Lo sfogo di una ventenne che sogna di lavorare nel campo infermieristico e che propone al suo Ateneo, quello di Firenze, di "svecchiarsi" un po'.
FIRENZE. E' una delle studentesse del primo anno del Corso di laurea in Infermieristica dell'Università degli Studi di Firenze e sogna di diventare una brava nurse. Si tratta di Claudia (il nome è di fantasia), allieva ventenne proveniente da un piccolo centro della Valle dell'Arno. Ieri ci ha scritto parlandoci dei "Figli di..." e ha sollevato non poche polemiche.
L'abbiamo intervistata, vediamo cosa ci ha raccontato.
Hai sollevato il caso dei "Figli di...". Credi veramente che l'Università faccia dei favoritismi?
Assolutamente sì, almeno per quanto riguarda il mio Corso di Laurea! Basta pensare che in sede di appello alcuni docenti hanno chiesto agli studenti se fossero il figlio di… ovviamente chi era “figlio di…” non vi sto manco a dire che ovviamente avendo questi docenti rapporti di amicizia/lavorativi con i genitori di quello studente, quest’ultimo se n usciva fiero con un bel 29-30 senza aver aperto bocca. Inoltre durante la mia ultima esperienza di tirocinio i “figli di..” sono stati avvantaggiati sulla valutazione finale perché si presentavano con il nome/ruolo del genitore, fosse esso medico o infermiere. Durante i laboratori tante volte capita che non vogliano partecipare “perche loro sono figli di…” e dunque lo sanno già fare o si rifiutano di fare una cosa che a loro appare così banale e scontata come la medicazione di lesioni da decubito o l’inserimento di un CVP. Questi atteggiamenti di favoritismi fatti da futuri colleghi o docenti, che dovrebbero insegnarci il vero valore della professione mi stanno facendo capire quanto ci sia da modificare proprio dalle radici questo sistema, poiché è da lì, dalle radici, che dobbiamo ripartire se vogliamo valorizzare la nostra professione. Non dai cognomi e dai favoritismi, questo creerà soltanto infermieri incapaci e pericolosi per i pazienti. I veri infermieri, sono quelli dotati di una buona manciata di pazienza, sana umiltà, sono quelli che si sentono ripagati dal follow-up del paziente che seguono, da un “grazie”, da un sorriso.
Credi che l'Università italiana sia preparata rispetto all'avvento dei social-media?
Credo che l’Università Italiana non sia ancora pronta per l’avvento dei social media, basta pensare che la mia Università ancora ha l’obbligo di frequenza e di firma al 70%. Questo rappresenterebbe una svolta cruciale nel metodo di apprendimento e abbatterebbe le barriere, andando oltre i limiti delle cattedre e dei banchi universitari; infatti attraverso i social media si potrebbe arrivare a tantissimi ragazzi che non possono presentarsi sui banchi universitari a causa di problemi lavorativi, di salute o legati alla giustizia. Credo veramente che si potrebbe arrivare negli ospedali, nelle case, nei carceri e fornire ai ragazzi una preparazione per ripartire proprio da lì; dalla cultura.
Com'è stata la selezione per accedere al corso di Infermieristica?
Il test di ingresso era comune a tutte le professioni sanitarie dell’Ateneo, ma la preparazione fornita dalle scuole superiori (avevo frequentato il liceo linguistico) sapevo già da amici che non si sarebbe rivelata efficace. Dunque dal giorno dopo l’esame di maturità ho studiato per il test di ingresso, che si è rivelato abbastanza impegnativo. Conosco tanti amici che non lo hanno superato, eppure hanno studiato tutta l’estate. Se l’Italia avesse veramente bisogno di laureati in professioni sanitarie di adopererebbe per cercare un metodo di selezione diverso. No è più concepibile nel 2016 che un ragazzo/a che vuole inseguire un sogno, non possa farlo.
L'Università ti sta preparando rispetto al mondo del lavoro dopo la laurea e nel campo della libera professione infermieristica?
Mi sta preparando sicuramente al mondo del lavoro post laurea in reparto o in ambito territoriale, ma non a quello della libera professione, di cui manco si accenna l’esistenza nei piani di studio universitari.
L'offerta didattica dell'Università ti sembra adeguata alle esigenze degli studenti moderni?
L’offerta didattica sembra un po’ “passata”; gli studenti di oggi vorrebbero infatti specializzarsi in determinati campi già con la laurea triennale. Inoltre ci sono insegnamenti che andrebbero benissimo per una Laurea in lettere o in filosofia, che hanno un certo peso in CFU, che potrebbero essere ricollocati per permettere allo studente ulteriori esperienze di tirocinio. Infine credo che proprio perché ad oggi si debba conoscere ogni realtà in cui si esercita la professione infermieristica, le esperienze di tirocinio debbano essere maggiorate sia qualitativamente che quantitativamente e svolte in tutte le realtà (ambito territoriale, medico, chirurgico, emergenza-urgenza).
Grazie Claudia!
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?