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Alzheimer: l'attività fisica può aiutare

di Alberto Ravaioli

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Che l'attività fisica fatta con giudizio sia foriera di risultati favorevoli alla salute e alla maggiore longevità è un dato ormai certo in letteratura.

 

 


Che l'attività fisica possa anche aiutare a combattere l'Alzheimer è altrettanto descritto.

 


Ma un recente lavoro pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience ha dimostrato che l'attività fisica in persone con rischio generico genetico di Morbo di Alzheimer (nella sostanza un rischio lievemente maggiore) tende a preservare il volume dell'ippocampo e a rallentare la tendenza all'atrofia.

 


L'ippocampo è una regione del cervello atta a preservare la memoria e l'orientamento spaziale, risulta la prima area del cervello ad essere colpita nell'Alzheimer.

 


Nello studio il rischio genetico è stato classificato sulla base della presenza nei cromosomi della lipoproteina E-epsilon (APOE-epsolon 4), che caratterizza la genetica dell'Alzheimer, e si è visto che l'attività fisica sostenuta (3-4 volte a settimana) mantiene la morfologia dell'ippocampo che altrimenti tende a diminuire di volume.

 


Quindi avanti con l'attività fisica e con quella mentale: sono alcuni dei segreti dell'anti-aging e per il rallentamento dell'invecchiamento.

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