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European Heart Journal, Aggiornamento sulla SCA

di Vladimir Guluta

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COTIGNOLA. In una recente revisione della Sindrome Coronarica Acuta (SCA), il prestigioso giornale European Heart Journal ricorda alcuni elementi chiave della sindrome dovuta ad ischemia miocardica. Clinicamente si presenta con due quadri: angina instabile (AI) e infarto del miocardio (IM). L’aterosclerosi viene considerata oggi una malattia infiammatoria, con ampio coinvolgimento di meccanismi e cellule infiammatorie come i macrofagi ed i linfociti T.

 

La placca responsabile dell’evento clinico presenta trombosi con occlusione completa o parziale del lume della coronaria. In altri casi la placca aterosclerotica mostra
un’emorragia al suo interno che aumenta notevolmente ed in modo violento le dimensioni della placca stessa determinando l’occlusione acuta del lume vascolare. 

La più frequente immagine anatomopatologica riscontrata della SCA è quella di una placca con erosione oppure con il cappuccio rotto coperta da una formazione trombotica. La formazione del trombo è indotta dal contatto del sangue con il materiale contenuto all'interno della placca. Questo materiale è altamente trombogeno ed attivando le piastrine attiva la catena degli eventi che porteranno alla formazione del trombo.

Le lesioni implicate nella SCA sono meno calcifiche rispetto alle placche riscontrate nell'angina stabile. Da questa constatazione istologica deriva la conclusione che il calcio rende la placca più stabile, meno vulnerabile e pronta a fessurarsi o rompersi.

Le placche “vulnerabili” sono quelle pronte a rompersi e scatenare la SCA. La loro identificazione rappresenta oggi uno dei campi di ricerca più ardua, perché ci offrirebbe la possibilità di “curarle”, rendendole meno “infiammate” e vulnerabili. In questo modo si potrebbe impedire la catena di eventi che la loro fessurazione o rottura scatena.

Abbiamo bisogno di nuove modalità diagnostiche in grado di presentarci non solo la localizzazione delle placche aterosclerotiche ma di fornirci la loro immagine “istologica” in grado di arricchire il nostro armamentario di identificazione della placca a rischio di complicanze (fessurazione, rottura, emorragia).

Fonte: http://eurheartj.oxfordjournals.org/content/early/2013/01/29/eurheartj.ehs411.abstract

Dott. Vladimir Guluta
cardiologo presso Maria Cecilia Hospital
Cotignola (RA)

 

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