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di Redazione

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Ecco due storie rielaborate da Muzio Stornelli che inquadrano perfettamente qual era e qual è lo stile assistenziale in molte realtà del mondo. Tra lesioni, pazienti legati e maltrattamenti psicologici.

Il caso di David Bennett (1960-1998)


David Bennett era un ragazzo di origine Jamaicana, trasferitosi nel Regno Unito nel 1968, nella città di Peterborough, dove il padre lavorava come ingegnere, per la London Brick Company.

David all’età di 20 anni sviluppa i primi sintomi di una malattia mentale, con disturbi del comportamento; il suo medico gli prescrive sonniferi, ma non sembra preoccupato per il paziente. In seguito tra il 1980 ed il 1984, vengono registrati almeno due ricoveri nell’ospedale di Peterborough.

David soffre di Schizofrenia.

Negli anni successivi David non ha una vita facile, poiché viene arrestato per reati minori, condannato nel 1985 a sei mesi di reclusione, durante i quali viene continuamente sottoposto ad insulti a sfondo razzista.

Nel 1998, ricoverato presso una struttura psichiatrica, David rimane coinvolto in un incidente con un altro paziente; a seguito di tale evento, si decide di trasferire il ragazzo in un altro reparto di degenza.

In seguito però David continua a manifestare segni di irrequietezza, a tal punto che colpisce un infermiere. Proprio a seguito di questo gesto avviene l’irreparabile. Subito dopo viene contenuto da 5 operatori sanitari, i quali dopo averlo bloccato, lo mettono in posizione prona, con la faccia verso il pavimento. Durante la colluttazione David viene colpito da un arresto cardiaco e muore.

Dalle indagini emerse che 5 infermieri erano troppi per quel tipo di procedura; inoltre le lesioni subite dal paziente furono dovute “ad un eccesso di pressione in uso”.

Il caso di Jeffrey James


Jeffrey James viveva a Toronto in Canada. La sua vita era stata costernata di innumerevoli reati a sfondo sessuale: purtroppo soffriva di Schizofrenia, che lo portava a compiere atti sessuali in luogo pubblico, a volte anche coinvolgendo le passanti. Nonostante avesse ricevuto molte cure mediche, l’otto luglio del 2005 (ai tempi era già ricoverato in una struttura sanitaria di tipo psichiatrico), fu notato compiere attività di autoerotismo, ragion per cui si decise di trasferirlo in una stanza di isolamento. Per cinque giorni e mezzo, Jeffrey venne “gravemente” contenuto, utilizzando presidi meccanici e ricorrendo anche e soprattutto a contenzione farmacologica.

Durante quel periodo, circa 40 diversi infermieri condussero attività di osservazione continua nei confronti del paziente James. Al termine di questo lungo periodo di contenzione, Jeffrey James chiede di essere “slegato” in modo da poter fare una doccia.

Dopo una riunione si decide di rimuovere la contenzione, far sedere il paziente per cinque minuti ed infine accompagnarlo in bagno. Il gruppo di infermieri in quel momento in turno inizia la procedura: gradualmente il paziente viene invitato a camminare (dopo che era stato seduto alcuni minuti su una sedia), ma compiuti 15-20 passi, il detenuto sviene, va in arresto cardiorespiratorio e, nonostante le cure mediche precoci, il giorno 13 luglio 2005 alle ore 17:18 muore al Pronto Soccorso del Western Hospital di Toronto.

Alcuni giorni dopo il Coroner diffonde il suo rapporto:

  • Causa della morte: Tromboembolia Polmonare in un uomo sottoposto a contenzione farmacologica.


Un ulteriore considerazione è stata la seguente:

James2

 

durante il periodo di contenzione del sig. Jeffrey James, circa 40 “diversi” infermieri hanno condotto osservazioni ogni due ore, per monitorare il suo stato. L’opportunità di osservare ed apprezzare sottili cambiamenti nello stato psico-fisico del paziente, da parte di un piccolo gruppo di infermieri, avrebbe forse evitato la morte dello stesso, in quanto sarebbe stato più facile trasferire le informazioni relative allo stato del malato.

di Muzio Stornelli

Infermiere Coordinatore.

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