Il Collegio provinciale mette in discussione il Codice Deontologico. Il Presidente Carlotti, “Demansionati in maniera continuativa, con la complicità dei vertici”.
PISA. E ora è ufficiale. Gli infermieri di Pisa contro l’ordine nazionale della professione, la Federazione nazionale Ipasvi: il Consiglio Provinciale mette in discussione il Codice Deontologico, valutando l’idea di non applicare l’articolo 49 “che – spiega il Presidente del Consiglio Ipasvi di Pisa Emiliano Carlotti - legittima di fatto il demansionamento continuativo degli infermieri, prescrivendo loro di coprire qualsiasi tipo di disservizio o lacuna nell’assistenza sanitaria attraverso il meccanismo della compensanzione”.
Una vera e propria dichiarazione di guerra contro l’Ipasvi nazionale, il quale ha risposto minacciando sanzioni disciplinari verso i componenti del collegio pisano.
E non è tutto, da voci di corridoio si parla liberamente di commissariamento della sede pisana per quello che è ritenuto un vero e proprio ammutinamento che lederebbe l'immagine degli Infermieri a livello nazionale e che creerebbe ancora una volta confusione tra i colleghi che attendono da anni l'istituzione dell'Ordine Professionale e di fatto la chiusura/trasformazione dei Collegi provinciali.
“Rivendichiamo il diritto di esprimere la nostra opinione su un Codice Deontologico ormai datato – dichiara Carlotti - che rischia di produrre pesanti storture, accentuando le carenze strutturali del sistema sanitario e i costanti disagi subiti dalla categoria, con la complicità dei vertici”.
“Scriveremo un nuovo Codice – va avanti il Presidente del Collegio pisano – e lo porteremo all’attenzione dell’Ipasvi nazionale”.
“Il dibattito non può più attendere – prosegue Carlotti - in quanto gli effetti di questo articolo si ripercuotono sui pazienti: in ultima analisi sono loro a subire le conseguenze di un meccanismo, quello della compensazione, che legittima lo sfruttamento indiscriminato degli infermieri a scapito della qualità del servizio”.
“Il Collegio Ipasvi e la Federazione nazionale – sintetizza Emiliano Carlotti - sono la nostra casa professionale, il luogo dove discutere, confrontarsi e prendere decisioni. Siamo stati eletti con la promessa di portare il metodo partecipativo all’interno della politica professionale e siamo sempre più convinti che un Codice Deontologico degno di questo nome sia tale solo se recepisce le istanze condivise della professione. Non è più il tempo di ristrettissime commissioni nominate dall’alto che mettono tutti di fronte a un fatto compiuto”. Il dibattito è aperto, la battaglia è appena cominciata.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?