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testimonianze

Come ogni mattina

di Francesco Petrosino

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Come ogni mattina mi avvio verso il mio piccolo e stretto ufficio, e per abitudine lancio sempre uno sguardo nelle stanze di degenza, una ad una. Lo vedo lì, è nuovo, letto aggiunto, fermo nel suo giaciglio, lo sguardo rivolto verso la finestra, oltre di essa, nel vuoto.

E' fermo, e rannicchiato, solo. Lo guardo e dico ai colleghi, Ripasso a fargli la barba!

 

Così, senza un motivo, non mi piace vederlo con quella barba incolta, mi da un senso di sporco, non lo conosco ma non mi piace vederlo in quel modo.

Sbrigo le mie faccende mattutine, passa sì e no un'ora, rifaccio il cammino a ritroso, noto la porta chiusa; apro, ed i miei colleghi sono intorno a lui, ma non per curare la sua igiene, ma per constatarne l'improvviso decesso.

 

Resto bloccato lì davanti e nella mia testa mi passa una strana sensazione, forse non se ne è andato così all'improvviso, mi aveva chiesto di radergli quella indecorosa barba. Prendo la schiuma, il rasoio monouso, vado da lui.

 

Comincio a massaggiargli il viso con acqua calda, a passargli la schiuma su quelle rughe ancora più evidenti, comincio a far scorrere la lama, piano piano. Qualche piccolo taglio, esangue. Lo ricompongo. Non lo conoscevo, ma adesso è pulito e pronto.

 

Arriva la figlia, le comunico che il suo papà purtroppo ci ha lasciati e la accompagno. Al suo capezzale lo guarda, gli carezza il viso. Mi guarda, mi dice grazie.

 

Come ogni mattina mi avvio verso il mio piccolo e stretto ufficio, e per abitudine lancio sempre uno sguardo nelle stanze di degenza, una ad una.

 

Lo vedo lì, è nuovo, letto aggiunto, nervoso, si gira e si rigira. Lo osservo intrecciarsi con i fili del monitor e delle flebo. Non lo ho mai visto prima, ma devo ritornare da lui. Sbrigo le mie faccende mattutine, passa sì e no un'ora, rifaccio il cammino a ritroso, mi presento. E' nervoso, non so cosa abbia. Gli dico che se vuole la barba gliela faccio io.

 

Mi osserva, muto un attimo come per chiedersi come mai sapessi quella cosa, poi mi risponde, Sì, grazie.

 

Bradicardico, gli hanno imposto di non lasciare il suo letto. Io odio guardarmi allo specchio con quell'inizio di barba, lui odia sentire sotto le dita che percorrono i solchi del suo viso quella barba incolta. Prendo la schiuma, il rasoio monouso, vado da lui.

 

E' un uomo distinto, imbarazzato in quel momento, ma si affida alle mani del suo barbiere. Comincio a massaggiargli il viso con acqua calda, a passargli la schiuma, a far scorrere il rasoio. Lui ripassa con il suo dito le zone da me visitate con le lame, sorride, si rasserena, è pronto come ogni mattina, anche se una mattina diversa dal solito.

 

Divento il suo professionista di riferimento, mai più come barbiere, ma come Infermiere.

 

Persone che entrano quotidianamente nelle nostre vite, ci segnano, ci insegnano valori, volendo o non volendo. E noi entriamo nelle loro vite, volendo o non volendo; segniamo il loro cammino, volendo.

 

Francesco Petrosino, Infermiere.

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