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editoriale

23 Maggio: piccolo pensiero per dei grandi Uomini

di Carlo Leardi

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MATERA. Un'immagine che non dimenticherò mai: ero poco meno che adolescente e ricordo ancora quel telegiornale "strano", con il sottotitolo "edizione straordinaria". Immagini che parevano provenire da un paese in guerra e forse era proprio così, ma a quell'età non riuscivo a percepirlo.

Ricordo ancora la folla che gremiva la chiesa durante i funerali, le alte cariche dello Stato che presenziavano, le mogli, i colleghi e gli amici degli uomini della scorta che piangevano straziati dal dolore.

 

Parole, tante, troppe parole: di cordoglio, di stima, di affetto, e promesse, prima tra tutte quella che non sarebbe accaduto mai più nulla del genere.

 

Poche settimane dopo, altre vite furono spezzate, in un modo altrettanto barbaro, e la scena si presentò nuovamente, in tutta la sua brutalità.

 

Ricordo anche le lacrime che solcarono il mio volto quando, anni dopo, durante una assemblea di istituto al liceo, fu proiettato il film che ripercorreva la vita dei due magistrati e degli uomini e delle donne della loro scorta, e il lungo applauso che tutti noi studenti facemmo mentre ci alzavamo in piedi, per onorare la memoria di Martiri caduti per una Causa grande, così grande da meritare un sacrificio di vite umane.

 

Quel ricordo provoca ancora in me un senso di commozione, soprattutto perché compresi allora come dei ragazzi adolescenti avessero già capito quali fossero gli Eroi e quale fosse il cancro contro cui questi ultimi avevano deciso di combattere fino al sacrificio estremo.

 

Li vollero morti, ma fallirono, poiché li resero immortali.

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