Lei si sta specializzando nell'assistenza a pazienti con problemi della vista e ha scelto volontariamente e con convinzione di intraprendere l'esperienza estera.
LONDRA. Ha 25 anni e lavora a Londra presso il Moorfields Eye Hospital. Si tratta di Federica Causero, originaria della Romagna, laureatasi in Infermieristica nel 2013 presso l'Università degli Studi di Bologna - Sede di Faenza (RA).
Federica, che ha realizzato una tesi di laurea sul paziente ipocondriaco, è in Inghilterra ormai dal 2014 e si sta specializzando nell'assistenza a pazienti con problematiche delle vista.
A lei abbiamo posto alcune domande. Vediamo cosa ci ha risposto.
Sei stata una delle prima infermiere italiane di nuova generazione a trasferirti in Inghilterra. E' stata una scelta voluta o un obbligo dato dalla mancanza di lavoro in Italia?
Al contrario di molti altri colleghi, la mia decisione di venire a Londra è stata voluta, e non ha niente a che vedere con l’infermieristica, anzi; inizialmente il mio obiettivo era esclusivamente quello di provare un’esperienza nuova, che pensavo sarebbe durata un paio di mesi, nella quale avrei potuto migliorare il mio inglese, trovandomi nel frattempo un lavoretto come cameriera o barista. Speravo, con questa esperienza, di riuscire a chiarirmi le idee su ciò che realmente avrei voluto fare nella vita. Mi spiego: ho attraversato una fase un po’ critica dopo la laurea, nella quale non ero più sicura che il percorso di studi che avevo intrapreso facesse al caso mio, e non mi sentivo pronta ad iniziare a lavorare come infermiera. Una volta a Londra, una serie di eventi ha fatto sì che ritornassi sui miei passi, ed eccomi qua, dopo due anni e 3 mesi, ad esercitare la professione per la quale ho studiato.
Sei partita da sola o ti sei rivolta a dei gruppi organizzati?
Essendo l’idea di lavorare come infermiera inizialmente non contemplata, non mi sono rivolta ad alcun gruppo organizzato: sono partita da sola, senza sapere nulla di ciò che mi sarei trovata davanti una volta arrivata in questa città che per me era totalmente nuova. Col senno di poi mi fa sorridere pensare a quanto fossi sprovveduta all’inizio della mia avventura, ma fa tutto parte del bagaglio di esperienza.
Come è stata l'accoglienza in Inghilterra?
Devo dire che assolutamente non mi posso lamentare: ricordo ancora il giorno in cui arrivai, mai preso una metropolitana in vita mia, non avevo la minima idea di come si facesse ad arrivare all’ostello, e chiedendo informazioni in giro, qualcuno addirittura cercò l’indirizzo su Google Maps per indicarmi la strada. Gli inglesi sono stereotipati come persone fredde, ma io più che alla loro freddezza ho sempre fatto caso alla gentilezza, che si nota dai piccoli gesti come il cedere il posto a sedere sui mezzi pubblici o il chiedere sempre “come stai”. Quando torno in Italia in vacanza, ci rimango quasi male quando, entrando in bar o negozi, baristi e commessi fanno talvolta fatica a salutare. Anche dell’accoglienza sul lavoro non mi posso lamentare; non tanto per quanto riguarda il mio primo lavoro in casa di riposo, quanto più per il mio attuale lavoro al Moorfields Eye Hospital: periodo di induction (una sorta di introduzione al ruolo) della durata di tre settimane, seguito da un periodo di affiancamento in reparto, nel quale tutti i colleghi si sono mostrati incredibilmente disponibili. Alla fine dell’affiancamento, mi sentivo veramente pronta a lavorare per conto mio (che poi per conto mio non ero, perché ha un ruolo fondamentale il lavoro di squadra), mi era ben chiaro quale fosse il mio ruolo e le mie mansioni, cosa che può sembrare scontata, ma vi assicuro che quando si lavora in un Paese straniero non lo è per niente.
Qual era il tuo livello d'inglese iniziale?
Beh, a scuola sono sempre andata bene in inglese, mi sentivo molto sicura sulla grammatica, e pensavo che non avrei avuto problemi. Mi sbagliavo. Appena arrivata, ho capito subito che l’inglese studiato a scuola non c’entrava assolutamente nulla con quello con il quale mi sarei dovuta misurare vivendo in uno Stato in cui era la lingua madre. All’inizio è stato terribilmente difficile, più che altro riuscire a capire quello che la gente mi diceva, anche perché essendo Londra la città multiculturale per eccellenza, ti trovi ad avere a che fare con persone provenienti da tutto il mondo, ognuna con il proprio accento. Inizialmente ero un po’ scoraggiata, mi sembrava un’impresa impossibile sostenere una conversazione. Ma poi arrivi ad un punto che, senza rendertene conto, ti accorgi che ce l’hai fatta. Non saprei dire dopo quanto tempo, ma avviene in automatico. Semplicemente realizzi che riesci a capire quello che ti dicono e a rispondere in modo sensato senza dover prima pensare in italiano. Ed è una sensazione stupenda.
L'Università di Bologna ti ha preparata rispetto alla mancanza di occupazione in Italia e alla possibilità di lavorare all'estero?
In realtà no, anche perché da quel che ricordo, fino all’anno precedente rispetto a quello in cui mi sono laureata io, non era ancora così accentuata la mancanza di lavoro. Magari con contratti svantaggiosi, ma la possibilità di lavorare nella mia zona c’era. Penso che la prima ondata significativa di infermieri neo-laureati disoccupati sia stata quella del mio anno accademico.
Com'è la giornata-tipo dell'Infermiere in Inghilterra?
Basandomi sulla mia esperienza, posso darti due versioni completamente diverse l’una dall’altra. Un infermiere in casa di riposo a inizio turno riceve l’handover (la cosiddetta “consegna”) dal collega del turno di notte, e da quel momento si trova ad essere il responsabile dei pazienti del suo settore, e le mansioni da svolgere durante il giorno sono per lo più la somministrazione della terapia prescritta, l’eventuale medicazione di ferite da decubito, la supervisione sull’operato degli health care assistants (coloro che in Italia chiamiamo comunemente OSS). E, cosa molto importante, la stesura dei Care Plan, ovvero gli obiettivi e interventi relativi a ogni paziente. In Inghilterra è molto importante la documentazione, vige la regola che ciò che non è documentato è come se non fosse stato fatto. La più grande negatività riscontrata nel lavoro in casa di riposo, è che ti trovi a fronteggiare le emergenze da solo, in quanto non hai un team medico e infermieristico che ti supporta. E questa è la differenza maggiore con il mio attuale lavoro in un ospedale pubblico, il Moorfields Eye Hospital. Mi riesce difficile descrivere una “giornata tipo” di un infermiere, in quanto essendo l’ospedale nel quale lavoro estremamente specializzato, probabilmente presenta notevoli differenze rispetto alla “giornata tipo” di un infermiere che esercita in un ospedale generico. Per quanto mi riguarda, lavoro in un reparto “Day Care”, nel quale i pazienti vengono tutti dimessi in giornata (o qualora fosse necessario, vengono trasferiti in un reparto di osservazione nel quale passano la notte). Mi occupo dell’accoglienza e ammissione del paziente, con relativa compilazione della cartella; poi c’è la parte pre-operatoria, con somministrazione di eventuali medicinali prescritti in preparazione all’intervento; e infine il post-operatorio: a seconda delle istruzioni date dal chirurgo che ha eseguito l’intervento, effettuo la dimissione del paziente, con spiegazione delle procedure da seguire nell’immediato e a lungo termine, e l’illustrazione della terapia da seguire (molto spesso costituita da colliri antibiotici e anti-infiammatori). La collaborazione tra infermieri e tra infermieri e medici è molto importante, e devo dire che nel luogo in cui mi trovo a lavorare funziona molto bene. In questo modo viene garantito un buon livello di assistenza al paziente, che generalmente ne esce abbastanza soddisfatto.
Dal punto di vista economico come sono gli stipendi rispetto al costo della vita a Londra?
Di certo uno stipendio base da infermiere Band 5 non ti farà sguazzare nell’oro, considerando che quasi sempre si devono sostenere spese basilari come l’affitto e i trasporti, terribilmente cari se comparati a quelli italiani. Ma se hai voglia di darti da fare, c’è la possibilità di lavorare con contratti Bank (vale a dire fare turni extra rispetto a quelli previsti dal tuo contratto), e questo ti garantisce ulteriori entrate a fine mese. In ogni caso, pur con il mio stipendio base, riesco a condurre una vita più che soddisfacente: divido una casa grande con 4 amici in zona 2, vicinissimo al centro; ho la mia camera da letto molto spaziosa e il mio bagno, pago tutti i mesi un abbonamento mensile alla metropolitana e mi riesco a togliere tutti i miei vizi, come lo shopping, le cene fuori e le uscite serali. Diciamo che non ho bisogno di stare attenta a come spendo i miei soldi.
Che opinione hanno gli Inglesi degli Infermieri Italiani?
Per quanto mi riguarda, ho sempre avuto l’impressione che gli inglesi avessero una buona opinione di noi italiani: siamo abituati a darci da fare e a non tirarci indietro davanti al lavoro; inoltre, durante il nostro corso di studi, normalmente ci viene data una certa indipendenza durante il tirocinio, che ci porta ad essere più preparati rispetto ad infermieri neo-laureati in altri Paesi, nei quali se sei tirocinante puoi esclusivamente osservare il lavoro degli infermieri professionali.
Hai intenzione di restare in Inghilterra o in cuor tuo vorresti tornare in Italia?
Essendo venuta a Londra per scelta, ancora non sento l’esigenza di tornare in Italia. Forse questo è dato dal fatto che, per fortuna, il lavoro che svolgo mi permette di avere molto tempo libero (faccio turni “Long Day”, vale a dire 12,5 ore 3 volte a settimana), e riesco ad andare in vacanza in Italia così spesso che non faccio neanche in tempo a sentirne la mancanza. E in più rimane il fatto che io ho iniziato a lavorare in Inghilterra, in condizioni estremamente diverse da quelle in cui versa l’Italia, e di sicuro molto più vantaggiose; basandomi sui racconti dei miei colleghi che lavorano in Italia, non so se riuscirei a sopportare quei ritmi, onestamente.
Dal punto di vista formativo l'Inghilterra ti offre la possibilità di incrementare la tua preparazione professionale?
Assolutamente sì! Lavoro al Moorfields Eye Hospital da un anno e poco più, e i miei manager mi hanno già offerto di frequentare un master per specializzarmi in oftalmologia a partire da quest’anno accademico. Tutto pagato dall’ospedale. Ho già fatto domanda, quindi se tutto va secondo i piani a settembre mi metterò di nuovo a studiare, con l’obiettivo di diventare Ophtalmic Nurse. In Italia devi ringraziare i datori di lavoro per averti assunto, e devi sottostare alle loro condizioni e sopportare talvolta ingiustizie per non perdere il tuo posto; qua sono i datori di lavoro che ringraziano te per il servizio che dai, e non esitano ad investire su di te anche in termini di denaro, affinché tu possa offrire un servizio ancora migliore. Non so se sono io che sono stata fortunata o se dappertutto qua funziona così, ma ho intenzione di sfruttare tutte le opportunità che questo Paese mi sta dando.
Grazie Federica!
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