Di notte si sentono ancora i loro lamenti in un noto ospedale pediatrico di Milano. Ancora oggi, di notte, quando quelle stanze sono vuote, si possono sentire i loro pianti strazianti. La storia confermata dagli Infermieri del reparto.
MILANO. Stimolato dai vostri precedenti articoli in merito ai fantasmi in ospedale, voglio raccontare delle stranezze che a volte accadono nella clinica pediatrica dove lavoro. Per questioni di privacy ometto il nome della clinica stessa, ma si tratta di uno degli ospedali pediatrici più importanti della città di Milano.
La prima volta che mi trovai alle prese con un fenomeno sovrannaturale fu proprio l’anno in cui mi trasferii presso l’ente ospedaliero, il 2004. Era piena estate e due reparti di degenza, causa ferie, erano stati, come di consueto in questa occasione, accorpati.
Io ero in servizio, durante il turno di notte, al terzo piano della clinica, in una zona della struttura dove sono siti alcuni posti letto di Infettivologia. Ero da solo da quella parte, e per tutta notte ebbi l’impressione di sentire dei pianti strazianti di bambini. La cosa strana era che quelle stanze, in quel momento, non erano occupate da pazienti. Siccome il fenomeno si protrasse per quasi tutta la notte, cominciai a pensare di avere delle allucinazioni auditive.
Così mi recai nell’altra ala del reparto, dove c’era un’anziana collega infermiera, e le raccontai tutto. Mi rispose con assoluta tranquillità, dicendomi che si trattava “dei bambini dell’AIDS”. Negli anni ’80, all’epoca del boom dell’epidemia di AIDS, in quella zona di reparto morirono tantissimi bambini affetti da HIV, figli di madri tossicodipendenti, tra indicibili sofferenze. Ancora oggi, di notte, quando quelle stanze sono vuote, si possono sentire i loro pianti strazianti, questa cosa mi è stata confermata successivamente anche da altre infermiere.
Poi, sempre nello stesso anno, ci fu il caso della “Palla Che Rimbalzava Sul Muro”.
Era autunno, e in clinica era ricoverato un bambino a cui piaceva tantissimo giocare con una palla di gomma, facendola rimbalzare sul muro. Inaspettatamente, le condizioni di quel bambino si aggravarono e nell’arco di pochi giorni morì.
Una notte, un collega infermiere con cui turnavo ebbe una sorta di crisi isterica, dicendomi che si rifiutava di tornare nell’ala dove stava lavorando. Mi disse che, nella stanza dove era stato ricoverato quel bambino, al momento vuota, quella palla continuava a rimbalzare sul muro e rotolare fuori dalla stanza, nonostante lui l’avesse più volte recuperata e rinchiusa in un armadio della stanza stessa. Il fenomeno si ripetè per diverse notti, con altri infermieri, finchè, esasperati, non consegnammo quella palla al personale volontario dell’A.B.I.O., chiedendo di portarla via, fuori dalla clinica.
Ma le cose strane, nel corso degli anni, si sono moltiplicate. Campanelli che suonavano in stanze vuote, rumori strani nei cassetti dei carrelli e nelle stanze adibite a deposito materiali, la sensazione continua di essere osservati…sempre di notte! Per non parlare di un paio di casi clinici, inspiegabili sotto molti punti di vista, tali da aver fatto includere, anche da parte di alcuni medici, e sottovoce, la possibilità che si trattasse di possessioni diaboliche. Casi troppo terrorizzanti e difficili da raccontare in poche righe, per cui mi astengo.
Ma un’ultima cosa, particolarmente inquietante per me, la voglio riportare. Avevo scaricato sul mio smartphone un’app di cui avevo sentito molto parlare. Alcuni l’avevano liquidata come cavolata pazzesca, ma molti l’avevano utilizzata e ne avevano ricavato esperienze spaventose.
Si chiama GHOST RADAR CLASSIC, e dovrebbe essere ancora reperibile sui vari app store. Mosso dalla curiosità, la scaricai sul mio cellulare. Praticamente è un rilevatore di fantasmi, e in più raccoglie voci e parole dall’etere. All’inizio pareva molto instabile, e le parole che riproduceva parevano casuali. Poi, man mano, tutto cominciò ad assumere una sua logica.
Una sera, smontavo dal turno pomeridiano, mi stavo cambiando nello spogliatoio del mio reparto.
Indossavo un anello d’argento che avevo comprato in Tunisia, e me lo ero appena tolto, poiché mi ero procurato una piccola ferita al dito che stava sanguinando. Il mio telefono cominciò a dire le parole ANELLO… SANGUE… DARE… e il rilevatore segnalava almeno quattro presenze fantasmatiche in quello spogliatoio. Seguirono altri episodi non meno inquietanti, ma quello che mi convinse, spaventato, a rimuovere l’app dallo smartphone accadde ancora una volta di notte. Ero da solo in medicheria ed erano all’incirca le tre di notte. All’improvviso, dal mio telefono uscirono tre parole: DOTTORE…MALE…RESPIRO…aggiungo solo che nel mio reparto sono presenti numerosi posti letto per la fibrosi cistica pediatrica, di cui siamo Centro di Riferimento Regionale, e tanti giovani pazienti sono morti nella nostra clinica a causa di questa tremenda malattia…
Domenico Nigro, Infermiere
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