"La sensazione di essere al sicuro nasce dall’esperienza di quella che Bowlby chiama una base sicura cioè dalla presenza di una persona, che interviene (se occorre) a fornire conforto e rassicurazione."
MERGO. Qual è il bene più prezioso da trasmettere ai nostri figli? Come possiamo garantire alla nostra prole dei benefici fisici ed emotivi duraturi, quali la fiducia in se e negli altri?
Quello che J. Bowlby aveva teorizzato è ora ripresentato con forza dalle neuroscienze: Le madri (ma anche altre figure di Attaccamento) possono offrire al proprio figlio il dono di una vita felice.
Se i nostri legami affettivi precoci sono stati saldi e sicuri, se potevamo contare su una persona fidata che è venuta in nostro aiuto in caso di difficoltà ecco che abbiamo ricevuto un dono che dura una vita e possiamo trasmetterlo con più facilità ai nostri figli poiché ne abbiamo fatta esperienza.
La sensazione di essere al sicuro nasce dall’esperienza di quella che Bowlby chiama una base sicura cioè dalla presenza di una persona, che interviene (se occorre) a fornire conforto e rassicurazione.
Negli ultimi anni scienziati come J. Panksepp sono stati in grado di tradurre la teoria dell’attaccamento in cambiamenti concreti che avvengono nel cervello. Si parla di Epigenesi cioè di un’espressione genica dipendente dall’esperienza, in pratica ciò che viviamo può causare l’espressione più o meno marcata di alcuni geni che influenzano comportamenti e sentimenti.
Siamo geneticamente programmati per sintonizzarci sui segnali del nostro piccolo, un nostro sorriso gli provoca gioia, il suo pianto ci procura sofferenza. Se ci allontaniamo lui accorcia le distanze se si allontana lui lo stesso facciamo noi.
Se la mamma è prevedibile e sensibile; riconosce i segnali di richiesta d’aiuto e accorre con prontezza il bambino svilupperà un modello operativo interno di questo tipo: “Sono amabile e gli altri sono affidabili!”.
Ciò che abbiamo sperimentato da bambini poi influenzerà le future relazioni. I modelli operativi interni del self funzioneranno da schemi cognitivi e guideranno il comportamento e organizzeranno le emozioni, i processi di attenzione selettiva, la memoria, la percezione; funzioneranno in pratica come un filtro in grado di modificare l’elaborazione d’informazioni.
Per comprendere quanto sia importante il Legame, consideriamo che il bambino quando vede un pericolo si dirige verso la madre anche passando dal pericolo stesso. Un esempio drammatico è quello del piccolo che attraversa la strada per andare verso il genitore, anche se arriva un’auto tra i due.
Allora non lasciamoci catturare da pensieri e preoccupazioni, l’evoluzione ci mette a disposizione un periodo sensibile (da 8-9 mesi di vita fino a tre anni) per dar corso a un legame sicuro con nostro figlio. Passiamo con lui del “tempo di qualità” cercando di attuare quella sintonia affettiva che ha ben disposto l’evoluzione.
Il più delle volte serve solo seguire quella manina che ci tira la maglia, i nostri bimbi vivono sempre nel presente e se li seguiamo, ci porteranno lontano dalla “tirannia” dei nostri pensieri preoccupati che ci assorbono spesso in ruminazioni eccessive.
Cerchiamo di divenire consapevoli osservandoci dall’esterno, esaminando la nostra esperienza dal fuori senza essere fusi con essa! Facciamo un passo indietro e osserviamo come spesso siamo impegnati a ruminare su contenuti suggeriti dalla nostra mente, invece di essere consapevoli di noi stessi e di nostro figlio, smettiamo di pensare e accogliamo il dono del presente.
“... la caratteristica più importante dell'essere genitori: fornire una base sicura da cui un bambino o un adolescente possa partire per affacciarsi al mondo esterno e a cui possa ritornare sapendo che sarà il benvenuto, nutrito sul piano fisico ed emotivo, confortato se triste, rassicurato se spaventato ... in sostanza questo ruolo consiste nell'essere disponibili, pronti a rispondere quando chiamati in causa, per incoraggiare e dare assistenza, ma intervenendo attivamente SOLO QUANDO E' CHIARAMENTE NECESSARIO." (J. Bowlby)
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