"Colleghi, questo a mio avviso non è solo colpa del focus mediatico che hanno messo in luce su questa disgrazia di un codice verde, ma è anche un po colpa nostra."
Carissimi,
volevo condividere con voi un pensiero su quello che è stato trasmesso l'altro giorno su La7 nella trasmissione Tagatà...
Io penso che questi giudizi così denigranti la nostra professione, così (passatemi il termine) deprofessionalizzanti dato che ormai, per alcuni purtroppo, non si può più dire demansionalizzanti.
Questa ignoranza intesa proprio come la mancanza di conoscenza riguardo la nostra professione, questo preconcetto riguardo l'infermiere, di quello che fa o quello che non fa.. La cultura del cittadino che ancora non ha dell'infermiere; infermiere che pianifica gestisce e valuta.
La frase di Cecchi paone chirifica proprio tutto questo "NON HA STUDIATO PER QUESTO" così anche quello della conduttrice "PERCHÉ C'è UN INFERMIERE E NON UN MEDICO AD ACCOGLIERMI?".
Colleghi, questo a mio avviso non è solo colpa del focus mediatico che hanno messo in luce su questa disgrazia di un codice verde, ma è anche un po colpa nostra.
Siamo noi la classe disomogenea, per metà legata al passato e per metà rinnovatrice, siamo noi la classe che poco,ancora, si afferma sul cittadino perché ci soffermiamo troppo dentro quelle 4 mura de nostro reparto, siamo noi la classe che ancora non distingue l'importanza di evolversi, crescere professionalmente, acquisire responsabilità e prestigio rispetto ai dettami del passato, al dogma della piega del letto, al si è sempre fatto così, ad un mansionario che oggi non si chiama più mansionario ma legge 42/99 ma che ancora adesso dopo 17 anni rimane quell'angolo dove ripararsi quando ci fa comodo ad osservare prescrizioni e terapia senza fiatare magari non conoscendo completamente caratteristiche e modi di quello che somministriamo.
Siamo la classe che non sa prendere una decisione sul proprio futuro... Rimanendo in tema di classe, ma con un'altra sfaccettatura mi viene da pensare alla solita disposizione in classe degli alunni, che magari quelli più bravi sono seduti avanti( riferendomi alle nuove generazioni, ricchi di ambizioni e speranze) e quelli un po' scansafatiche dietro(riferendomi agli infermieri più vecchi) incapaci di adattarsi al cambiamento. Incapaci proprio di cambiare.
Ma dove vogliamo andare se questo corso di laurea ha uno dei tassi più alti di ragazzi fuori corso?! Non saranno mica tutti de caproni?!!!
Dove vogliamo andare se ancora per questo "lavoro" devi essere portato?!
Dove vogliamo andare se la gestione degli studenti è nelle mani di quelli che vengono chiamati "tutor" e che il più delle volte è gente incompetente seduta su quella sedia solo per lo stipendio.
Dove vogliamo andare se le diagnosi infermieristiche ci vengono obbligate e non fatte comprendere nella loro importanza. Dove vogliamo andare?
Dicevano i vecchi romani... "Dividi et impera", dividi e governa traduzione molto semplice, per cui risulta più facile gestire pluralità e divisioni che un'unica collettività uguale e identica.
Per non parlare poi del nostro identificativo, l' IPASVI. Quando saremo capaci di muoverci per avere il nostro ORDINE e non più collegio, un unico nostro ordine infermieristico. Quando non saremo più chiamati IP ma solo INFERMIERE?
Quando pretenderemo che l'infermiere laureato specializzato dovrà avere la dirigenza?
Quando la smetteremo di piagnucolare per il nostro stipendio categorizzato fascia D bloccato da anni e toglieremo quella parola "collaboratore professionale?"
Credo che dovremo fare un po tutti un esame di coscienza e non rimanere indignati subito delle accuse che ci vengono mosse.
Credo che avremo tanta strada ancora da fare prima di risponderci a queste mie domande. .
Spero che queste parole siano di riflessione a tutti i miei colleghi
Cordiali saluti
Un vostro collega, Mattia
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