"Grazie Dottore, buonasera bambina". Certo, non si può non avere un minuto di narcisismo puro: non capita tutti i giorni che qualcuno non veda i tuoi anni e i segni di piccole rughe che pian piano affiorano sul tuo viso, eppure quelle parole quasi lasciano un gusto amaro in bocca. "Bambina" io? E perché non buonasera infermiera o grazie infermiera?.
Certo a non voler pensar male vien da dire che volesse esser un semplice apprezzamento, frutto di un gesto di gentilezza. Ma avete mai sentito chiamare una Dottoressa, commercialista, avvocato, professoressa con il termine "bambina"? Io no.
La divisa è un mezzo comunicativo (comunicazione non verbale) che ci dice a prima vista qual’è il ruolo del professionista e quali qualità, atteggiamenti possiamo aspettarci (Livinstone, 1995). Proprio per il fatto che è un mezzo di comunicazione è anche un metodo relazionale. Essa detta l’insieme delle norme e dei valori che supportano queste relazioni e influenza la comunicazione tra i due soggetti . Da un'analisi della letteratura sembra che la divisa ideale sia quella che garantisca la comunicazione e ne supporti però la figura professionale (Lehna et al., 1999; Campbell et al., 2000).
Mi viene da pensare che il problema possa quindi essere rappresentata dall'importanza della divisa? Magari non intimorisce come un camice bianco? Forse i diversi colori delle nostre divise sono troppo "neutre e rilassanti" per poter esigere rispetto?
Vi è mai capitato che qualcuno accomunasse la vostra divisia a vecchi film? Una volta intenta a spiegare l'importanza della nostra professione, persa nei meandri filosofici, una persona mi ha interrotta chiedendomi "ma avete ancora le divise con quelle belle gonnelline?". Basta banalmente scrivere "divisa infermiera" su un qualsiasi motore di ricerca e ritrovarsi in immagini e commenti che con l'infermiere c'entrano ben poco.
E come non citare tutte quelle notizie di cronaca nei quali il termine “infermiere” è usato a sproposito, accomunando alla nostra professione chiunque porti una divisa diversa dal camice bianco (addirittura sembra che la nostra divisa sia uguale a quella degli inservienti).
Ebbene sfatiamo questi miti. Cari cittadini le nostre divise non hanno nulla a che fare con le divise di certi film, o con i costumi usati in certe feste, anzi direi che hanno poco di sexy! Le nostre divise azzurre, bianche, verdi che siano hanno intriso il valore della nostra professione, dei giorni interi passati sui banchi universitari, delle notti passate sui libri, dei momenti vissuti accanto a tutte quelle persone che hanno avuto bisogno di assistenza, a tutte quelle persone che abbiamo accompagnato ad una morte serena.
Le nostre divise sono intrise dei nostri io, i nostri sentimenti, le nostre emozioni, le nostre esperienze, il nostro sapere, sapere essere, saper fare.
L’epoca degli operatori vestiti tutti con divise dello stesso colore è tramontata. Camici e casacche di diverso colore devono consentire al cittadino di capire, fin dal primo sguardo, chi è l’interlocutore che ha di fronte, cosa gli può chiedere e che tipo di aiuto può riceverne. È estremamente importante che il paziente sia in grado di identificare e individuare l’infermiere al fine di garantire un'assistenza competente.
Infermiere ricordati di presentare la tua divisa, cittadino ricordati di riconoscere Il vero infermiere.
Per quanto sembrino cose di secondaria importanza, la missione degli abiti non è soltanto quella di tenerci caldo. Essi cambiano l'aspetto del mondo ai nostri occhi e cambiano noi agli occhi del mondo." Virginia Woolf, Orlando, 1928
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