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lettere al direttore

Caro Fabrizio Cicchitto... ma ci faccia il piacere!

di Redazione

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Carissimo on. Cicchitto,

sono un'infermiera ITALIANA, laureatami a ottobre 2013 e, ahimè, ancora in cerca di lavoro.
Ho ascoltato con molto interesse il suo intervento nella trasmissione di Massimo Giletti, l'Arena, andata in onda in data 26/01/2014 alle ore 14.30 circa, mentre stavo tranquillamente pranzando. E le confesso che il pranzo mi è andato praticamente di traverso.


Nella suddetta trasmissione lei ha affermato che in Italia nessuno vuole fare l'infermiere e che gli unici infermieri a essere disoccupati sono romeni, albanesi o extracomunitari. Ho sentito bene? Credo di si, perché come me molti altri infermieri disoccupati italiani l'hanno sentito. Tanto da fondare una pagina facebook: "Fabrizio Cicchitto, siamo noi gli infermieri disoccupati italiani!".
Sig. Cicchitto, mi sa tanto che ha fatto un pò di confusione. Le ricapitolo in poche battute la nostra situazione: siamo circa 50.000 (si, legge bene, CINQUANTAMILA!) infermieri ITALIANI (non stranieri), disoccupati, precari o addirittura inoccupati dal giorno della laurea, come la sottoscritta. Non serve molto per capire quanto la situazione sia all'estremo: all'ultimo concorso tenutosi a milano si sono presentati in 7.500 per espletare la prova al Forum di Assago. E i posti a concorso sono solo 11. Per il concorso di Matera sono arrivate circa 15.000 domande per 37 posti e ad espletare la prova saremo quasi 10.000.
Questi sono solo alcuni esempi. Ci sono molti concorsi, però, che non vengono espletati per le troppe domande ricevute, poichè non c'è un luogo adatto a contenere tutti i candidati. Ci sono avvisi pubblici che compaiono e poi scompaiono come per magia (veda il caso Crob in Calabria).
Non meno disperata è la situazione dei colleghi che hanno la fortuna di lavorare. Turni massacranti, doppi turni, straordinari e malori per eccessiva stanchezza. Tutto ciò per coprire le carenze di personale a scapito dei poveri pazienti, fornendo loro un'assistenza di basso livello. Non per incapacità dei colleghi, sia chiaro; ma perché il personale negli ospedali scarseggia. E se non mi crede, sarò lieta di accompagnarla personalmente a farsi un giro negli ospedali, magari con la Lorenzin.
Molti colleghi scelgono di emigrare nei vicini paesi della Germania, dell'Austria o dell'Inghilterra. E ad emigrare sono sempre i migliori. Non le nego che ci sto pensando anch'io. Quindi? E' ancora convinto della sua affermazione, caro onorevole? Perché dobbiamo essere costretti ad emigrare per avere un futuro e per dare un futuro ai nostri figli? Io sono nata qui, in Puglia, adoro la mia terra, qui voglio restare e qui voglio che nascano e crescano i miei figli. Ma se non ci sono alternative, purtroppo andrò via anch'io. E quando vi accorgerete che continuate a perdere i migliori cervelli italiani forse sarà già troppo tardi. Svegliatevi!!!

 

Cordialmente,

Annalisa Valente
un'infermiera indignata
Molfetta - Puglia

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