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Chi è l’Infermiere della Cooperativa

di Marco di Stefano

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ROMA. L’Infermiere che accetta di lavorare in una Cooperativa è considerato legalmente un libero Professionista, costretto a causa della disoccupazione ad aprire una Partita Iva, oppure a lavorare con quella della Cooperativa stessa. Ma la Libera Professione, l’aprire la Partita Iva, dovrebbe essere una scelta e non una costrizione dettata dalle necessità.

 

Una Libera Professione, già dal termine stesso ”Libera” fa capire che viene esercitata con la facoltà del lavoratore di decidere orari e giorni nei quali vuole lavorare. Per gli Infermieri “Liberi Professionisti” non è così. Sono sempre soggetti a turnazione nei reparti e ad orari ben definiti. Questo fa capire che tale sistema lavorativo non può essere applicato alla figura Infermieristica impiegata nei reparti ospedalieri.

 

In  altre parole la Cooperativa non è altro che un ufficio che trova lavoro, gestendo questi Liberi Professionisti presso strutture sanitarie, con le quali ha precedentemente stretto accordi per fornirgli personale Infermieristico.

 

Naturalmente va detto per chiarezza, che non è possibile lavorare come Libero Professionista direttamente con la struttura sanitaria saltando l’affiliazione alla Cooperativa. L’infermiere deve sempre essere associato ad una di queste.

Il costo per la prestazione Infermieristica dovuto dalla Struttura Sanitaria, viene pagato direttamente alla Cooperativa la quale provvederà ad erogare il dovuto al Libero Professionista. Naturalmente parliamo di pochissimi soldi che arrivano all’utente finale.

 

Come funziona questo sistema?

Quando una struttura sanitaria pubblica e/o privata ha bisogno di Infermieri, causa la cronica carenza di personale, per coprire i turni nei propri reparti, chiamano la Cooperativa X alla quale chiedono un tot. di Infermieri e questa provvede ad inviarglieli.

 

Ma cosa succede veramente?

Se la Cooperativa stipulasse dei contratti di lavoro basati su quello Sanitario Nazionale, offrendo al lavoratore, indennità, ferie, malattia, infortuni, ed uno stipendio adeguato alla sua qualifica non ci sarebbe nulla da eccepire. Naturalmente i costi del lavoro aumenterebbero a dismisura e i guadagni della Cooperativa sul lavoratore verrebbero azzerati tanto da rendere inutile la propria esistenza. Quindi il problema è nel concetto, oramai ramificato, di sfruttamento di questa professione, ed è fondamentale comprendere  che l'infermiere di Cooperativa, ripeto considerato a tutti gli effetti un Libero Professionista, viene sottopagato. Al netto, tolte le tasse, l'iscrizione all'Inps per la pensione ecc, lavora per circa 5 euro l'ora, assumendosi di persona tutti i rischi che l’attività che svolge può causargli.

 

Gli Infermieri di Cooperativa lavorano, se chiamati, anche 12, 17,24 ore al giorno. Per un totale mensile di circa 250 ore al mese, cioè 100 ore in più di un Infermiere strutturato e per un guadagno mensile di 1200 euro lordi al mese. Circa 600 euro in meno al pari di un infermiere strutturato.

 

Spesso le Cooperative, diciamo, per “simpatia o antipatia”, decidono di chiamare o non chiamare l’infermiere, per cui quando parliamo di stipendi lordi di 1.200.00 euro stiamo descrivendo i guadagni degli Infermieri “fortunati” o più bravi, più qualificati oppure più raccomandati. Nella realtà la maggior parte di questi “liberi professionisti” o non lavora mai, anche se iscritti alla Cooperativa, oppure lavora per guadagni che sono sotto la soglia di povertà. Spesso non riescono neanche a pagare tasse e contributi, assicurazioni, perché  farlo significherebbe piombare nell’indigenza.

 

Esiste una sorta di “Caporalato” nelle Cooperative, non si accettano rifiuti, altrimenti non si viene più chiamati. La disponibilità lavorativa deve essere illimitata, anche se con un minimo preavviso di mezzora, bisogna essere sul posto di lavoro.

Ritengo a fronte di questo che “schiavismo” sia la parola giusta.

 

Gli Infermieri delle Cooperative, oggi a Roma, arrivano a coprire il 40% - 60% del personale di una struttura Sanitaria, la media è uno strutturato (Infermiere con contratto a tempo indeterminato che lavora direttamente per l’ospedale) per tre Infermieri di cooperativa.

 

Abbiamo quindi il lavoratore di serie A e i lavoratori di serie B-C-D.

 

Naturalmente esiste anche un altro grande problema, che conosce solamente chi lavora nel settore e che riguarda l’infermiere di cooperativa, che spessissimo è un neolaureato con pochissima esperienza, il quale viene quotidianamente inviato in un reparto differente, là dove richiesto e secondo le esigenze. Oggi in Chirurgia, domani in Ortopedia, dopodomani in Medicina Generale. È normale che ogni reparto abbia un suo modo di lavorare, un’organizzazione diversa per ogni terapia da somministrare, spesso farmaci dissimili, una burocrazia da conoscere. Pazienti sempre nuovi con patologie differenti da assistere. Questo iter spesso crea i famosi errori di somministrazione dei farmaci durante le terapie fino a giungere alla cattiva gestione del paziente.

 

Non solo, i “fortunati”, che lavorano per 12 e più ore consecutive ogni giorno, non godono certo della freschezza e dell’attenzione verso il lavoro che stanno eseguendo, simile a quella di un Infermiere strutturato che lavora solo le ore concesse dal suo contratto (circa 156 ore mensili) escludendo gli straordinari.

 

La professione Infermieristica è di grande responsabilità, si possono commettere errori tragici se non si lavora con l’attenzione dovuta. Spesso gli infermieri di Cooperativa lavorano molte più ore di un loro collega strutturato, vuoi perché costretti dalle cooperative stesse, vuoi perché essendo sottopagati debbono lavorare molte più ore per raggiungere alla fine del mese uno stipendio “dignitoso”. La stanchezza e la disattenzione spesso la fanno da padrone e sono anche essi  causa di errori durante l’attività lavorativa, ma non esistono controlli né delle ASL né tanto meno dei reparti stessi.

 

Ma questa problematica non interessa a nessuno, né alle amministrazioni dei vari ospedali o cliniche né tanto meno alle ASL. Infatti in caso di errore su un paziente la responsabilità è individuale, cioè dell’infermiere che ha sbagliato e non dell’Ospedale dove è accaduto il fatto, ma più di ogni altra cosa perché il malcapitato è ritenuto per legge, un Libero Professionista e non un lavoratore assunto dall’Azienda Ospedaliera. Anche la Cooperativa non ne è responsabile direttamente. Quindi dopo il rimpallo delle responsabilità le conseguenze alla fine sono solo di chi ha mancato e mai di un sistema scorretto che lo ha portato a sbagliare.

 

È chiaro il perché di tutto questo, una struttura sanitaria preferisce non assumere, anzi licenzia, perché in questo modo paga meno della metà un lavoratore, riuscendo comunque a portare avanti il servizio.

 

Ad oggi il Sistema delle Cooperative nel Lazio può essere definito il Far West, senza leggi chiare, ma soprattutto senza nessuno che le applichi.

 

Io lo chiamerei il "SISTEMA ALLA CINESE" massima produzione al minimo costo.

 

Commenti (1)

barby27

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3 commenti

Contribuzione come libero professionista

#1

Aggiungo solo una precisazione...che per poter lavorare con le cooperative senza contratto (a tempo determinato) ma associandosi con la loro p.iva o aprendone una per conto proprio, bisogna iscriversi ad enpapi e versare lì i contributi, e non all'inps.