Il sole dà gioia, crea ottimismo, ci rilassa, ci stanca, quella stanchezza sana a cui segue un sonno ristoratore.
Viva il sole.
Ma col tempo, in particolare a chi sta continuamente esposto per motivi lavorativi ma anche voluttuari, può causare danni alla pelle, un invecchiamento della stessa e quel fenomeno chiamato 'Cheratosi attinica'.
Cos'è la cheratosi attinica? Sono manifestazioni della cute che determinano un suo arrossamento e ispessimento, con piccole e multiple aree di aspetto biancastro e crostoso. Colpisce le zone più esposte e in particolare il volto, il cuoio capelluto e la parte volare degli avambracci e delle mani, ma anche quella delle gambe.
Questo normalmente richiede il processo del tempo e quindi è più tipico dell'etè avanzata, salvo che per soggetti geneticamente più predisposti, in cui il fenomeno si può manifestare anche precocemente.
In Italia sono circa 400.000 le persone colpite da cheratosi attinica. In alcuni casi nelle aree di cheratosi attinica, per quanto raramente, possono insorgere processi neoplastici conosciuti col nome di epiteliomi cutanei, che devono essere asportati.
Fino a oggi le terapie erano rappresentate da crioterapia, laserterapia, escissione chirurgica o con dei peeling chimico con Diclofenac sodico gel per 60-90 giorni o Imiquimod gel (Aldara).
Ora arriva un nuovo prodotto di più semplice uso che si applica sulla lesione una volta al giorno per tre giorni.
Il trattamento, solo se consigliato dal vostro medico o da un dermatologo, oltre che determinare una scomparsa delle lesioni, mira a prevenire l'evoluzione verso una possibile cancerizzazione.
Appare utile estendere la terapia alla cute circostante di alcuni millimetri a seconda delle sedi e dei casi.
Ho cercato di capire il meccanismo di azione, ma questo ancora non è stato ben determinato.
Non sono segnalati effetti collaterali e il risultato dura a lungo.
Inoltre la terapia è di breve periodo.
Come per tutti i nuovi farmaci, impariamo a conoscerlo meglio e nelle prime fasi consultiamo lo specialista dermatologo.
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