Lettera aperta alla conduttrice Tiziana Panella per le sue gravi affermazioni a Tagada'.
GENOVA. Continuano le proteste per le affermazioni della giornalista di La7, Tiziana Panella, che ha ridicolizzato il lavoro degli Infermieri al Triage del Pronto Soccorso.
Tra le tante missive indirizzate alla Panella ne abbiamo selezionata una di Marco Briganti, infermiere e dirigente presso l'Ospedale Galliera di Genova. Vediamo di cosa parla.
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Ho assistito ieri, purtroppo, alla puntata della trasmissione da lei condotta (Tagadà) e devo dire che l'indignazione che ne ho ricavato è infinita. Indignazione come cittadino, come infermiere (con ventanni di esperienza in Pronto Soccorso e quindi di triage) e come clinical risk manager.
Due cose devo anticipare. La prima è il rispetto del dolore per la signora che ha perso il marito. La comprensione per la tragedia umana deve essere sempre al primo posto quando si parla di eventi simili. La seconda è che queste mie righe non vogliono escludere assolutamente che possa essersi verificato un errore da parte dell'infermiere di triage o di altri membri dell'equipe sanitaria che sono intervenuti nel percorso, ahime infausto, del paziente.
Detto questo mi sento di invitarla alla vergogna per la modalità unilaterale con la quale ha impostato la parte di trasmissione relativa al fatto in oggetto. Quando parlate voi “giornalisti” di malasanità con tanta leggerezza, dovreste pensare a quando voi fate “malainformazione” e, mi creda, molto più frequentemente di quanto avvenga in sanità. La differenza che nel vostro caso si parla di volontarietà, in quanto dare un taglio criminalizzante e svilente al sistema sanitario paga, in termini di ascolti e di spettacolarizzazione. Mettiamoci inoltre che sparare sulla categoria professionale degli infermieri è molto più “sicuro” che farlo su altre (e questo è fondamentalmente colpa nostra!!!).
Io mi chiedo come si possa analizzare un evento, come da lei fatto, senza avere la minima conoscenza da parte del tema e, ancor più grave, non coinvolgendo neppure un esperto della materia. Se questa si chiama informazione allora non mi stupisco più di come questo paese stia andando a rotoli. Quanto dico è dimostrato ad esempio da quanto affermato da lei ("non vorrei mai essere accolta da un infermiere in pronto soccorso") o dall'ancor più delirante affermazione del genio Cecchi Paone ("l'infermiere non ha studiato per fare questo").
Allora giusto per chiarire un po' le sue idee in merito, poche e molto confuse mi consenta, e ai suoi “illustri” invitati alla trasmissione, come infermiere vorrei comunicarle che il triage è una funzione che ha l'obiettivo di accogliere il paziente in Pronto Soccorso e attribuirgli un codice di priorità che deriva dalla gravità delle sue condizioni, e principalmente dalla presenza o meno di pericolo di vita imminente e quindi dalla differibilità delle cure e dell'assistenza (in questo senso anche il medico intervistato nel vostro servizio ha detto una emerita “boiata”). Questo avviene in tutto il mondo e, sempre in tutto il mondo, questa attività è svolta da un infermiere. In Italia poi esiste una normativa specifica in materia (a partire dal DPR del 27 marzo 1992) che attribuisce questo ruolo all'infemiere. All'infermiere però che, alla formazione di base (laurea) deve, recita la legge, aggiungere almeno sei mesi di attività in Pronto Soccorso e una formazione specifica. L'obiettivo del triage non è fare diagnosi, è questa è la motivazione per cui non “deve” essere un medico a svolgere questa funzione, che culturalmente andrebbe verso un'altra direzione, perdendo però di vista una caratteristiche fondamentale del triage, la rapidità.
Come clinical risk manager poi, vorrei metterla al corrente che qualsiasi operatore sanitario (medico, infermiere, ostetrica, tecnico sanitario, ecc.) può andare incontro ad un errore come qualsiasi essere umano e qualsiasi altro lavoratore (dall'ingegnere all'imbianchino, dall'astronauta al giornalista.......... appunto). E non lo fa certo, di norma, volontariamente (ecco perchè malasanità è un termine assolutamente incongruo e fuorviante). In tutto il mondo (eggià) questo è un problema ben noto e la gestione del rischio clinico è una delle attività di supporto a quella clinica più importante e strategica negli ospedali (se si informasse maggiormente saprebbe di più sull'argomento che invece è stato completamente ignorato nella sua trasmissione). Esistono inoltre, in medicina, eventi cosiddetti “imprevisti ed imprevedibili”, che in quanto tali lasciano poco margine di azione (e questa possibilità un giornalista equanime avrebbe dovuto evidenziarla!!!).
Concludo sperando che queste mie parole le servano per migliorare il suo approccio alla cronaca e per dissuadermi dal pensare che la sua illustre “collega” Oriana Fallaci avesse ragione quando vi definiva “pennivendoli”. Le auguro inoltre, nel caso sfortunato lei dovesse aver bisogno di un Pronto Soccorso, di essere accolta da un infermiere di triage preparato ed esperto.
Nel frattempo inoltrerò queste righe alla Federazione Nazionale dei Collegi degli Infermieri. Cordialmente.
Marco Briganti, Infermiere Clinical Risk Manager
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