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Bisfenolo-A nella plastica +80% rischi aborto

di Redazione

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REDAZIONE.  Sos per le future mamme che consumano cibi in contenitori di plastica: ad essere sotto accusa è il bisfenolo-A (Bpa), sostanza chimica comunemente contenuta in pacchetti, incartamenti e scatolette, già nota per la sua tossicità. Il nuovo allarme arriva dagli Stati Uniti dove, secondo uno studio, alte concentrazioni della molecola tossica nel sangue della donna incinta accrescono il rischio di aborto dell'80%. In realtà, perché la molecola entri in circolazione è sufficiente il contatto con il materiale incriminato: per chi è in dolce attesa dunque, bollino rosso sui cibi preconfezionati e sulle classiche bottiglie in plastica dimenticate al sole. Lo studio è stato presentato a Boston in occasione della conferenza annuale dell''American Society for reproductive Medicine' (Asrm).

 

Poco più di 2 anni fa una direttiva europea bandiva la produzione di biberon contenenti la molecola tossica, ma a quanto pare la sostanza chimica è pericolosa per il bimbo ancora prima che venga al mondo. I ricercatori della Stanford University negli Stati Uniti hanno esaminato 114 donne incinte, e hanno visto che per quelle che avevano elevati livelli di Bpa nel sangue il rischio di aborto era aumentato dell'80% rispetto al normale.

 

In particolare è sconsigliato il consumo di cibi scaldati nei contenitori di plastica perché la molecola si disperde molto più rapidamente a elevate temperature, e per lo stesso motivo anche la classica bottiglia d'acqua che rimane troppo tempo al sole va evitata. "Non bisogna lasciare le bottiglie d'acqua in auto sotto il sole, afferma Linda Giudice, presidente dell'Asrm, perché gli studi dimostrano che la concentrazione di Bpa aumenta di circa 1000 volte in queste condizioni".

 

Anche lo shopping figurerebbe sulla lista nera delle cose da fare per una donna incinta: i registratori di cassa sono codificati con una resina contenente Bpa, e la sostanza tossica si può trovare anche sugli scontrini, dunque "meglio evitarli" il più possibile, secondo gli esperti.

 

Se il bambino non è ancora stato concepito, ma rientra tra i progetti a breve termine della coppia, anche l'uomo è richiamato all'ordine: sono banditi plastica e derivati, ma gli agenti chimici incriminati questa volta non sono i bisfenoli ma gli ftalati, almeno secondo un altro studio presentato a Boston, condotto dallo Us National Institute of Child Health and Human Development.

 

I ricercatori americani questa volta hanno esaminato 500 coppie e le hanno monitorate per un periodo di 12 mesi. A quanto pare per gli uomini che presentavano elevati livelli di ftalati nel sangue la probabilità di fecondare la propria compagna risulta diminuita del 20% rispetto alla norma. Si pensa che le molecole tossiche contenute in plastiche e materiali affini alterino gli ormoni nell'uomo, ma non provocherebbero lo stesso effetto nelle donne. Gli scienziati si dicono consapevoli dell'impossibilità di evitare ogni contatto con questa sostanza, utilizzata negli imballaggi in plastica, scatolame e ricevute, ma suggeriscono di limitare l'esposizione.

(Fonte AdnKronos Salute)

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