Oggi sento di essere utile a molti, ai pazienti che curo, ma anche alle case farmaceutiche che mi “garantiscono” la formazione.
leggo con stupore l’articolo su chemioterapia, radioterapia e chirurgia da voi pubblicato.
Lo stupore nasce dalla semplicità con la quale avete deciso di affrontare l’argomento.
Poi ho letto i commenti che sui social hanno accompagnato l’articolo, e mi sono chiesto cosa in realtà si volesse dire in pochi paragrafi.
Chi si ammala di cancro è spesso una vittima, altre volte un attore attivo, altre volte ancora un “interdetto” che non ha il tempo di capire cosa gli sta succedendo.
Lavoro in oncologia da circa 23 anni, e quando diagnostichiamo un tumore, le reazioni che si scatenano non sono mai prevedibili.
Non lo sono mai perché davanti ai nostri occhi c’è un paziente, un familiare o forse due, ma alle loro spalle, in quelle famiglie si scatena una tempesta o addirittura l’inferno durante una normale giornata di sole.
Noi diamo l’anima per curare quelle persone, lavoriamo secondo scienza e coscienza, studiamo la letteratura, discutiamo sulle evidenze la migliore terpia, e poi quando è la fine qualcuno dei nostri pazienti sopravvie, altri muoiono.
Di certo però la nostra vita, quando torniamo dai nostri figli, dalle nostre mogli è cambiata, un pezzo di noi muore ogni giorno.
Leggendo quel “semplice” articolo ho provato stupore, perché mi sono detto “quali sciocchezze pubblicano sul web”, ma poi ho riflettuto, tutto quei commenti, tutta questa rabbia di alcuni lettori e mi sono chiesto perché?
Perché forse è la domanda che dovrei farmi anche io, e che forse oggi più che mai mi pongo:
Perché curiamo le persone? Perché spendiamo tempo e risorse sui farmaci, nelle migliori tecnologie, radioterapia e microchirurgia, perché?
Perché in fondo abbiamo paura, perché fino a quando siamo in salute non diamo il giusto peso ai momenti della vita.
Ed è vero, è ora di cambiare questo paese e questa sanità, mossa spesso dagli interessi economici nel curare le malattie piuttosto che nel prevenirle.
In oltre vent'anni di lavoro, ho partecipato a oltre quaranta convegni in tutta Europa, la formazione mi è sempre stata “garantita” dalle case farmaceutiche, da quei “partner-amici” che passano ore e ore a spiegarmi perché il loro farmaco farebbe la differenza rispetto a un altro.
Mai nessuno mi ha proposto di lavorare sull’alimentazione, mai nessuno parla di prevenzione, mai nessuno sembra interessarsi delle persone.
Io mi sento il primo colpevole, perché quando ho deciso di fare il medico l’ho fatto pensando di aiutare il prossimo, volevo sentirmi utile a qualcuno.
Dopo oltre vent'anni sento di essere utile a molti, ai pazienti che curo, ma anche alle case farmaceutiche che mi “garantiscono” la formazione, a quegl'informatori che gentilmente ti offrono un'ottima cena di pesce.
Oggi vorrei essere utile ai miei figli, guardarli negli occhi e dire loro che aiuto le persone e basta, non altri.
Oggi forse è il caso di rimettersi a studiare, capire cosa favorisce realmente il nascere e lo svilupparsi di una malattia, e poi curarla, e partirò proprio dall’alimentazione.
Dott. L.S. Oncologo
* * *
La ringraziamo per il suo intervento e per il suo pensiero. Condividiamo il fatto che per la cura del cancro il miglior rimedio sia la prevenzione. È questo un argomento molto vasto che va approfondito ulteriormente. L'articolo "incriminato" del nostro Rosario Scotto Di Vetta può dar vita a degli equivoci di fondo o dar fastidio ai poteri forti legati al mondo economico sanitario, ma rileggendolo attentamente si capisce che ci troviamo di fronte a una opinione, a un punto di vista di un collega che è d'accordo con alcuni recenti studi in materia che spesso sono poco conosciuti o peggio ostacolati. Per il resto la ringraziamo nuovamente per il suo contributo e la invitiamo a fornirci ulteriori spunti di approfondimento e di ricerca sul cancro. Buona lettura.
Angelo Riky Del Vecchio
Direttore Nurse24.it
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?