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tesi di laurea

Approccio proattivo al paziente, parte integrante dell'assistenza

di Redazione

Ecco la tesi di laurea della ne-collega Marialuisa Curcuruto, appena laureatasi presso l'Università degli Studi di Genova con un voto di 105/110. Lei stessa ci racconta del suo studio e dell'avvento anche in Italia di questo modello assistenziale.

Chronic Care Model: un approccio "proattivo"

La mia tesi tratta uno dei principali argomenti in ambito sanitario dell’ultimo decennio, ovvero le malattie croniche e la loro prevenzione e gestione. Uno dei modelli assistenziali più emblematici per la gestione dei pazienti cronici è il Chronic Care Model che punta ad un approccio “proattivo” basato sul fatto che i pazienti diventano parte integrante del processo assistenziale.

Da questo nasce il cambiamento di paradigma: da una sanità d’attesa ad una sanità di iniziativa, che si afferma con la costituzione delle casa della salute e con la rivisitazione dell’assistenza territoriale.

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Il poster realizzato dalla neo-Infermiera.

Dai principali dati epidemiologici si evince che le patologie croniche più diffuse sono le malattie cardiovascolari e respiratorie, i tumori e il diabete., le quali ogni anno mietono un gran numero di vittime: nel 2014 sono state responsabili del 68% dei decessi a livello mondiale (l’80% dei quali nei paesi poveri) nonché del 77% delle malattie totali e dell’86% delle morti premature in Europa.

Tra i principali fattori di rischio vi sono stili di vita errati legati all’alimentazione, alla scarsa attività fisica e al consumo di alcol e tabacco. Lo stile di vita è uno dei determinanti della salute, ed è a sua volta influenzato da altri fattori macro di natura sociale, culturale, economica ed ambientale.

L’indagine condotta si è posta l’obiettivo di analizzare gli stili di vita della popolazione genovese mediante uno studio su un campione di 400 utenti di età tra i 25 e i 65 anni del distretto 12 di ASL 3 Genovese, ai quali è stato somministrato un questionario suddiviso in 7 sezioni, per rilevare le informazioni fondamentali relative alla vita e alle abitudini quotidiane degli individui. Lo studio si è svolto nel periodo dal 4 maggio al 24 luglio negli orari di visita dei medici che hanno autorizzato l’indagine, per un totale di 350 ore.

L’elaborazione dei dati ottenuti ha portato ai seguenti risultati:

  • per quanto riguarda l’attività fisica, il 38% dei soggetti la svolge in maniera irregolare, e addirittura la metà del campione non ne pratica, mentre solo il 13% la fa regolarmente; ciononostante, tra le attività più svolte spiccano le passeggiate e la corsa, in quanto più immediate e con minor dispendio di risorse organizzative ed economiche; la frequenza non è regolare, perché gli individui che svolgono attività tutti i giorni sono solo l’8% e circa i 2/3 del totale solo alcuni giorni. Il tempo quotidiano dedicato a camminare continuativamente è relativamente in linea con le indicazioni OMS di 30-60 minuti al giorno, sebbene un terzo dei soggetti cammini meno di 30 minuti. Dai dati emerge che la poca attività fisica può dipendere anche da una percezione incompleta dei benefici che essa apporta alla salute;
  • relativamente all’alimentazione, la tendenza principale è il consumo di tre pasti al giorno (colazione, pranzo e cena). I soggetti che correttamente ne consumano cinque, mantenendo il metabolismo a livelli ottimali, sono solo il 14%. Dall’analisi del grafico dei gruppi alimentari si rileva che vengono seguiti i dettami della dieta mediterranea, anche se si consumano mediamente soltanto 1 o 2 porzioni di frutta e verdura contro le 5/6 indicate dall’OMS. Inoltre, 174 soggetti hanno un consumo di pesce scarso o nullo, a fronte di quello previsto dall’INRAN di 2/3 porzioni settimanali. Il consumo di dolci rispecchia la nuova piramide alimentare, in quanto la maggior parte dei soggetti li mangia massimo due volte alla settimana, anche se 52 individui ne abusano e complessivamente si preferiscono i dolci industriali C’è solo una relativa attenzione all’uso corretto del sale, in quanto il 30% dei soggetti non se ne cura;
  • in merito alle bevande, il consumo di acqua non rispecchia le necessità quotidiane dell’organismo in quanto più della metà dei soggetti ne beve una quantità compresa tra mezzo litro e un litro. Il consumo di bevande zuccherate è elevato: circa un quarto dei soggetti ne beve quotidianamente 2 litri o più al giorno: se ne deduce che non vengono considerati gli zuccheri assunti e che vi sia un’errata tendenza a sostituire la quantità di acqua giornaliera con queste bevande. Il consumo di alcool mostra valori preoccupanti, soprattutto fuori pasto: circa il 15% del campione consuma da 3 a 5 bottiglie di birra, mentre il 34% si attesta tra il mezzo litro e i 2 litri e oltre di vino, configurando una situazione di abuso;
  • significativa è la percentuale di soggetti che ha dichiarato di fumare: il 70% lo fa o lo ha fatto in passato, e il 43% tutt’oggi. I tentativi di smettere sono recenti, infatti nessuno sta tentando di smettere da più di tre anni; questo sottolinea che, pur nella consapevolezza che il consumo di tabacco sia un’abitudine nociva, esso rimane ancora radicato;
  • Indagando sullo stato di salute, è emerso che il numero di affetti da patologie croniche o di lunga durata supera la metà del totale; prevalgono ipertensione arteriosa e diabete; minore la presenza di tumori e disturbi a carico dell’apparato respiratorio.

La promozione e l’educazione ad adottare stili di vita sani ha un ruolo fondamentale nella prevenzione e gestione delle patologie cronico-degenerative e quindi nel mantenimento dello stato di salute. A tal proposito, introdurre modifiche permanenti negli stili di vita della popolazione è l’obiettivo che si pone la sanità e in particolare l’infermiere care-manager che attraverso l’informazione e l’educazione rende più consapevoli i cittadini favorendo l’aderenza, la sostenibilità e quindi il consolidamento di scelte salutari con finalità preventiva e in alcuni casi riabilitativa e curativa.

La mia presenza attiva durante la somministrazione dei questionari presso gli studi medici, mi ha permesso di osservare le impressioni e i dubbi dei soggetti e ciò mi ha portato all’elaborazione di un poster informativo, dove sono state illustrate le indicazioni salienti sui corretti stili da adottare, con la speranza che puntare su uno stile comunicativo più immediato e semplice sia la strategia giusta per continuare ad avvicinare la popolazione alle più salutari abitudini di vita quotidiana.

Scaricate il suo studio: Il ruolo dell'infermiere nel Chronic Care Model.

Marialuisa Curcuruto 

Neo-Infermiera di origini siciliane, ma laureatasi nei giorni scorsi presso l'Università degli Studi di Genova con una tesi su “IL RUOLO DELL’INFERMIERE NEL CHRONIC CARE MODEL: LA PROATTIVITÀ PER PREVENIRE LE MALATTIE CRONICHE”, relata dalla Prof.ssa Tiziana Leale.

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