NAPOLI. A sentire le dichiarazioni, le cifre snocciolate, compreso i mille posti di lavoro per ora solamente annunciati, siamo messi bene. Anzi, molto bene. Il Governatore assume, il Governatore migliora i conti, e migliora anche le prestazioni sanitarie. Spiderman non potrebbe fare meglio. Nessuna offesa, ma l’ironia viene spontanea. Si perché sembra quasi di vivere su due pianeti diversi.
Eppure siamo tutti qua: in Campania. La regione ultima per Lea. Dove negli ultimi sette anni si sono persi oltre diecimila posti di lavoro solo nella sanità. Dove infermieri giovani e precari aspettano da anni un lavoro sul quale poter contare. Dove si può morire perché non trovi posto in ospedale. Dove un direttore generale per coprire carenze di organici chiede agli infermieri di fare gli Oss, con tutto il rispetto per gli operatori socio sanitari. E dove chi lavora in corsia deve temere aggressioni e violenze.
Volendo, il cahier de doleance potrebbe prendere alcune pagine. Ma il lamento, a noi infermieri, non ci appartiene. Siamo abituati a dare risposte. Semplicemente vogliamo che anche le istituzioni rispondano ai cittadini. Dicano le cose come stanno, senza indorare la pillola e senza strumentalizzazioni. Con una nota inviata alle agenzie di stampa, ad esempio, abbiamo chiesto al Governatore di sapere quanti infermieri saranno assunti? A partire da quando? Entro quando? Quanti precari infermieri saranno stabilizzati con i mille posti annunciati? E quante infermiere pediatriche? Con risposte precise, si eviterà di pensare che quell’annuncio avesse solo un fine elettorale. “A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, usava dire Giulio Andreotti, uno che di politica ne capiva.
Solo qualche giorno fa, per altro, abbiamo appreso della sospensione delle prestazioni da parte delle strutture private. Sono anni che succede. Ogni autunno è la stessa storia. Eppure, a sentire i vertici della Regione, i conti sono a posto. Anzi, abbiamo strappato anche qualcosa in più dal fondo nazionale per la sanità. E allora? Perché non paghiamo i privati, che pure erogano servizi ai cittadini e danno lavoro a tanti colleghi? Quest’anno la crisi è giunta anche prima. E chi resta fregato sono i cittadini e chi vi lavora. Gli ammalati, perché stanno già pagando di tasca propria. E i lavoratori, cioè infermieri e operatori della sanità privata, perché perderanno il posto di lavoro.
Ma a Santa Lucia i numeri si leggono a rovescio. O li dimenticano. Hanno dimenticato presto, ad esempio, anche l’emergenza sanità di quest’estate. Eppure è passato solo qualche mese. Per quell’emergenza qualcuno, purtroppo, è anche morto: in Campania manca ancora un’efficace rete delle emergenze. Noi ce la ricordiamo la crisi di agosto. Ricordiamo le oltre trecento richieste al giorno di pronto soccorso al Cardarelli, affrontate dagli infermieri senza un lamento. Sopportando turni spaventosi e carichi di lavoro da soma. Lo abbiamo detto anche al Governatore in una nota spedita ai primi di settembre: l’emergenza si risolve con più posti di lavoro ai giovani infermieri, stabilizzando i precari, evitando che chi un posto già ce l’ha finisca col morire di troppo lavoro. Dal Governatore non abbiamo avuto ancora riscontro. Se non l’annuncio di 1000 posti di lavoro a partire dal 2015. Se fosse quella la risposta al nostro invito ad assumere, allora diciamo che il giudizio resta sospeso.
Aspettiamo che alle parole seguano i fatti, soprattutto alla vigilia di una nuova campagna elettorale. Noi continueremo a chiedere al Governatore maggiore qualità dei servizi, più occupazione per giovani infermieri e infermiere pediatriche, certezze sulla stabilizzazione dei precari. E’ una battaglia di civiltà che ci siamo assunti e che porteremo avanti fino alla vittoria, insieme con tutti i colleghi che ci hanno fin qui sostenuti e tutti quelli che da domani vorranno farlo.
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