezione intramuscolo, nella parte superiore del braccio (muscolo deltoide) negli adulti e nel muscolo antero-laterale della coscia nei bambini.

Somministrazione simultanea di più vaccini

Il vaccino antinfluenzale non interferisce con la risposta immune ad altri vaccini inattivati o vivi attenuati.

I soggetti che rientrano nelle categorie indicate possono ricevere, se necessario, il vaccino antinfluenzale contemporaneamente ad altri vaccini, in sedi corporee e con siringhe diverse.

I vaccini antinfluenzali contengono solo virus inattivati o parti di questi, pertanto non possono essere responsabili di infezioni da virus influenzali.

Gli effetti collaterali comuni dopo somministrazione di vaccino antinfluenzale consistono in reazioni locali, quali dolore, eritema, gonfiore nel sito di iniezione. Le reazioni sistemiche comuni includono malessere generale, febbre, mialgie, con esordio da 6 a 12 ore dalla somministrazione della vaccinazione e della durata di 1 o 2 giorni.

Sono stati riferiti, in correlazione temporale con la vaccinazione antinfluenzale, eventi rari quali trombocitopenia, nevralgie, parestesie, disordini neurologici e reazioni allergiche gravi.

La correlazione causale tra la somministrazione di vaccino antinfluenzale e tali eventi non è stata dimostrata. L’identificazione di eventi avversi osservati in soggetti vaccinati è da segnalare nell'ambito del corrente sistema di farmacovigilanza che fa capo all'Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA).

La vaccinazione antinfluenzale rappresenta un mezzo efficace e sicuro per prevenire la malattia e le sue complicanze ed è necessario riconfermare gli obiettivi di copertura già stabiliti dalla pianificazione nazionale (Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale) e individuare tutte le modalità necessarie per il raggiungimento di tali obiettivi, soprattutto quelle utili per il raggiungimento dei gruppi a rischio.

Gli obiettivi di copertura, per tutti i target, sono i seguenti:

  • il 75% come obiettivo minimo perseguibile;
  • il 95% come obiettivo ottimale.

Uso dei farmaci antivirali

Sebbene la vaccinazione antinfluenzale annuale rappresenti la migliore strategia per la prevenzione delle complicanze delle infezioni da virus influenzali, gli antivirali possono essere considerati come ulteriore presidio per la chemioprofilassi e il trattamento dell’influenza.

È importante ricordare che gli antivirali:

  • non sono un’alternativa alla vaccinazione;
  • devono essere sempre assunti su prescrizione e sotto controllo medico;
  • devono essere assunti con tempestività.

Degli antivirali attualmente in commercio in Italia sono autorizzati per l’uso profilattico:

  • amantadina: farmaco indicato per l’influenza causata dai virus di tipo A. L’utilizzo del farmaco è associato ad effetti collaterali e quindi non è raccomandato se non in particolari condizioni;
  • oseltamivir: indicato contro l’influenza A e B e caratterizzato da migliore tollerabilità.

L’efficacia profilattica degli antivirali dipende in modo cruciale dal tempo di somministrazione, che non deve superare le 48 ore dall’esordio dei sintomi. In letteratura è stato descritto che i virus dell’influenza possono acquisire resistenza agli antivirali. Per questo, l’uso profilattico degli antivirali non è raccomandato di routine durante le epidemie stagionali di influenza.

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