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Testimonianze

Essere Infermiere: quella lotta tra coscienza, etica e istinto.

di Andrea Valenti

Incidente-stradale

Cosa c'è dietro un incidente stradale? Qual è la reazione di un professionista della salute: preoccuparsi per i colleghi.

Una mattina di giugno, una come tanti, mi sveglio per iniziare il turno mattutino; come di consueto, i social accompagnano silenziosi la colazione (una tazza di latte con dei cereali), quando leggo sul quotidiano locale la notizia di un incidente avvenuto nella notte, la stessa notte passata tra i risultati elettorali comunale e qualche ora di sonno.

Due veicoli coinvolti, sei persone, due i deceduti e quattro i feriti di cui due in condizioni critiche. Il primo pensiero va ai colleghi, gli stessi a cui tra poco più di mezz'ora avrei dovuto dare il cambio in quel reparto di Terapia Intensiva dove passo quasi più tempo che a casa con mia moglie; chissà che nottata avranno passato, penso tra me e me.

Esco e vado verso l'ospedale, poco distante da casa. Dal silenzio dei corridoi la mattina presto entro in Rianimazione ed ecco il solito via vai di colleghi, chi ti guarda con sollievo perché vede la fine di un turno infernale e chi, come me, con espressione sconsolata guarda il vuoto pensando alla mattina che lo aspetta. Poi il rito delle consegne, sul volto dei colleghi la stanchezza di chi non chiude occhio da ventiquattro ore o poco meno e poi via si inizia a lavorare.

Così, senza rendermene conto mi trovo ad assistere una delle vittime dell'incidente stradale avvenuto poco meno di sei ore prima. E' un ragazzo, appena più grande di me, uno di noi, che dopo una serata passata in compagnia tornando a casa si trova improvvisamente davanti un auto contro mano in superstrada, guidata da un coetaneo che sotto effetto di alcol e droghe ha imboccato la carreggiata sbagliata. In quella stessa auto erano morti due altri ragazzi, anche loro poco più che trentenni; non ci penso e mi concentro sul da farsi, ed è così che la mattina vola tra cure igieniche, terapie, esami strumentali.

Nel frattempo, nell'altra area di Terapia Intensiva (a Trieste il reparo di Rianimazione e suddiviso in due aree, ndr) è ricoverato colui che ha causato l'incidente, in gravi condizioni; si vocifera che forse non ce la farà. Chiunque entri in Rianimazione chiede dell'uno e dell'altro e tira un respiro di sollievo quando apprende delle condizioni di fin di vita di quel ragazzo che, conscio della sua incapacità di condurre un automobile, si era messo al volante spezzando l'esistenza di due giovani vite. Lo stesso stato d'animo lo condivido, a maggior ragione dopo che, poche ore dopo, scopro che uno dei ragazzi deceduti lo conoscevo.

Era un volontario di Croce Rossa, un ragazzo normale, con una vita normale; un umile e gentile ragazzo che aveva scelto di regalare il suo tempo libero al prossimo. Ed è in quel momento che nel mio cuore, nel mio cervello inizia una lotta; la lotta tra la coscienza e l'etica lavorativa che mi impone di trattare qualsiasi essere umano nel pieno rispetto del suo stato di persona e l'istinto, quello stesso istinto animale che vorrebbe la stessa fine di quei due giovani innocenti anche per colui che, senza alcun scrupolo, ha deciso di uccidere due malcapitati che si trovavano sulla sua strada.

Ma so che non è possibile, so che il mio dovere, quello di persona e quello di infermiere è assistere tutti in egual maniera; e non perché sia scritto in qualche codice deontologico o in qualche norma, ma perché so che in fondo è giusto così, perché non siamo noi a dover giudicare le azioni altrui. Perché essere infermieri, essere professionisti vuol dire saper gestire anche questo; non solo le varie pompe di infusione, i farmaci, ma vuol dire anche assistere, rianimare e ahimè alle volte salvare la vita anche a coloro i quali la hanno tolta ad altri.

Il mio paziente, il ragazzo coinvolto nell'incidente con molta probabilità ne uscirà, così come anche suo fratello e un'altra ragazza seduti accanto, e forse ce la farà anche il ragazzo che ha causato il tutto. Ed è così che dentro di me continua questa lotta; so già che vincerà il bene, vincerà la coscienza, l'etica e l'educazione impartitimi, ma so che in tutto ciò non esiste giustizia, per lo meno su questa terra.

Sono le due, è finito il turno, mi cambio e stimbro. E la vita va avanti.

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