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Cara Repubblica, ci sono 40.000 Infermieri che cercano lavoro stabile, non ci racconti eresie

di Redazione

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Egr. Direttore,

 

Le scrivo perché vorrei pubblicamente dissentire da quanto enunciato dall'articolo su Repubblica.it del Sig. Pagni in merito alla situazione odierna degli infermieri italiani. Basta fare un giro su Facebook: gruppi di migliaia di infermieri dove la gran parte dei membri sono in cerca di occupazione; precari o alla continua lotta con enti più o meno truffaldini, quante agenzie (dirette da personale con scarsa competenza in ambito assistenziale) richiedono "formalmente" infermieri ma, a conti fatti, al momento del colloquio ti dicono: "No ma, ascolta, noi cerchiamo OSS e badanti; saresti disponibile a fare l'OSS?".

 

Su quest'ultimo fatto tantissimi ci "marciano" sopra, non metto in dubbio l'utilità dell'operato dell'OSS; ma il costo da sostenere "tramutando" l'infermiere in personale Socio Sanitario, è sicuramente minore.

I concorsi? Per pochissimi posti scatta la corsa, ci si ritrova a sostenerli in una miriade di persone proveniente da tutt'Italia; quanti concorsi sono, invece nel limbo più totale? (dopo aver sostenuto, ovviamente, le tasse concorsuali); quanti, invece, sono (più o meno) già raccomandati? 

I tempi di scorrimento delle graduatorie, per chi ha la fortuna di esservi, sono pressoché biblici; sperare in un posto "fisso" al giorno d'oggi, non saprei definirlo se un miracolo o una vana speranza.

Abbiamo in mano una Laurea in Scienze Infermieristiche, siamo professionisti dell'assistenza con tutti gli obblighi e doveri che ciò comporta; col nostro operato rispondiamo di responsabilità civile e penale e vediamo annunci di lavoro dove si ricerca personale OSS o badanti che "però" devono essere in grado di eseguire medicazioni più o meno complesse, la gestione di piaghe da decubito o il cambio di un catetere vescicale.

Questo lo vedo come un "abuso di attività professionale" in piena regola.

Si veda la recente delibera: 

"n. 220 del 24 febbraio 2014, avente ad oggetto “Indicazioni sui percorsi relativi alle pratiche assistenziali eseguite da personale laico su pazienti con malattie croniche, rare o con necessità assistenziali complesse” la Giunta regionale in virtù dell'autonomia organizzativo-gestionale dei servizi sanitari demandata alle Regioni, ha stabilito che con la frequenza di un brevissimo corso di formazione, familiari e assistenti di pazienti cronici che necessitino, a domicilio, di prestazioni assistenziali complesse, possano essere legittimati all’erogazione di tali prestazioni derogando, in sostanza, all’ordinamento vigente; 

dalla lettura della suddetta delibera emerge, a chiare lettere, come la Regione per una questione di risparmio di costi preferisce trovare soluzioni alternative alla gestione professionalizzata, soluzioni che dovrebbero garantire le prestazioni assistenziali complesse ai pazienti domiciliari, utilizzando i familiari della persona bisognosa di cure, appositamente formati con corsi di circa 24 ore di formazione, ma di fatto addossando responsabilità e costi alle famiglie e abbassando, contestualmente, la qualità del servizio di cura domiciliare sui pazienti con malattie croniche o rare bisognosi di assistenza complessa"

 

In sostanza si prevede una formazione di 24 ore al personale laico (badanti o familiari) per imparare le pratiche assistenziali inerenti l’ossigenoterpia, la broncotracheoaspirazione, la gestione dei cateteri venosi centrali e degli accessi vascolari e la terapia anticoagulante, gestione del sondino naso gastrico e della gastrostomia e colostomia, pratiche inerenti il cateterismo vescicale e l’urostomia e la dialisi peritoneale, l’effettuazione di medicazioni delle lesioni cutanee e la somministrazione di farmaci (terapia endovenosa, intramuscolare, sottocutanea, intradermica, orale).

 

Allora perché ho dovuto conseguire un titolo di studio per essere "sorpassata" da queste figure senza la qualifica adatta? Perché avrei dovuto sostenere gli esami universitari e conseguire l'abilitazione con tutte le ore di tirocinio nel triennio? Perché devo avere la conoscenza ed eventuali danni che potrei provocare eseguendo una delle manovre invasive sovracitate, in maniera scorretta? Perché devo avere "paura" che una delibera del genere possa esser approvata in tutta Italia con il pensiero di aver buttato via soldi, fatica, tempo?

In attivo, al collegio IPASVI, in Italia ci sono all'incirca 400 mila infermieri; quanti di questi sono in cerca di occupazione? Venga pure a fare un giro sui gruppi di Facebook; ne troverà a migliaia.

Tutti pronti a VOLER fare il loro lavoro, ma la sanità non ci dà questa opportunità: i Concorsi sono bloccati (o magicamente spariscono), il turnover è bloccato, gli Atenei sfornano ogni anno accademico una miriade di infermieri.

La domanda di lavoro non è assolutamente paragonabile a quella che viene realmente offerta, e così, spesso, si legge di personale che deve raddoppiare i turni per coprirli e assicurare l'assistenza all'utenza, ed è proprio l'utenza stessa a risentire di tutto ciò percependo il tutto come un disservizio.

Quanti ragazzi se ne vanno all'estero perché qua siamo ancora bloccati? 

A volte mi chiedo perché restare; non ne vale la pena: lavoro non se ne trova e quello che c'è bisogna tenerselo con le unghie e con i denti cercando di migliorarlo.

L'Italia "non è un paese per vecchi", oserei quasi dire che non è nemmeno più un paese per giovani: quelli lungimiranti se ne vanno. E, credo, facciano bene.

 

Elena Magarò, Infermiera

 

 

N.B. Ma un servizio REALE sulle condizione infermieristiche? Sono la prima a meravigliarmi quando nelle rare interviste ai concorsi sono i giornalisti stessi a rimanere basiti dell'affluenza. Sembra quasi che "caschino dalle nuvole”.

 

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