Condannate ad un anno di carcere, pena sospesa e non menzione, tutte e sette le infermiere finite sotto processo con l'accusa di omicidio colposo per la morte di Rachel Odiase, bimba nigeriana di 13 mesi morta a causa di un grave stato di disidratazione all'ospedale Uboldo di Cernusco sul Naviglio, alle porte di Milano.
Il padre: "giustizia è fatta, ma nessuno ci ridarà la nostra piccola"
Questa la decisione del giudice della quinta sezione del Tribunale di Milano, Olindo Canali, che ha condannato le infermiere e l'ospedale, in qualità di responsabile civile, a risarcire i danni ai genitori della bambina in sede civile.
Come riportato dalla testata milanese del quotidiano La Repubblica, la vicenda risale al 3 marzo 2010. Era da poco passata la mezzanotte, quando la piccola, con una gastroenterite acuta, venne trasportata in ambulanza al pronto soccorso dell'ospedale di Cernusco. Con lei c'era la madre Linda, poi raggiunta dal padre, Tommy, operaio allora disoccupato da poche settimane e con la tessera sanitaria della figlia scaduta.
Il personale medico, dopo una prima visita, avrebbe negato il ricovero della piccola in pediatria, sottovalutandone le condizioni. Circa un'ora dopo, visti i peggioramenti di Rachel, il padre chiese una nuova visita, ma non ottenne alcun risultato; a suo dire, anche per via del problema burocratico legato alla tessera sanitaria non rinnovata. Alla fine, poco dopo le due, grazie all'intervento dei carabinieri, la bambina venne ricoverata.
Durante tutta la notte la bambina sarebbe stata praticamente 'abbandonata', come aveva raccontato la madre. Solo alle 8 del mattino del 4 marzo un infermiere eseguì un prelievo del sangue. Per la mancanza di cure adeguate, come poi stabilì la Procura - dopo aver escluso che l'irregolarità della tessera sanitaria sia stata una concausa della morte - per la bimba non ci fu più nulla da fare: all'alba del 5 marzo, morì. Secondo l'accusa, anche le infermiere che ebbero a che fare con la piccina, non le avrebbero offerto le cure adeguate.
La sentenza nei confronti delle sette infermiere è avvenuta a più di sei anni di distanza dalla tragedia; la loro posizione è stata vagliata dalla Procura in seguito alla trasmissione dei verbali delle loro deposizioni in aula da parte del Tribunale, terminato il processo di primo grado nei confronti dell'unico medico che aveva scelto il rito ordinario. Proprio questi verbali hanno portato all'apertura di un'indagine bis, approdata poi al giudizio di primo grado.
Per la vicenda erano già stati condannati in via definitiva due medici.
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