Attualmente non lavora, ma inizierà a breve un tirocinio volontario in un reparto di pediatria. L'abbiamo intervistata.
AGRIGENTO. Claudia Airò, 23 anni, neo-Infermiera Pediatrica, ha un sogno nel cassetto: "vorrei lavorare all'estero, in Sicilia è difficile trovare occupazione, anche se la amo perché ci sono nata e perché mi ha formata!".
La nostra interlocutrice si è laureata nel novembre 2015 presso l'Università di Messina discutendo una impegnativa tesi su "Il pattern di Brugada: importanza della corretta registrazione dell'ECG ai fini diagnostici", relata da Maria Pia Calabrò, docente di Cardiologia pediatrica.
Claudia attualmente non lavora, ma inizierà a breve un tirocinio volontario in un reparto di pediatria di un ospedale in provincia di Agrigento (dove vive), della durata di 6 mesi.
Come mai hai scelto di diventare Infermiera Pediatrica?
Non mi vergogno a dire che almeno inizialmente la facoltà di Infermieristica era un ripiego, volevo fare, e forse una parte di me lo vuole ancora, la pediatra e questo ovviamente ha influenzato la mia scelta sulla facoltà. ma questo non è l'unico motivo per cui ho preferito dedicarmi alla pediatria anche come infermiera, io amo i bambini e la mia certezza era che avrei fatto un lavoro che mi avrebbe messo a contatto con loro.
La tua tesi si occupa di un problema importante che mette a rischio la vita del neonato o del bambino. Cosa fa una infermiera di fronte a questi casi?
La mia tesi si è concentrata su quanto importante sia la registrazione del tracciato elettrocardiografico e come oggi, più che mai, questo compito sia sempre più eseguito autonomamente dal personale infermieristico che non si deve limitare solo ed esclusivamente a una sistemazione, come dire, meccanica, degli elettrodi ma che, attraverso un'adeguata preparazione deve essere in grado di captare segnali anomali di ciò che registra per poi evidenziarli al medico cardiologo. nello specifico caso del pattern come ho scritto nella mia tesi l'infermiere deve assicurare sostegno psicologico alla famiglia che ha ricevuto la diagnosi, fare educazione sanitaria (è di assoluta importanza che i piccoli portatori di questa condizioni non raggiungano mai temperature elevate) e consegnare ai genitori una "lista" di farmaci potenzialmente a rischio per questi bambini.
In Italia c'è sempre meno lavoro per gli Infermieri Pediatrici. Hai mai pensato di lasciare la Sicilia per cercare lavoro all'estero?
Si, è vero nonostante la Sicilia mi abbia formata mi fa capire che devo andare via, ho pensato all'estero ne ho sentito parlare anche da colleghi , ma per adesso non è tra le mie opzioni, ho deciso di continuare il mio percorso di studi intraprendendo, spero presto, la laurea magistrale.
Ti sei trovata mai ad affrontare la morte durante i tuoi tirocini clinici? L'Università ti ha offerto un supporto psicologico?
No, non ho mai affrontato la morte di un piccolo paziente, nemmeno quando ho prestato servizio in TIN. Nè delle mie colleghe ci siamo trovate di fronte a decessi ma sicuramente l'università fornisce supporto in questi casi.
La Federazione nazionale dei Collegi Ipasvi e il collegio della tua provincia sostengono secondo te gli infermieri pediatrici?
La risposta è assolutamente NO, l'IPASVI e mi rammarico a dire questo non ci vede nemmeno come infermieri ma come vigilitrici d'infanzia, quindi se non ci considera infermieri è difficile che ci tuteli, da questo fronte sono parecchio delusa, prova tangente è la quasi totale assenza di concorsi per noi infermieri pediatrici anche da parte di strutture prettamente pediatriche come ad esempio il MEYER di Firenze, ritengo che l'IPASVI dovrebbe intervenire anche in questo senso, ma forse l'idea di creare un albo totalmente diverso per gli infermieri pediatrici adesso non mi sembra più tanto assurdo.
Grazie Claudia!
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